cotone
Dalla pianta del cotone si ottiene una fibra con cui si fanno sia tessuti per abiti sia rivestimenti per la casa. Il cotone, però, serve anche a realizzare corde, imballaggi, accessori medici, persino esplosivi. Per questo il cotone viene coltivato intensivamente in molte zone del mondo ed è al centro di una vasta industria
Il cotone è la fibra naturale più utilizzata dall'uomo insieme alla lana, e si ottiene da una pianta, una delle poche che l'uomo coltiva intensivamente da secoli per scopi diversi da quelli alimentari. Il cotone viene coltivato in paesi dai climi caldi, in cui si alternano periodi di elevata umidità e altri molto aridi, necessari alla fase di maturazione. Le zone del mondo in cui si coltiva più cotone sono il Sud degli Stati Uniti, l'America Meridionale, l'Africa settentrionale e occidentale, l'Asia centrale. Il cotone è una pianta erbacea e la parte che ci interessa di più è il frutto: una capsula rivestita da peli lunghi fino a mezzo centimetro. Questi peli sono costituiti da cellulosa (quel composto di carbonio, idrogeno e ossigeno che forma le pareti delle cellule vegetali e che viene utilizzato anche per produrre la carta) praticamente pura, ed è da lì che si ottengono le fibre.
In Asia e nell'America Meridionale, in particolare nei territori che oggi corrispondono all'India e al Perú, il cotone veniva coltivato già nell'antichità. Arrivò in Europa per la prima volta poco prima dell'anno Mille, portato in Sicilia dai Saraceni, ma ci vollero altri tre secoli prima che si diffondesse. Per molto tempo il cotone fu infatti considerato un prodotto d'importazione di lusso, come la seta, anche perché rispetto alla lana era decisamente più difficile da filare e tessere. L'importanza del cotone crebbe notevolmente dopo la scoperta dell'America. Qui gli Europei trovarono una antica tradizione di coltivazione e lavorazione del cotone in Messico, Perú, Brasile. Si trattava di specie locali, diverse da quelle asiatiche ormai conosciute nel Vecchio mondo. La coltivazione del cotone si diffuse nelle colonie francesi e britanniche dell'America Settentrionale, in quelli che oggi sono gli Stati Uniti meridionali, dove il clima e il terreno erano particolarmente favorevoli. L'invenzione della macchina sgranatrice o gin (1792) abbassò molto il costo di produzione e fece sì che gli Stati compresi tra l'Atlantico e la valle del Mississippi si coprissero di piantagioni di cotone. Questa macchina estraeva dal seme le fibre necessarie a produrre i tessuti, ma qualcuno doveva sempre fare il duro lavoro di raccogliere i semi dalle piante. Alla raccolta del cotone è legata, in America, la storia dello schiavitù. È proprio per lavorare nei campi di cotone che, per secoli, milioni di uomini e donne furono fatti schiavi in Africa e trasportati in America, in particolare nelle regioni del Sud.
Quando poi furono inventati il telaio meccanico e la macchina a vapore, anche lavorare il cotone, oltre che raccoglierlo, diventò molto più veloce ed economico. Così quella del cotone diventò una vera e propria industria, come è tuttora. Oggi, almeno negli Stati Uniti, la raccolta del cotone si effettua quasi esclusivamente grazie a macchine raccoglitrici. Dopo la raccolta, i semi passano nella macchina sgranatrice, che elimina foglie, polvere, terra e separa la fibra, che viene raccolta in grandi balle, dalle quali un'altra macchina ricava segmenti di fibra lunghi qualche centimetro. Questi vengono poi raccolti e arrotolati per formare fili, che possono essere usati per ottenere tessuti. Oggi il cotone è, tra le fibre naturali, quella con il costo di produzione più basso e per questo è quella più usata. Inoltre, rispetto alla lana, trattiene meno il calore, quindi può essere usato per fabbricare abiti adatti alle stagioni calde. Oltre che per i tessuti, il cotone viene impiegato anche per corde, imballaggi, nastri trasportatori. La sua fibra permette di produrre il cotone idrofilo e l'ovatta. I semi possono essere usati per ottenere olio per usi alimentari. Non solo, ma dalla cellulosa di cotone, trattata con composti di azoto chiamati nitrati, si possono ottenere addirittura esplosivi come il fulmicotone. Insomma, è il caso di dire che del cotone non si butta via niente.