design
Estetica e progettazione nella moderna produzione in serie
Oggetti di uso comune come una sedia, una lampada, un frigorifero sono spesso frutto di un lungo lavoro di progettazione da parte di un designer ("progettista") che cerca una soluzione che garantisca non solo l'efficienza ma anche la piacevolezza all'occhio. Il termine design indica la fase progettuale ma anche il risultato del progetto stesso, ovvero il prodotto finito, ed è oggi per lo più associato a criteri di produzione industriale, capaci di garantire una larga diffusione dell'oggetto
Il termine inglese design, che letteralmente significa "progetto" o "disegno", si riferisce al processo di progettazione di un oggetto qualsiasi: un mobile, una macchina, una caffettiera, un apparecchio elettronico. Il designer, molto spesso un architetto, è infatti colui il quale si occupa di pianificare la realizzazione di un prodotto, studiandone attentamente, attraverso disegni su carta o al computer, attraverso simulazioni e analisi dei materiali, l'efficienza e l'utilità ma anche la gradevolezza delle forme. Il concetto di design è oggi strettamente legato alla produzione industriale, poiché si riferisce il più delle volte a oggetti prodotti in serie grazie a procedimenti meccanici.
Quando diciamo che un pezzo d'arredo o un elettrodomestico sono oggetti di design significa che vi abbiamo riconosciuto alcune caratteristiche: che non sono eseguiti a mano ma industrialmente, che sono funzionali, cioè adatti alla finalità per cui sono stati concepiti, e che hanno una forma originale, talvolta fantasiosa, talvolta semplice e priva di decorazioni superflue.
L'idea di semplificare l'aspetto degli oggetti, eliminando tutti quegli elementi che non sono necessari alla loro funzione, nasce già alla fine dell'Ottocento. Con il movimento dell'art nouveau, infatti, si afferma il rifiuto degli stili del passato, ancora usati nella produzione di arredi e soprammobili, per ricercare una nuova ispirazione nelle forme naturali. Osservando la struttura di una pianta, per esempio, l'artista cerca di coglierne le linee essenziali, armoniche e vitali, per poi trasferirle, stilizzate, nel disegno dell'oggetto che intende creare: per esempio un vaso con la sagoma elegante di un iris. Nei paesi tedeschi, dove l'art nouveau prende il nome di Jugendstil, si preferiscono linee geometriche e pulite per realizzare mobili, stoviglie e vari altri oggetti di uso quotidiano.
Il moderno concetto di design viene però adottato solo a partire dai primi del Novecento, quando disegnare un mobile, una serie di posate o una tazzina inizia a essere considerato importante quasi quanto progettare un grattacielo. Si afferma l'idea di un'unità delle arti, secondo una nuova modalità di progettazione e invenzione le cui parole chiave sono semplicità, bellezza e funzionalità.
Per divulgare questo nuovo modello di creazione sorgono associazioni di artisti, laboratori o vere e proprie imprese. Una delle prime si chiama Wiener Werkstätte ("officina viennese") ed è fondata a Vienna nel 1903 dall'architetto Josef Hoffmann, dal pittore e disegnatore Koloman Moser e dall'industriale Fritz Waerndorfer. Nelle porcellane prodotte si utilizzano forme geometriche essenziali, cubiche, sferiche, cilindriche, mentre la decorazione è ridotta a linee molto semplici ma eleganti. Contemporaneamente, in Scozia, l'architetto Charles Rennie Mackintosh progetta case e negozi, disegnando secondo un'unica ispirazione sia gli edifici sia gli arredi in essi contenuti (sedie, tavoli, specchi, lampade, carte da parati, scatole, vetrate, posate).
La fase importante in un lavoro è dunque quella progettuale: se un oggetto è pensato bene, sarà utile e bello insieme. Bisogna specificare però che, in questa fase, l'invenzione di nuove forme per oggetti e arredi è spesso ancora legata a criteri di produzione artigianale.
In Italia, gli artisti Giacomo Balla e Fortunato Depero, esponenti del futurismo, non solo dipingono quadri, ma progettano mobili, disegnano stoffe, abiti, ventagli, lampade, secondo una visione unica che si richiama a coloratissime forme geometriche (triangoli, quadrati, sagome ondulate) capaci di comunicare allo spettatore un senso di movimento, dinamicità e varietà, caratteristico dei tempi moderni dominati dalla macchina.
