DIASPORA
S'intende generalmente con questo nome la "disseminazione" (gr. διασπορά) o dispersione degli Ebrei nel mondo antico, dall'esilio babilonese in poi.
Essa cominciò infatti con le deportazioni, in Assiria, dopo la distruzione di Samaria (722 a. C.), e specialmente in Babilonia, dopo il primo (597 a. C.) e il secondo assedio e la distruzione di Gerusalemme (586 a. C.). Una forte colonia ebraica rimase da quel tempo stabilita in Babilonia, dove fin da prima dell'era cristiana fioriva lo studio della Legge, in una scuola alla quale si formò anche il celebre Hillel e dove gli Ebrei avevano anche un capo civile, il Resh galutha ("esilarca"; v.). Altri Ebrei, nel corso delle guerre con i Babilonesi, si rifugiarono in Egitto (cfr. Geremia, XLII, 14; XLIII,1-7, ecc.), dove i celebri "papiri di Elefantina", scoperti dal 1903 in poi, dimostrano l'esistenza d'una colonia militare giudaica; sappiamo del resto che Psammetico II si valse di guerrieri giudei contro l'Etiopia. Più tardi, Alessandria ebbe un'importante colonia giudaiea, sulle cui condizioni giuridiche ha recato nuova luce, pur tra le discussioni, la celebre lettera di Claudio agli Alessandrini (v.).
Più tardi ancora, l'esistenza di numerose colonie giudaiche in Roma e nelle principali città dell'Impero, come in Oriente nell'Impero dei Parti, è testimoniata da numerosi monumenti e documenti; sicché "tutta la terra e tutto il mare" erano pieni di Ebrei (Orac. sybill., III, 271). Molte di queste colonie erano senza dubbio composte in prevalenza di commercianti; fatto questo che non è esclusivo degli Ebrei, ma comune a molte popolazioni dell'Impero, soprattutto asiatiche. Se, p. es., gli Atti degli Apostoli ci parlano di Ebrei di Cirene, di Alessandria, della Cilicia e della provincia d'Asia (VI, 9), come di Giudei (di nascita o proseliti) di Cipro e di Antiochia (IV, 36; XI, 20; XXI, 16; VI, 5), o delle sinagoghe di Efeso (XIX, 8), di Tessalonica (XVII,1) e di Corinto (XVIII, 4), o di un luogo di preghiera a Filippi (XVI, 13), sono per contro ben noti i rapporti che la Chiesa cristiana di Lione, composta in prevalenza di Asiatici, mantenne con quella di Efeso; e l'esistenza, ben constatata, di gruppi immigrati in Roma, che conservavano lingua, costumi e religione nazionali, abitando in determinati quartieri della città, è stata assunta a base di una fortunata e audace teoria intorno alla costituzione e alla storia della stessa Chiesa di Roma (G. La Piana, in Harvard Theol. Review, XX, 1927, pp. 183-403).
La Diaspora giudaica presenta tuttavia un'importanza storica particolare, sia perché, dopo la definitiva distruzione di Gerusalemme (135), allorché fu vietato ai Giudei di risiedere nella città riedificata, s'impose agli Ebrei della dispersione il problema della conservazione del loro carattere nazionale, sia perché la diaspora stessa fu uno dei più potenti fattori del proselitismo giudaico; e precisamente tra i proseliti e tra i Giudei ellenizzati residenti nelle varie parti dell'Impero il cristianesimo nascente trovò a sua volta i primi aderenti e propagandisti. Il ritorno in patria degli Ebrei dispersi divenne a sua volta uno dei temi più comuni della letteratura apocalittica e delle aspettative messianiche del giudaismo.
Il nome "diaspora" che si trova già in significato collettivo e religioso nei Settanta (Salmo CXLVI, 2; II Maccabei, I, 27; Deuteronomio, XXVIII, 25 nel codice vaticano B) e nel Nuovo Testamento (Giacomo, I,1; I Pietro, I,1) è stato riesumato di frequente, in tempi moderni, per indicare sia la diffusione di una corrente religiosa, sia, da parte dei correligionarî, i membri di una comuniià che si trovano "dispersi" in paesi dove la maggioranza degli abitanti segue una fede diversa.
Bibl.: E. Schürer, Gesch. d. jüdisch. Volkes im Zeitalter Jesu Christi, 3ª-4ª ed., Lipsia 1901 segg.; J. Juster, Les Juifs dans l'Empire romain, Parigi 1914, voll. 2 (opere classiche, con indicazioni e discussioni delle fonti); A. Causse, Les dispersés d'Israel, Parigi 1929; v. anche ebrei: Storia; Religione.