cosmogonia
I miti sulla creazione del mondo
Cosmogonia è una parola greca che significa "nascita del mondo" con la quale si indicano i miti, i poemi e le dottrine sulla formazione dell'Universo. In tutte le concezioni mitiche e religiose dell'umanità il racconto delle origini dell'Universo è un momento essenziale, dalle civiltà primitive più arcaiche a quelle delle grandi religioni monoteistiche
Nelle civiltà antiche parlare del cosmo significava parlare degli dei e delle loro discendenze. Le teorie sulla formazione del mondo si presentano come racconti che narrano le avventure, gli amori e le nascite delle divinità, nonché le loro lotte per il potere.
Le leggende egizie sull'origine del mondo nate nella città di Eliopoli partono dalla visione di un grande mare che, nell'oscurità, inonda tutto: è il corpo del dio Nu, l'oceano, vasta distesa d'acqua priva di vita. Dalle sue profondità emerge poi una montagna sulla cui cima splende un sole rosso: nasce così Atum, il dio Sole, la cui energia è la forza vitale dell'Universo. Atum infatti racchiude in sé tutte le forze, buone e cattive, del mondo. Egli genera da solo con il suo seme una coppia di gemelli: Shu, divinità maschile, e Tefnut, divinità femminile. I due fratelli diventano amanti e generano un'altra coppia, la dea Nut (la volta del cielo) e il dio Geb (l'Egitto, nel senso della terra d'Egitto). Geb si distende sul suo regno, la terra, e Nut, il cielo, si inarca sopra di lui, spingendo Nu, l'oceano, a ritirarsi formando un grande lago che circonda tutto il mondo. Geb e Nut procreano poi Osiride, Seth, Iside e Nefti, dando origine attraverso le generazioni successive a tutta la popolazione del mondo.
Secondo un'altra cosmogonia, sorta invece nella città di Menfi, Ptah, il dio creatore, avrebbe dato origine al mondo per mezzo del cuore e delle parole: prima ha concepito nel suo cuore il desiderio di creare, poi ha pronunciato il nome delle cose, e il potere delle sue parole era talmente grande che ha fatto nascere ogni cosa nel mondo.
In un'altra area culturale del Vicino Oriente, la Mesopotamia, tra le migliaia di tavolette di argilla recuperate se ne sono trovate alcune che riportano il testo di un poema accadico-babilonese sulla creazione del mondo. Il poema è chiamato Enuma elish, dalle parole iniziali dell'opera che significano "Quando sopra": sopra è il cielo, sotto c'è la terra che però non ha ancora un nome. Il poema racconta che il dio Alalu viene spodestato da un altro dio, Anu, il quale a sua volta viene sconfitto da Kumarbi. Quest'ultimo taglia i genitali di Anu, e da essi nascono altre divinità. Combattendo contro di loro, Kumarbi ingoia alcuni dei, ma a un certo punto gli viene fatta inghiottire una grande pietra che alla fine egli riesce a espellere e che diventa oggetto di venerazione. Nella seconda generazione di dei emerge la coppia formata da Apsu e Tiamat; anche loro concepiscono figli i quali però, a causa dell'ostilità del padre che teme di essere da loro spodestato, rimangono nel grembo della madre causandole terribili sofferenze. Apsu verrà invece neutralizzato grazie all'astuzia di un altro giovane dio, figlio di Anu, che si chiama Ea. Nella terza generazione sarà proprio un figlio di Ea, di nome Marduk, che salirà sul trono, dopo un terribile conflitto con la dea Tiamat nel quale egli riesce a imporsi usando fulmini e folgori come arma vincente.
Dopo la vittoria, Marduk crea il mondo e l'uomo, e gli dei suoi compagni lo festeggiano nominandolo loro capo supremo.
Nella civiltà greca Esiodo (7° secolo a.C.) è il primo poeta che racconta l'origine del cosmo nell'opera in versi Teogonia: la storia qui narrata abbraccia tre generazioni di dei ‒ corrispondenti ai tre periodi della storia del mondo: l'età di Urano, di Crono e di Zeus ‒ e arriva fino agli dei dell'Olimpo.