I futuristi amano creare oggetti divertenti e stupefacenti, che però non sempre uniscono perfettamente la gradevolezza delle forme alla praticità.
In Germania, paese dove lo sviluppo industriale è molto avanzato, nel 1919 nasce una scuola, il Bauhaus ("casa della costruzione") di Weimar, in cui tutte le arti sono insegnate contemporaneamente. Il Bauhaus, fondato dall'architetto Walter Gropius, è pensato come comunità di artisti, architetti, artigiani che devono collaborare in armonia, ognuno fornendo la propria specifica competenza. Secondo un'unica idea, si creano dipinti, si progettano edifici e si studiano oggetti (poltrone, lampade, teiere) dalle forme razionali ma gradevoli, adatti alla produzione industriale pur non escludendo l'attività artigianale Un fattore estremamente rilevante per il futuro del design è l'importanza attribuita dal Bauhaus allo studio dei materiali: perché un oggetto sia ben riuscito bisogna conoscere prima di tutto le caratteristiche tecniche dei materiali di cui è composto. Questo aspetto ha ancora oggi molto rilievo.
Negli anni Trenta del Novecento, si afferma a livello internazionale il cosiddetto stile razional-funzionalista che, tanto per gli oggetti quanto per gli edifici, punta a una totale semplificazione delle forme, spesso molto rigorosa e severa. In questo periodo, in particolare, si osserva l'inizio di un fenomeno nuovo che incide molto sul design e sulla questione del rapporto forma-funzione: la diffusione di oggetti che contengono motori o meccanismi elettrici. Il progettista (in collaborazione con l'ingegnere) deve infatti creare involucri che, oltre a nascondere e proteggere il meccanismo, siano anche gradevoli e moderni.
Soprattutto a partire dal dopoguerra, con il boom economico, si diffondono su larga scala anche altri tipi di oggetti meccanici o elettrici: radio, ventilatori, juke-box, aspirapolvere, macchine per scrivere, macchine per cucire, frigoriferi, televisori. Anche in questo caso, il designer si ingegna per ottenere la forma che, puntando all'eleganza, non intralci ma anzi agevoli il funzionamento del prodotto.
Gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento costituiscono l'epoca d'oro del design, in particolare di quello italiano. Si continuano a preferire forme pulite ed essenziali, e si cerca di contenere il prezzo degli articoli grazie alla scelta di materiali a basso costo e facili da lavorare industrialmente, come la plastica o l'acciaio.
Un concetto importante che si afferma in questi anni, e che ancora oggi è di fondamentale rilevanza nel design, è quello del comfort, cioè della comodità, ma anche della piacevolezza visiva e al tatto degli oggetti e degli arredi. I disegnatori di mobili svedesi, in particolare, riescono a raggiungere lo scopo puntando sul valore dei materiali naturali, come il legno e il giunco, di cui sfruttano la flessibilità imprimendo forme lineari e armoniche.
A partire dagli anni Sessanta, una parte dei designer reagisce allo stile razionalista, riscoprendo il piacere della fantasia e il fascino degli stili storici, cioè appartenenti a epoche passate.
Si creano mobili-prototipo, in sostanza modelli, dall'aspetto provocatorio e bizzarro, lontani da quell'esaltazione della forma essenziale e della funzione pratica dell'oggetto cui per anni si era puntato. Ancora oggi le due inclinazioni convivono, anche se tende a prevalere il design più adatto alla produzione industriale, capace di contenere i costi e di incontrare il gusto e il favore di un ampio numero di clienti. Ha più successo, infatti, il prodotto che più si avvicina allo standard.
Oggi, l'uso della parola design viene esteso ad ambiti diversi: al disegno di pagine web, di veicoli pubblici e privati, all'arredamento, alla grafica, all'oggettistica, ai gioielli. In tutti questi settori si richiede infatti una fase di alta progettualità, in grado di prevedere la funzionalità pratica del prodotto, la sua gradevolezza e, di conseguenza, il suo successo di mercato.