Pena mediante cui il condannato è privato dei diritti civili e politici, allontanato dal luogo del reato e relegato in un territorio lontano dalla madrepatria.
La d., nota già al diritto penale romano, nel Medioevo fu sostituita dal bando e dall’esilio. Venne reintrodotta dopo la scoperta dell’America e dopo la fondazione degli imperi coloniali, e servì per liberare la madrepatria da delinquenti pericolosi, o da avversari politici. Particolare importanza ebbe in Inghilterra al tempo della regina Elisabetta, quando la d. nelle colonie fu imposta in commutazione della pena di morte: colonie di d. furono stabilite a Barbados, nelle Piccole Antille, nelle colonie di New York e del Maryland e, dopo la rivoluzione americana, in Australia, Tasmania, Nuova Zelanda, nelle Isole Nordfolk a E dell’Australia. Da queste colonie di deportati, si passò poi alle colonie dove i deportati venivano affidati come lavoratori a imprenditori, con la possibilità di riscattare anticipatamente la propria libertà con il guadagno del proprio lavoro. Fu abolita nel 1857.
Nella Russia zarista ebbe luogo la d. verso la Siberia e l’isola di Sachalin; abolita nel 1917, dopo la caduta dello zar, la d. fu conservata nell’URSS per i condannati politici. Il governo sovietico fece ricorso anche alla d. di massa (abolita dopo la morte di Stalin), soprattutto nel corso della Seconda guerra mondiale.
Nella Seconda guerra mondiale, la Germania attuò deportazioni in massa di Ebrei in appositi campi di concentramento e di sterminio.