Per Esiodo "in principio fu il Caos": il mondo ha infatti inizio con l'emergere spontaneo di quattro entità/divinità: Caos, Gea (la terra), Tartaro (l'al di là) ed Eros. Tra esse, la funzione di Eros è quella di costituire il principio della riproduzione che popolerà il mondo; Tartaro rappresenta soprattutto uno spazio, cioè la zona più bassa dell'Universo, ma sarà in grado di generare con Gea il mostro Tifone, l'ultimo rivale di Zeus. Tutte le divinità derivano da Caos o da Gea. Da Caos discende la Notte, che a sua volta genera il Giorno. Da Gea nasceranno molti figli, alcuni senza intervento maschile, altri per inseminazione tramite il sangue (le Erinni, i Giganti), altri per incesto. I primi figli di Gea sono Urano (il cielo stellato), le Montagne e il Ponto (il mare). Gea forma la prima coppia con Urano, suo figlio e marito, che sarà il primo dio a regnare sul cosmo; da loro nasce Crono (il tempo) il quale, per proteggere la madre, sfida il padre e, dopo averlo castrato e spodestato, diventa il secondo sovrano di un mondo già differenziato. La castrazione di Urano ha permesso la definitiva separazione del cielo dalla terra.
Crono (Saturno per i Romani), si rivela un tiranno crudele quanto il padre e divora tutti i figli che ha da Rea; tra questi si salverà solo Zeus (il Giove dei Romani) che affronta terribili lotte: prima contro il padre, poi contro altre divinità e in ultimo contro Tifone ‒ mostro dalle cento teste che sputano fuoco e padre dei venti nocivi ‒ che verrà annientato dai fulmini. Grazie alla sua abilità e alle sue alleanze Zeus, stabilitosi sul Monte Olimpo, diventa il terzo e definitivo re degli dei e degli uomini, portando ordine nel mondo e distribuendo a ogni divinità la sua sfera di pertinenza.
Nei culti del dio iranico Mitra, assai diffusi nel mondo ellenistico-romano, l'evento centrale è l'uccisione da parte del dio del toro cosmico, creato dallo spirito del bene Ahura-Mazda. Con tale uccisione Mitra compie un atto demiurgico o cosmogonico che dà origine all'Universo: dalla coda del toro morente spuntano infatti spighe di grano che danno il pane, dal suo sangue germoglia la vigna che dà il vino, dal suo corpo nascono le erbe e le piante salutari. Ma lo spirito del male e delle tenebre, Ahriman, invia i suoi servi: lo scorpione che si avventa sui testicoli dell'animale morente e il serpente che cerca di leccare il sangue che fluisce dalla ferita; ma il cane, fedele amico di Mitra, li respinge e la vita fiorisce su tutta la Terra.
Tra le molte cosmogonie elaborate dalle grandi religioni orientali e antiche, si può operare una distinzione generale. Alcune dottrine comportano la figura di un essere supremo, il creatore di tutte le cose separato dal mondo che nasce grazie a un suo atto creativo: per esempio, attraverso la parola, o con l'uccisione del toro primordiale. Altre dottrine, invece, narrano le origini del mondo partendo da un principio unitario ‒ il caos iniziale di Esiodo, il mare primordiale di tante cosmologie acquatiche, l'Oceano della mitologia vedica indiana, l'uovo cosmico ‒, da cui tutte le cose si sarebbero poi originate per separazione o per discendenza, fino al momento in cui il mondo diventa così come si presenta attualmente.
Tra le dottrine del primo tipo rientrano le grandi religioni monoteistiche: giudaismo, cristianesimo, Islam (nel racconto della Bibbia è Yahweh che crea la luce e il mondo con la parola). Anche alcune religioni primitive o del Vicino Oriente antico partono da un essere creatore, ma non presentano l'atto creativo come una creazione dal nulla: l'essere supremo, infatti, si muove e agisce in una realtà che non è il 'nulla' o il 'non essere', bensì è una specie di 'pre-essere', una realtà confusa e senza forma. I modi in cui queste divinità supreme operano su una tale realtà, trasformandola, sono simili a quelli di un mago o di uno sciamano che lavora adoperando la sua speciale energia.
Il pensiero cristiano ha posto in primo piano il concetto della creazione del mondo dal nulla, presentando tale creazione come la massima espressione dell'infinita potenza divina, superiore a ogni limite.
Un'altra differenza sta nel fatto che nelle religioni monoteiste la creazione dal nulla avviene tutta in una volta e, dopo l'atto creativo, il mondo sussiste da solo, dotato di una vita autonoma, mentre in molte religioni orientali l'ordine del mondo deve essere continuamente sostenuto, attraverso una specie di creazione continua e ripetuta.