COLOSSEO
L'anfiteatro Flavio fu chiamato con questo nome nel Medioevo a causa delle sue dimensioni colossali. Secondo altri, ma con minore probabilità, l'edificio attirò a sé il nome del vicino colosso bronzeo di Nerone, il quale scomparve durante le invasioni barbariche.
Il monumento fu eretto nel luogo dove, al tempo di Nerone, un laghetto raccoglieva le acque delle colline circostanti; lo iniziò Vespasiano verso il 75 d. C. e lo inaugurò Tito nell'80. Domiziano aggiunse l'ultimo ordine di gradinate e impiantò vasti magazzini al disotto dell'arena, la quale, al tempo di Tito, doveva essere costituita da un piano uniforme poiché egli vi dette anche delle battaglie navali. L'arena misura m. 76 × 46 e la cavea è profonda m. 36; tutto l'edificio raggiunge l'altezza di m. 57, ripartita in quattro ordini architettonici, tre costituiti da archi a giorno e il quarto da un attico con piccole finestre rettangolari. Su alcune mensole sporgenti al disotto della cornice poggiavano i travi, che sorreggevano l'ampio velario, destinato a riparare gli spettatori dal sole.
Nella costruzione del monumento furono adoperati varî materiali: il travertino nei piloni degli archi e nella facciata esterna; il tufo nella vasta ingabbiatura che sosteneva le arcate interne; il mattone nelle volte dei meniani e delle gradinate. I primi gradini erano divisi dall'arena per mezzo di un alto muro, che doveva riparare gli spettatori dagli assalti delle belve. I calcoli più ragionevoli dànno all'edificio una capacità massima di 45.000 spettatori. Un sistema di organizzazione perfetto, le numerose scale e gli ampî corridoi, permettevano il rapido afflusso e deflusso del pubblico.
Gli spettacoli che abitualmente si davano nell'anfiteatro erano i ludî gladiatorii e le venationes. Tra i ludi più sontuosi dati nel Colosseo vanno ricordati: quello inaugurale sotto Tito, durato più giorni di seguito, nel quale in un solo giorno furono uccise 5000 bestie; i ludi celebrati nel 249 dall'imperatore Filippo per festeggiare il primo millenario della fondazione di Roma; altri grandi spettacoli si ebbero sotto Probo e sotto i Gordiani. Le belve destinate alle cacce e alle giostre venivano chiuse entro piccole celle nei corridoi sottostanti all'arena, donde, per mezzo di piani inclinati e di montacarichi, venivano portate fuori nell'arena. Un ampio corridoio, situato ad uno degli estremi dell'asse maggiore in relazione con la porta libitinaria, serviva per portare via i cadaveri degli uomini e degli animali uccisi. Agli estremi dell'asse minore erano due palchi speciali, riservati uno alla famiglia imperiale e l'altro alle vestali, ai grandi magistrati e ai sacerdoti maggiori. L'imperatore aveva un ingresso particolare sotterraneo, in comunicazione col Palatino. Sulla disposizione delle gradinate interne e specialmente di quelle del quarto ordine, i pareri degli studiosi sono discordi: alcuni fanno terminare il monumento con un porticato di colonne di cipollino e granito, ponendovi nell'interno il maenianum summum in ligneis ricordato dal Cronografo dell'anno 354; altri abbassano il portico di alquanto, imimaginando al disopra una terrazza scoperta per i poveri che assistevano agli spettacoli in piedi. Tutta questa parte alta mostra aver subito un forte restauro, forse dopo il 217, quando il Colosseo fu danneggiato da un incendio. Con il prevalere del cristianesimo gli spettacoli perdettero d'importanza, finché i ludi gladiatorii, per decreto di Onorio, scomparvero nel 404, mentre le venationes non cessarono del tutto che verso la metà del sec. VI.
Due violenti terremoti iniziarono la rovina del Colosseo: un primo nel 442, che mstrinse gl'imperatori Teodosio II e Valentiniano III a copiosi restauri, e un secondo verso il 508. Ma la rovina maggiore avvenne nel famoso terremoto di Leone IV (851), allorquando caddero due interi ordini di arcate nella parte che guarda il Celio; da allora i massi caduti servirono per le nuove costruzioni romane, finché nel sec. XIV troviamo atti ufficiali che certificano lo spoglio sistematico delle rovine, durato ininterrotto fino al secolo XVII. Si fecero belli delle spoglie del colosso il palazzo di Venezia, il palazzo Barberini, il palazzo Farnese, il pontc Flaminio, il porto di Ripetta e parte dei Palazzi Capitolini. Nello stesso tempo, alcune congregazioni religiose, come la Compagnia del Salvatore, la Compagnia della Passione, e la Compagnia della Jerusalem si stabilivano fra gli oscuri archi per celebrare nell'arena le loro cerimonie in memoria dei martiri cristiani ivi esposti alle belve, tra i quali il più insigne fu S. Ignazio Antiocheno.
Nel sec. XIX, ritornato l'amore per le antiche vestigia di Roma, il monumento fu oggetto di particolari restauri da parte dei papi: Pio VII, Leone XII, Gregorio XIV, e da ultimo Pio IX, i quali con poderosi muri di rinforzo arginarono i blocchi pericolanti, e ridettero la completa stabilità alle arcate del monumento. Nel Medioevo numerose leggende si diffusero intorno al Colosseo; famoso è il detto popolare, conservatoci dal venerabile Beda: quam diu stabit Coliseus stabit et Roma; quando cadet Coliseus cadet et Roma; quando cadet Roma cadet et mundus. (V. tavv. CLXXV e CLXXVI).
Bibl.: R. Lanciani, Ruins and Excavations of ancient Rome, Boston e New York 1897, p. 367 segg.; H. Delehaye, in Analecta bollandiana, XVI, Bruxelles 1897, pp. 209-252; H. Jordan-Ch. Hülsen, Topogr. d. Stadt Rom., I, iii, Berlino 1907, p. 282 segg.; P. Colagrossi, L'anfiteatro Flavio, Firenze-Roma 1913; G. Cozzo, Ingegneria Romana, Roma 1928, p. 195 segg.; S. B. Platner-Th. Ashby, Topogr. Dict. of Ancient Rom, Oxford 1929, p. 6 segg.