CRIMEA
(gr. ΧεϱσόνησοϚ Ταυϱιϰή; lat. Chersonesus Taurica; ucraino Krim; russo Krym)
Penisola dell'Ucraina, sulla costa settentrionale del mar Nero.Abitata dai Cimmeri, nel sec. 7° a.C. fu conquistata e popolata da Sciti, Tauri e Greci. Cristianizzata nel sec. 4°, fu in seguito occupata dagli Unni, dai Cazari e, a partire dal 1238, dai Mongoli dell'Orda d'oro, anche se fino al 1453 appartenne nominalmente all'impero bizantino. Italiani, Armeni, Caraiti e Russi costituirono le principali minoranze etniche; nel corso del sec. 14° alla componente mongola si sostituì lentamente quella turca. I traffici commerciali della C., che nel 1204 erano sotto il controllo di Venezia, nel 1261, con il trattato di Ninfeo, passarono sotto Genova. Fin dalla seconda metà del sec. 13° nella zona sudorientale della penisola, dominata dai Tartari, si svilupparono come centri del commercio - dall'Asia Minore verso l'Egitto, la Russia, la Persia e l'Asia fino al Karakorum - le città di Caffa (od. Feodosija), genovese dalla seconda metà del secolo, la greca Soldaia (od. Sudak), conquistata nel 1239 dai Tartari, e Solchat (od. Staryj Krym), abitata dagli Armeni e assurta a capitale dei Mongoli di C. prima del trasferimento della sede a Bachčisaraj nel 1449. La città di Caffa, divenuta centro di commercio genovese, nel 1308, in seguito all'occupazione da parte di Toqto'a, fu distrutta e abbandonata; rioccupata con il permesso del khān Özbeg nel 1313 quale colonia commerciale genovese strettamente regolata dall'Officium Gazariae (1316), nel quale venivano formalmente stabiliti i territori delle minoranze religiose, fu provvista di una doppia cinta di mura (1340-1352; 1383-1385) che racchiudeva il nucleo cittadino con al centro la fortezza; nel 1475 l'aristocrazia commerciale italiana raggiunse le mille unità. Nel corso del sec. 14° la comunità armena insediatasi a Karantin, suburbio di Caffa, sviluppò una vasta rete di commerci nell'impero mongolo.A seguito della caduta delle città di Tana e Aksaray, Tīmūri Lang, detto Tamerlano, devastò nel 1395 anche la C., che solo nel 1420, grazie all'intervento dei Latini, risorse per breve tempo prima della definitiva caduta nelle mani dei Turchi ottomani di Maometto II (1475), il quale nel 1478 la diede in feudo al tartaro Mengli Girāy. Con la pace di Küchük-Kaynarja del 1774 la C. divenne indipendente rispetto alla Sublime Porta, ma legata alla Russia, cui fu annessa nel 1783.H. Buschhausen
La diffusione del cristianesimo contribuì allo sviluppo architettonico della C.; la città di Chersoneso (od. Cherson), sede di un'eparchia, divenne a partire dal sec. 5° importante centro politico, militare e commerciale. Giustiniano cercò di creare un limes Tauricus fortificando alcuni centri e il fertile altopiano di Theodoros (od. Mangup), probabile insediamento goto ricordato da Procopio (De Aed., III, 7, 11-17). In seguito, all'interno, ai margini della steppa vennero protette con mura le città di Eski-Kermen, Kalamita, Čufut-Kale, mentre sulla costa meridionale furono fortificate Aluston (od. Alušta) e Gurzuvity (od. Gurzuf) e sul lato orientale Bospor (od. Kerč). In questi e altri centri bizantini sorsero nel sec. 6° imponenti edifici religiosi. A Cherson restano ancora notevoli basiliche in rovina con absidi prima quadrangolari e in seguito semicircolari, chiese a pianta centrale, mausolei, battisteri, locali destinati al clero, spesso decorati con marmi e mosaici. Sempre a Cherson sono assegnabili ai secc. 5° e 6° anche alcuni martýria a pianta cruciforme con cupola; la chiesa nr. 19 presenta un'abside semicircolare con sýnthronon e pastophória, uno dei quali absidato. Una delle più imponenti basiliche di Cherson, detta Uvarova dall'archeologo Alexsej S. Uvarov, che la scoprì nel sec. 19°, con nartece ed esonartece, era preceduta da un grande atrio