(forma locale Dihlī) Città dell’India (9.817.439 ab. nel 2001) e capoluogo del Territorio della Capitale (1483 km2 con 17.076.000 ab. nel 2008). È situata sulla riva destra del fiume Yamuna, nella sezione nord-occidentale della pianura gangetica, in posizione nodale rispetto alle comunicazioni fra Punjab (valle dell’Indo) e Bengala.
La rilevanza geografica di tale posizione è testimoniata dalla stratificazione dei complessi urbani che, nel tempo, vi si sono succeduti: dalla più antica Indraprastha (1° sec. a.C.) alle vicine Taghlaqabad e Firuzabad. L’attuale D. viene fatta comunque risalire all’11° sec., mentre la fondazione della città moderna (Shahgiahanabad) si ebbe durante il 17° sec., nel pieno della dominazione moghūl.
Nel 1911, infine, veniva pianificata a S di D. la costruzione di Nuova Delhi (➔), odierna capitale del paese: i due nuclei distinti della vecchia e della nuova D. formano un unico aggregato urbano di oltre 13 milioni di abitanti. La vecchia D., città storica di stile tipicamente indiano (un intrico di strade con numerosi bazar, tra cui il famoso Chandni Chowk), è segnata – nel suo aspetto – da secoli di dominazione musulmana. La nuova D. realizza una concezione urbanistica completamente differente: strade ampie e alberate, a maglie simmetriche o convergenti a raggiera verso grandi piazze circolari. È la città degli edifici ufficiali di razionale modernità, delle ambasciate, dei grandi alberghi. La coesistenza dei due nuclei, antico e moderno, con evidenti contrasti architettonici e socio-economici, rappresenta una delle più significative espressioni del mondo indiano contemporaneo e dei suoi grandi problemi.
L’economia di questa enorme concentrazione di popolazione è legata, ancor più che nel passato, al settore terziario, e quindi al commercio, al credito, alla pubblica amministrazione, alle funzioni culturali e alla ricerca scientifica e tecnologica. Sono state potenziate anche le attività industriali, con impianti sia nei settori tradizionali (alimentare, tessile, meccanico, chimico, poligrafico) sia in quelli moderni. Largo spazio hanno ancora le lavorazioni artigianali. Importanti le funzioni relazionali (nodo ferroviario e stradale; aeroporto), anche a servizio delle intense attività agricole praticate nella fertile regione circostante (cotone, cereali). Nonostante si siano verificati importanti fenomeni di crescita produttiva, sottoccupazione e attività informali sono largamente diffuse e quote ragguardevoli della popolazione complessiva vivono in condizioni di indigenza e di povertà. Notevole il ruolo culturale della città.
L’antica D. fu il centro dell’impero rājpūta, finché nel 1193 passò ai musulmani della dinastia afghana dei Ghoridi. Il turco Quṭb ad-dīn Aibek, che l’aveva conquistata, nel 1206 la fece capitale del sultanato indipendente del Hindūstān. D. crebbe sotto le successive dinastie dei Khalgi e dei Traghlaq, fino a quando l’invasione di Tamerlano la distrusse quasi completamente (1398); si riebbe nel periodo mongolo, dopo che l’imperatore Humāyūn vi ristabilì la capitale, nel 1554; sotto Shāh Giahān (1626-59) ebbe vita splendida, mentre veniva fondata la D. moderna, ossia Shāhgiahānābād, con palazzi di marmo bianco tra giardini a terrazze e con numerose fontane. Nel periodo seguente, sebbene mantenesse (fino al 1857, quando la sede del governo fu trasferita a Calcutta) la sua qualità di capitale dell’India musulmana, risentì gravemente della decadenza politico-militare della dinastia mongola; nel 1803 il gen. G. Lake vi stabilì la dominazione inglese, che ha avuto termine nel 1947.