console
Nome della più alta magistratura di Roma antica. Dopo la cacciata dei re (secondo la tradizione nel 509 a.C.) venivano eletti annualmente due c., in origine dai comizi centuriati e, a partire dall’età di Tiberio, dal Senato. Il consolato fu appannaggio quasi esclusivo dei patrizi fino a quando le leggi licinie-sestie (367 a.C.) non stabilirono che uno dei due c. dovesse essere plebeo. In età repubblicana i c. godevano di ampi poteri, limitati dai vincoli dell’annualità e della collegialità, anche se alcune funzioni furono col tempo delegate ad altre magistrature: in particolare, avevano il comando militare, competenze legislative, giudiziarie e finanziarie, e la facoltà di curare opere pubbliche e di contribuire a organizzare le operazioni del censimento; il c., inoltre, conferiva il nome all’anno (eponimia). In età imperiale ai c. fu sottratta la maggior parte delle responsabilità, anche se essi mantennero una competenza giurisdizionale: il potere consolare (imperium) passò di fatto all’imperatore.
Con il termine c. si indicano anche i magistrati delle città comunali italiane tra la fine dell’11° sec. e l’inizio del 13°, quando furono soppiantati dal governo del podestà. I c. erano designati o approvati dall’arengo in numero variabile e di solito restavano in carica per un anno. Dall’inizio del sec. 12° il termine c. cominciò a diffondersi anche nelle città francesi e tedesche.