Vedi Costa Rica dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La Costa Rica, grazie alla sua lunga tradizione democratica e a un alto livello di stabilità sociale, è uno dei paesi politicamente più saldi dell’America Latina. La democrazia si è radicata già a partire dal 1899, ad eccezione di due brevi parentesi rappresentate dal governo dittatoriale del 1917-19 e dalla sanguinosa guerra civile del 1949, al termine della quale è stata promulgata una nuova Costituzione che, oltre a garantire libere elezioni e suffragio universale, sanciva il divieto di formazione di un esercito nazionale. La vocazione neutralista della Costa Rica è stata ufficialmente riaffermata nel 1983, con una dichiarazione di neutralità permanente. Non esiste, dunque, un ministero della difesa e le funzioni di sicurezza nazionale sono appannaggio delle forze di polizia e della guardia civile, facenti capo al ministero della pubblica sicurezza e dell’interno.
Ad eccezione dei rapporti con il Nicaragua, talvolta compromessi da dispute sul confine comune, la vocazione democratica del paese si riflette anche nelle sue relazioni internazionali, fondate sulla cooperazione multilaterale e sulla promozione della stabilità regionale. Non è dunque un caso che a San José abbia sede la Corte interamericana dei diritti umani. La Costa Rica si è inoltre distinta per importanti attività di mediazione, in particolare negli anni Ottanta e Novanta in relazione alla guerra civile in El Salvador, Guatemala e Nicaragua e, più di recente, alla crisi in Honduras. Tradizionalmente solide sono le relazioni con gli Usa, sostenute, oltre che dagli ingenti finanziamenti americani destinati allo sviluppo del settore high-tech, anche dalla partecipazione della Costa Rica all’accordo di libero scambio (Cafta-Dr) stipulato tra Usa e un gruppo di sei paesi in via di sviluppo dell’America centrale per creare nuove opportunità economiche. Con la seconda presidenza di Óscar Arias Sánchez (2006-2010) e con Laura Chinchilla Miranda (primo presidente donna, succedutogli nel 2010) lo stato ha intrapreso un’intensa attività diplomatica anche con la Cina, rompendo le relazioni con Taiwan, oltre che con Cuba. Sono inoltre proseguite le negoziazioni con Cina, Singapore, Corea del Sud, Panamá e Unione Europea per la creazione di zone di libero scambio. L’accordo con l’Eu è entrato in vigore per la Costa Rica il 1° ottobre 2013, e si prevede che apporterà un contributo alla crescita dell’economia dell’America centrale di oltre 2,5 miliardi l’anno. Nel 2014 la vittoria di Luis Guillermo Solìs alle presidenziali ha portato al potere il partito di centro-sinistra del Pac (Partido de Acción Ciudadana). Prima ostile al Cafta, il presidente Solis ha poi assunto una posizione più moderata in favore delle liberalizzazioni e del dialogo interpartitico (anche vista la risicata maggioranza in parlamento).
Importante produttore di caffè e secondo esportatore mondiale di banane, la Costa Rica, (che ospita il 4% delle specie viventi mondiali), conta anche sugli introiti garantiti dall’ecoturismo. Dal punto di vista energetico, il paese si distingue per l’importanza assunta dalle forme rinnovabili (nel 2015 il 99% dell’elettricità è stata prodotta da tali fonti). A fronte di un’efficace tutela delle libertà e dei diritti individuali e collettivi, il paese sconta un problema endemico di corruzione e una violenza dilagante, in parte legata al narcotraffico e al riciclaggio del denaro sporco. Per arginare tale fenomeno, San José ha aderito, nel 2009, alla ‘Iniziativa di Merida’, che unisce gli sforzi statunitensi, messicani e delle repubbliche centroamericane nella lotta alla criminalità organizzata transfrontaliera.