e presentava struttura a tre navate divise da colonne marmoree; affreschi e pavimenti mosaicati completavano la decorazione. Accanto a essa sorge il battistero, con al centro un fonte con canaletta di deduzione, il cui fondo è ornato da marmi che formano una croce. A Tiritaka, nelle vicinanze di Bospor, nei primi decenni del Novecento venne alla luce una basilica a tre navate assegnabile al 5°-6° secolo. Anche a Theodoros, che dal sec. 13° al 15° fu signoria dei Comneni, gli scavi hanno restituito epigrafi greche, resti di mura, di porte, di fortificazioni, di edifici religiosi, assegnabili a un'epoca compresa tra il sec. 5° e il 9°-10°; qui è stata riportata in luce una grande basilica nella quale sono state identificate tre fasi costruttive: la prima attribuita al sec. 5°-6°, la seconda al 7° e infine l'attuale struttura, databile tra il 9° e gli inizi del 10° secolo. All'angolo nord della basilica è stato ritrovato, in un piccolo edificio, il battistero. La basilica, con nartece e forse con gallerie sulle navate, era decorata da splendidi affreschi, descritti dall'ambasciatore polacco Marcin Broniewski alla metà del sec. 16° (Marcenaro, 1993, p. 69). Parte della cittadella di Theodoros - come i siti fortificati di Kyz-Kermen, Čufut-Kale, Tepe-Kermen, Bakla e Sjuren' - è parzialmente scavata nella roccia.Nella prima metà del sec. 7° Costantinopoli perse il controllo sulla C. e l'attività edilizia subì un rallentamento. Tuttavia a O di Cherson si sviluppò Koktebel', un insediamento nei pressi di Planerskoje, sulle montagne di Tepsen. In questo luogo, su una precedente costruzione più piccola, è stata rimessa in luce una basilica a tre navate absidate, divise da quattro coppie di pilastri, rimaneggiata tra l'8° e il 9° secolo. Le stesse forme architettoniche caratterizzano la pianta e l'alzato della chiesa di S. Giovanni Battista a Bospor. Questo piccolo edificio (m. 7,69,4), a tre navate absidate con colonne e capitelli del sec. 6° reimpiegati e con cupola, anche all'esterno denuncia l'impianto a croce ed è l'unica costruzione che nella C. orientale presenta un'icnografia di tradizione bizantina; dalla tecnica muraria e da un'iscrizione si può dedurre che la chiesa venne edificata nella seconda metà dell'8° e modificata nel 13°-14° secolo.Riveste una certa importanza anche la piccola chiesa del monastero degli Apostoli a Partenit, ai piedi del Čatyr Dag, che con le sue tre absidi divise da pilastri, in origine forse con un matroneo su tre lati e un pavimento a mosaico, ricorda la chiesa di Tepsen.A partire dal sec. 9° a Cherson vennero edificate altre chiese: una sull'agorá, a croce greca inscritta senza bema, probabilmente con al centro una cupola su tamburo; un'altra, la c.d. chiesa a cinque absidi, databile per la tecnica costruttiva e il ritrovamento di monete alla prima metà del sec. 10°, è anch'essa a croce greca con cupola, nartece e due ambienti laterali più bassi, esterni al perimetro della pianta e absidati; una terza, la c.d. chiesa a sei pilastri, è a tre navate absidate.Nel sec. 12° giunsero nel mar Nero mercanti italiani, principalmente veneziani e genovesi, e da Solchat partiva l'itinerario settentrionale delle vie carovaniere che giungevano a Pechino. Recenti scavi hanno messo in luce alcune strutture murarie e tra queste imponenti fortificazioni con i resti di un donjon (muri larghi m. 2,30 ca.).Gli empori commerciali di Soldaia, Caffa e Cembalo (od. Balaklava) vennero fortificati dai Genovesi dalla seconda metà del 13° secolo. Si costruirono mura, cittadelle, locali per la dogana e l'alloggio degli ufficiali, chiese, cisterne, sala del Comune e donjon. Le fortificazioni, come la porta di S. Elia a Soldaia, talvolta ricordano archetipi genovesi, ma si devono assegnare a maestranze locali di estrazione bizantina (Dufour Bozzo, 1989).
