Nella letteratura italiana, l'insieme della poesia e dei modi espressivi dei cd. poeti crepuscolari. Tale denominazione (che risale a un'espressione usata da G.A. Borgese nel 1910 per indicare lo spegnersi, a suo avviso, della grande giornata lirica italiana "in un mite e lunghissimo crepuscolo") indica alcuni poeti italiani del primo Novecento (S. Corazzini, G. Gozzano, M. Moretti, F.M. Martini e altri) i quali, più che costituire un vero movimento poetico, parteciparono di un comune stato d'animo o atteggiamento del gusto: al dannunzianesimo fino allora imperante opposero una poesia prosastica che, in toni dimessi, incerti fra la malinconia e l'ironia, cantava l'amore per le piccole cose e per gli ambienti provinciali, considerati come i più vicini alla loro incapacità di grandi ideali e alla loro sazietà di grandi parole.