commedia dell'arte
Il teatro dell'improvvisazione aperto a tutti
La commedia dell'arte è stata un genere teatrale nato in Italia alla metà del Cinquecento, e vivo fino alla fine del Settecento. Le sue caratteristiche, molto particolari, stupirono ed entusiasmarono il pubblico: gli attori, per esempio, non recitavano testi, ma 'improvvisavano' i dialoghi in scena; vi erano 'tipi fissi', cioè personaggi che tornavano da uno spettacolo all'altro (Arlecchino, il Capitano, Brighella, e altri ancora); alcuni dei personaggi portavano sul volto maschere di cuoio; sulla scena si intrecciavano dialetti e linguaggi differenti. Dal punto di vista degli attori, la commedia dell'arte è in primo luogo l'invenzione di un mestiere
Gli spettacoli della commedia dell'arte erano vivacissimi, caratterizzati da una frenetica comicità, pieni di musica e di danza, di fascino femminile e di erotismo. Ebbero un enorme successo in tutto il mondo. Precedentemente, fino a che gli attori non cominciarono a unirsi in 'compagnie dell'arte', gli spettacoli erano di tutt'altro tipo: acrobati, ciarlatani, narratori che si esibivano in fiere o mercati, o durante il Carnevale. Oppure si trattava di commedie o tragedie che dilettanti colti (cioè persone che non vivevano del mestiere di attore) mettevano in scena cercando di far rivivere il teatro greco e latino. A volte gli artisti erano giullari o buffoni, che vivevano nelle diverse corti e coincidevano con il loro personaggio non per la durata di uno spettacolo, ma per tutta la loro vita.
A metà del Cinquecento, persone di diversa provenienza sociale e con diverse specializzazioni cominciarono a riunirsi per dar vita a spettacoli più complessi, che non erano sostenuti da elargizioni, e potevano essere comprati non solo da un grande signore, ma anche da un pubblico meno ricco, mediante la vendita di biglietti di ingresso. Per la gente di teatro fu una grande rivoluzione, sia tecnica sia sociale. Garantì una vita dignitosa, e costrinse a inventare un modo nuovo di lavorare in scena.
Poiché il teatro dell'arte era in primo luogo un commercio, la necessità più importante era quella di creare rapidamente spettacoli sempre diversi, improvvisando. Per riuscirvi, però, ogni attore doveva raccogliere un insieme di battute, canzoni, brevi scenette comiche, monologhi, da usare in più occasioni: un lavoro più facile se ogni attore si specializzava in un personaggio solo. Questi tipi fissi erano costruiti in modo semplice: un costume, un dialetto, l'età e una condizione sociale precisa, a volte il mestiere. Non avevano la complessità dei personaggi inventati dagli scrittori, ma proprio per questo potevano riapparire in storie sempre diverse, cambiando leggermente carattere. Erano caratterizzazioni particolari che colpivano l'immaginazione del pubblico: costumi bizzarri (come quello di Arlecchino), lingue non consuete (come lo spagnolo del Capitano), o l'uso delle maschere, che li ricollegava a periodi, come il Carnevale, in cui ogni regola si capovolgeva. Alcuni di questi personaggi ritornano anche in commedie scritte, in particolare in quelle di Carlo Gozzi e Carlo Goldoni.
Uno spettacolo della commedia dell'arte era composto in genere da una o due coppie di giovani innamorati; uno o due servi (per esempio Arlecchino e Buffetto); una fantesca (per esempio Colombina); due vecchi (come Pantalone e il Dottore); il Capitano.
La commedia dell'arte è stata un fenomeno unico; benché molti uomini di teatro, nei secoli successivi, abbiano tentato di lavorare con maschere e improvvisazione, è stata irripetibile. Forse anche per questo è diventata uno dei grandi miti del teatro: un simbolo di fantasia e libertà, di vitalità e allegria, che si oppone ai modi normali di fare spettacolo, e che rinasce con particolare forza nei periodi di grande cambiamento del teatro, dal romanticismo tedesco dei primi decenni dell'Ottocento, alla nascita della regia nei primi decenni del Novecento.