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Al periodo iconoclasta risalgono probabilmente le chiese rupestri di Kalamita e di Tepe-Kermen (Jakobson, 1964), mentre del sec. 13° è la chiesa a cinque cupole di Laka. La moschea di Usbek a Solchat (1314) e la sinagoga dei Caraiti (distrutta nella seconda guerra mondiale) rispecchiano l'originale stile armeno diffusosi in C. attraverso l'Asia Minore (Orbeli, 1939).L'unico monastero è quello di Surb Hač (Santa Croce) nei pressi di Solchat, datato, in base all'iscrizione posta sul tamburo della cupola, al 1358, come si evince anche dal colofone della Bibbia di Bologna, iniziata in Italia e terminata in C. (Erevan, Matenadaran, 2705). Delle ventiquattro chiese che esistevano a Caffa nel sec. 15° (Erevan, Matenadaran, 2939, cc. 471r-472v) sette, tutte restaurate recentemente, erano ancora in buone condizioni nell'Ottocento: si tratta della chiesa dedicata agli arcangeli Gabriele e Michele, secondo quanto riporta un'iscrizione del 1408, appartenente agli Armeni uniati, la cui precedente chiesa di S. Nicola era stata distrutta nel 1367; della chiesa di S. Sergio, degli Armeni gregoriani, databile secondo alcuni al 1363, secondo Jakobson (1964) al sec. 15° e secondo Korchmasjan (1978) all'11°, con la porta lignea del 1371; della chiesa di S. Stefano nel suburbio di Karantin, che conserva affreschi bizantini con iscrizioni in greco; di quella di S. Giovanni Battista, del 1348, come attesta un'iscrizione, con copertura a cupola, portico venuto in luce dopo uno scavo e rilievi absidali; della chiesa genovese di S. Gregorio Illuminatore, del sec. 15°, e infine delle cappelle di S. Giorgio e di S. Giovanni Evangelista, anch'esse dello stesso secolo.
La ricca produzione delle arti suntuarie nei secc. 13° e 14°, largamente diffuse nel commercio dell'Oriente, permette difficilmente l'individuazione di precisi riferimenti a botteghe della Crimea.Alla fine del sec. 18° gli oltre cinquecento manoscritti di epoca medievale della C. furono divisi tra Tolstov sul Don, ove furono collocati nelle chiese neoclassiche costruite per accogliere la comunità armena, e Mosca, dove gli esemplari più preziosi vennero destinati al Cremlino (Oružejnaja palata); nel 1924 tutti i manoscritti furono trasferiti a Erevan (Matenadaran).Dei codici genovesi e bizantini non si è conservato pressoché nulla; potrebbero essere genovesi i fogli di guardia di manoscritti liturgici in codici armeni; nella maggioranza dei casi sono attribuibili al sec. 11° solo i fogli di guardia di manoscritti armeni in base alla Perlschrift a lettere greche. Il Sinassario di Costantinopoli (Atene, Nat. Lib., 74), del sec. 11°, contiene come note marginali gli annali sulla storia di Soldaia degli anni 1186-1418. La maggior parte dei manoscritti è armena e i colofoni forniscono in genere informazioni precise sul committente, sul luogo di realizzazione, sul copista, sul miniatore e sulla data; un gran numero di essi venne riccamente decorato per essere utilizzato a scopo liturgico.È possibile distinguere due grandi gruppi di codici con centinaia di miniature appartenenti al 14° secolo. Il primo gruppo è relativo all'opera del copista Nater (m. nel 1368), autore tra il 1339 e il 1365 di dodici manoscritti. Con i suoi figli Avetis, miniatore e copista (nove manoscritti tra il 1342 e il 1371), e Stepanos, miniatore, rilegatore e copista (dieci manoscritti tra il 1347 e il 1401), Nater nel 1341 abbandonò la regione natale del Barjr Hayk e si rifugiò, probabilmente con lo scriptorium e la scuola di miniatura, in C. stabilendosi a Solchat. Non tutte le miniature dei manoscritti di questo gruppo peraltro vennero necessariamente realizzate dai membri della famiglia di Nater. Il carattere locale è dominante, gli elementi architettonici vengono trasformati in motivi decorativi, come