Eros
Il dio dell'amore, simbolo del principio vitale dell'Universo
Eros è il dio greco dell'amore, conosciuto come Cupido dai Romani. La sua azione non si esercita solo sugli uomini, ma sugli stessi dei e perfino sugli elementi della natura. La fantasia dei poeti lo concepì come un giovinetto bellissimo, o come un fanciullino alato, pronto a colpire con le frecce le sue vittime
Nella Teogonia ("La nascita degli dei") del poeta greco Esiodo (7° secolo a.C.) Eros è presente sin dagli inizi del processo cosmogonico, cioè del processo di formazione del mondo (cosmogonia): rappresenta la forza di generazione e riproduzione. Il poeta non lo descrive, ma la sua azione si manifesta sia tra gli elementi della natura sia tra gli dei, favorendone l'unione. Eros ha un ruolo importante anche nelle Teogonie attribuite al mitico cantore Orfeo: qui è figlio della Notte e del vento, nasce da un uovo d'argento e ha le ali d'oro.
L'immagine più nota e diffusa di Eros è quella di figlio e compagno di Afrodite (Venere per i Romani), la dea dell'amore. Un dio che la poesia e le arti figurative rappresentano come un giovinetto dai bei riccioli e dal corpo atletico o anche, soprattutto a partire dall'età classica, come un fanciullo dotato di ali e armato di arco, faretra e frecce. Con queste ultime colpisce le sue vittime, infondendo in esse il fuoco d'amore.
È un dio amato e temuto, capace di apportare gioia e di provocare tormenti: "dolce-amaro, invincibile" lo definisce la poetessa Saffo (fine 7° secolo ‒ prima metà del 6° a.C.). Anche il filosofo Platone (5°-4° secolo a.C.) tratta della natura di Eros in un suo dialogo, il Simposio.
La figura di Eros ha ispirato ai poeti innumerevoli paragoni. Ecco qualche esempio.
"Eros ha squassato il mio cuore come vento che si abbatta sulle querce dei monti" (Saffo).
"Di nuovo Eros con un grande maglio come un fabbro mi ha colpito, e nel torrente invernale mi ha immerso" (Anacreonte, 6°-5° secolo a.C.).
"Di nuovo Eros col suo sguardo struggente sotto le ciglia scure con incanti d'ogni sorta mi getta nelle inestricabili reti di Afrodite. Davvero al suo assalto io tremo, come un cavallo da corsa che, abituato alle vittorie, in vecchiaia scende in gara a malincuore contro carri veloci" (Ibico, 6° secolo a.C.).
Mosco, poeta greco del 2° secolo a.C., immagina che Eros sia fuggito da Afrodite e che la madre lo cerchi con un bando, come si fa con uno schiavo. Così la dea lo descrive:
"Non bianca è la sua pelle, ma simile al fuoco; occhi penetranti e di fiamma; intelligenza perfida, eloquio dolce: altro pensa, altro dice. Ha voce di miele, ma come fiele è la sua mente. Selvaggio, seduttore, mai sincero, piccino ma infido, conduce giochi crudeli. Ha bei riccioli in capo, ma lo sguardo sfrontato.
Piccole piccole ha le manine, ma colpisce lontano, fino all'Acheronte, fino alla reggia di Ade. [...] Alato come un uccello svolazza dall'uno all'altro, uomini e donne, e si posa sul loro cuore.
Ha un arco molto piccolo, e sull'arco una freccia ‒ piccina, ma vola fino al cielo ‒ e sulle spalle una faretra d'oro: lì tiene quei dardi pungenti con cui spesso ferisce anche me. [...]
Se tu lo catturi, portalo legato e non averne pietà; e se vedi che piange, non farti ingannare; e se ride, trascinalo; e se vuole baciarti, fuggi: maligno è il suo bacio, le sue labbra sono veleno".
Amore - così Eros venne chiamato dai Romani - è, con Psiche, il protagonista di una celebre favola che lo scrittore latino Apuleio (2° secolo d.C.) ha inserito nelle Metamorfosi.
Psiche è la figlia di un re. La sua bellezza suscita la gelosia di Venere che manda Amore a farla innamorare di un uomo bruttissimo. Ma Amore si invaghisce di lei e la fa sua sposa, portandola in un palazzo incantato. I due però devono incontrarsi al buio: il patto è che Psiche non veda Amore. Ma la curiosità tradisce la fanciulla, che con una lucerna illumina il dio. Violato il patto, Amore fugge da lei. Psiche viene punita da Venere con prove durissime, finché Giove, mosso a pietà, convince la dea a perdonarla. Amore ottiene per lei l'immortalità e così può amarla per sempre.