punica, cultura
Si definisce così la cultura fenicia (➔ ) dell’Occidente, fiorita a Cartagine e nelle sue colonie. La documentazione sugli aspetti storici e politici, a parte le iscrizioni numerose ma brevi e di contenuto essenzialmente religioso, si basa su fonti indirette, greche e romane. Più ricca e diretta è la testimonianza dell’archeologia, che ha rivelato una civiltà in cui senza dubbio permangono i caratteri fondamentali del mondo fenicio; ma su un’area di diffusione eccezionalmente vasta, quale è quella punica, tali caratteri si evolvono e alcuni elementi innovatori determinano una relativa indipendenza culturale. Scavi e ricognizioni si sono susseguiti, con ritmo sempre più intenso, a partire soprattutto dalla fine degli anni Sessanta, su un’area vastissima che comprende il Nord Africa dalla Libia al Marocco, Malta, Pantelleria, la Sicilia occid., la Sardegna, le Baleari e la Penisola Iberica. Di notevole importanza sono gli scavi condotti a Cartagine e nel suo circondario (abitato; necropoli; fortezze sul Capo Bon); a Malta, dove è stato individuato il tempio di Giunone; a Mozia, in Sicilia (in partic. il tofet, la cinta muraria e l’abitato). Testimonianze di fasi puniche sono state messe in luce anche in altre località della Sicilia (Palermo, Salunto, Erice, Lilibeo, Selinunte, Monte Adranone). In Sardegna, una serie di scavi e ricognizioni ha mostrato che la cultura p., favorita da una situazione politica che nel 4°-3° sec. condusse al dominio cartaginese dell’isola, vi ebbe posizione preminente (acropoli fortificata a Monte Sirai; tempio punico-romano ad Antas; abitato, cinta muraria, necropoli e tofet a Nora; emporio fenicio-punico a Sulcis; fortificazioni, strutture portuali e tofet a Tharros). Notevole lo sviluppo delle ricerche anche in Spagna, sia lungo la costa meridionale sia sulle Isole Baleari, già aree di antica colonizzazione fenicia. Rispetto al mondo fenicio, la cultura p. è rischiarata da una quantità superiore di dati soprattutto per le necropoli e i luoghi sacri. Le necropoli, nelle tombe a camera ipogea con accesso a corridoio (dromos) o a pozzo, continuano fino in epoca romana una tipologia già attestata sulla costa fenicia. In tutto l’Occidente punico sono diffusi i templi a pianta tripartita, tipici dell’architettura religiosa del Vicino Oriente. Quanto ai tofet, benché storicamente accertati in Oriente, essi sono conosciuti archeologicamente solo nel mondo punico. Nell’ambito artistico, stele dalla Sicilia e dalla Sardegna recano un contributo notevole alle nostre conoscenze; oltre a testimoniare una sostanziale aderenza al pantheon fenicio, esse rivelano un ricco repertorio simbolico, nel quale spicca il cosiddetto segno di Tanit. Le stele hanno tipologicamente i loro precedenti, sia pure scarsi, nella regione fenicia; e a questa si riallacciano anche altre categorie della produzione punica, tra cui è da porre in rilievo soprattutto la coroplastica. D’altronde, appaiono in ambiente punico nuove categorie (rasoi bronzei e uova di struzzo decorate), mentre altre categorie tipicamente fenicie, come gli avori e le coppe bronzee, perdono vigore o scompaiono.