negli arazzi. Il loro stile affonda le proprie radici in due gruppi di manoscritti. Il primo è costituito dall'ambito dei seguaci di Sarkis Pidzak (prima metà sec. 14°), della scuola miniaturistica della Cilicia, sia con i manoscritti di Vienna (Bibl. der Mechitaristenkongregation, 59) e di Erevan (Matenadaran, 7857; 7699; 318), sia con il gruppo dei grossolani ritratti degli evangelisti dei codici di Erevan (Matenadaran, 7837; 7637; 7750; 7598; 7849), di Vienna (Bibl. der Mechitaristenkongregation, 849) e di Venezia (Bibl. Armena dei PP. Mechitaristi, 1214/112), che mostrano molte affinità con tre ritratti di epoca paleologa inseriti in un manoscritto più antico (Brescia, Bibl. Civ. Queriniana, A-VI-26), anch'essi realizzati in C.; un gruppo a parte è rappresentato dai lezionari di Kirakos (Erevan, Matenadaran, 4656; 7477; 7446; Venezia, Bibl. Armena dei PP. Mechitaristi, 904; Gerusalemme, Armenian Patriarchate, Lib. of St Thoros, 12). La seconda componente ispiratrice è costituita dai pregevoli manoscritti provenienti dalla regione armena del Barjr Hayk, dalla Bibbia di Erez (Gerusalemme, Armenian Patriarchate, Lib. of St Thoros, 1925), datata al 1269, fino all'evangeliario di Karin (Erevan, Matenadaran, 7599), del 1335, e a quello di Lori (Erevan, Matenadaran, 7630), del 1332. Alcuni elementi presenti in una Bibbia del 1317 (Erevan, Matenadaran, 353) e in un evangeliario in due parti (Erevan, Matenadaran, 7645; 9202) ricordano lo Zackenstil.Il secondo gruppo di manoscritti, in cui sono stati recepiti i nuovi elementi stilistici dell'arte paleologa, è datato al secondo quarto del sec. 14° e comprende le opere realizzate nelle botteghe dei copisti Gregor Sukiasants e Simeon Baberdatzi e del disegnatore di iniziali Papanun. L'Evangeliario di Vienna (Bibl. der Mechitaristenkongregation, 242), con oltre cento miniature, potrebbe essere stato illustrato tra gli altri da un artista greco, poiché negli spazi riservati alle miniature sono state annotate brevi indicazioni in greco per le pericopi; un manoscritto conservato a Erevan (Matenadaran, 7664) contiene invece ai margini brevi notazioni in armeno. Alcuni evangeliari a Erevan (Matenadaran, 7647; 7642; 7588) e a Venezia (Bibl. Armena dei PP. Mechitaristi, 1584/181) costituiscono opere bizantine di pregio, realizzate intorno al 1330; è possibile ricondurne le iniziali allo stile del Barjr Hayk (New York, Pierp. Morgan Lib., 803).Il vescovo Gregorio e suo fratello, il pittore Stefano, portarono in C. dal viaggio in Cilicia uno dei più grandi evangeliari (Erevan, Matenadaran, 7651), miniato da Sarkis Pidzak, che riprende un tetravangelo bizantino del sec. 12° (Firenze, Laur., Plut. 6.23).Nel sec. 15° l'abate Sarkis - che riformò il monastero di S. Antonio presso Caffa, adottò nel programma di insegnamento Aristotele e Porfirio e sollecitò l'unione della Chiesa durante il concilio di Firenze e Ferrara - diede lavoro a tre copisti, tra cui Tadeos Avramentz, ispirato da maestri italiani, che scrisse e miniò il manoscritto del 1449 contenente tutte le opere di Gregorio di Tathew (Erevan, Matenadaran, 1203) e le Vitae Patrum (Gerusalemme, Armenian Patriarchate, Lib. of St Thoros, 285), e Kristosatur, che si rifece invece alla produzione cilicia del sec. 13°, autore di nove manoscritti del secondo quarto del sec. 15°, tra cui il codice di Vienna (Bibl. der Mechitaristenkongregation, 543), ispirato all'Evangeliario degli Otto pittori (Erevan, Matenadaran, 7651), e quello di Erevan (Matenadaran, 7686), in rapporto con l'Evangeliario del connestabile Smbat (Erevan, Matenadaran, 7644). Nel filone di Kristosatur va collocato Okzent, con nove manoscritti, tra cui anche il completamento, avvenuto nel 1451, dell'Evangeliario di Erevan (Matenadaran, 7691), del 1307.
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