didattica
La scienza dei metodi per insegnare
La didattica è la scienza che definisce i metodi e le tecniche per insegnare. Nell'uomo l'apprendimento, pur essendo un processo spontaneo, avviene soprattutto mediante attività di insegnamento, cioè percorsi di apprendimento volti a precise finalità (imparare a leggere e scrivere, prepararsi a esercitare una professione, apprendere una nuova lingua e così via). Per ciascuna finalità si devono individuare metodi appropriati e questo è il compito proprio della didattica. I metodi di insegnamento hanno subìto una notevole evoluzione attraverso le epoche storiche. I progressi recenti nel campo delle tecnologie della comunicazione hanno arricchito il patrimonio di strumenti usati per l'insegnamento, dando un potente impulso allo sviluppo della didattica
La didattica elabora e sperimenta procedimenti, tecniche e strumenti da applicare all'istruzione. Fin dall'antichità sono state perciò create istituzioni in cui realizzare forme strutturate di insegnamento, che richiedono un ambiente, dotato di appositi spazi (come aule, laboratori) e attrezzature, e il lavoro di professionisti specializzati (gli insegnanti). Dal Rinascimento in poi la scuola e le università rappresentano le principali istituzioni formative.
I metodi didattici mutano in funzione delle materie insegnate: i metodi per apprendere una nuova lingua, per esempio, sono molto diversi da quelli utili per acquisire concetti matematici. Variano, inoltre, a seconda dell'età, del grado di sviluppo e delle conoscenze e delle abilità già possedute. Il modo in cui insegniamo a un bambino di due anni la lingua materna è certo molto diverso da quello usato per insegnare l'italiano a un adulto! I metodi cambiano, infine, in rapporto agli strumenti utilizzati per l'insegnamento.
Lo sviluppo della didattica ha seguito quello dei mezzi di comunicazione resi disponibili dal progresso scientifico e tecnico. Le nuove tecnologie permettono di diffondere conoscenze e informazioni in modo istantaneo a notevole distanza e di utilizzare contemporaneamente più linguaggi; ciò ha favorito l'uso di strumenti didattici più avanzati.
Nell'età moderna la didattica si è sviluppata in conseguenza dell'esigenza di individuare metodi e tecniche che rendessero l'apprendimento non solo più produttivo, ma anche più gradevole e meno faticoso. L'educatore che ha per primo affermato in modo sistematico tale esigenza fu nella prima metà del Seicento Giovanni Comenio, il quale propose di preparare i maestri a insegnare proprio attraverso lo studio della didattica e l'uso di libri di testo illustrati con precisi percorsi di apprendimento.
Durante il Settecento si riconobbe la necessità di accordare l'insegnamento ai ritmi naturali di sviluppo del fanciullo, adeguandolo alle capacità di comprensione e al modo spontaneo di conoscere caratteristico di ogni età. Fu soprattutto il pensatore ginevrino Jean-Jacques Rousseau a sostenere che lo sviluppo segue ben definiti stadi: in quello iniziale (fino a 12 anni) il processo di conoscenza è governato dai sensi, nel secondo (fino a 15 anni) dal principio di utilità e in quello più maturo dalla ragione.
Fino alla fine del 19° secolo il metodo didattico dominante in Occidente era basato sulla lezione svolta dall'insegnante (la cosiddetta lezione frontale) e sullo studio di testi. Si mirava, cioè, a impartire le nozioni a fondamento delle varie discipline e a trasmettere la cultura scritta. Le conoscenze venivano per lo più assimilate tramite la ripetizione a memoria, secondo un metodo che derivava dalla tradizione presente negli ambienti religiosi, in cui predomina la trasmissione di contenuti della fede, come avviene ancora oggi nelle scuole coraniche. Tuttavia, già Comenio e Rousseau avevano indicato l'importanza di conoscere la realtà anche attraverso l'uso dei sensi, stimolando il contatto concreto con fatti e fenomeni tramite l'osservazione e la manipolazione.
Nel corso del Novecento numerosi insegnanti innovatori hanno sviluppato questa idea e realizzato esperimenti didattici fondati sul presupposto che l'apprendere risulta più gradevole e utile se ha origine da un bisogno spontaneo di conoscenza, che impegna attivamente l'alunno a raggiungere uno scopo. Il principio su cui si fonda in generale il metodo attivo è che 'si impara facendo'. Il filosofo e pedagogista statunitense John Dewey all'inizio del Novecento fondò tale metodo sull'idea che la conoscenza nasce dall'esigenza di riflettere per risolvere problemi che l'esperienza continuamente ci pone, ed è quindi sempre finalizzata all'azione.
Fra le esperienze di scuola attiva realizzate in Europa, particolare eco hanno avuto quelle promosse nella prima metà del Novecento dall'italiana Maria Montessori e dal francese Célestin Freinet.
Oggi tutti gli scolari sperimentano forme sia di didattica tradizionale (ascoltare la lezione dell'insegnante, leggere testi, memorizzare formule e regole e così via) sia di didattica attiva (costruire modelli o fare esperienza di laboratorio; esplorare siti naturalistici o archeologici; eseguire ricerche personali attraverso interviste, raccolta di dati, elaborazione di testi e grafici, costruzione di prodotti multimediali).
Negli ultimi anni l'utilizzo di strumenti audiovisivi (come registratori/riproduttori sonori o video) e delle tecnologie informatiche e telematiche (personal computer e varie periferiche collegate) ha permesso di sviluppare nuove tecniche didattiche basate sulla multimedialità, cioè sull'uso integrato di vari linguaggi (tra cui testi, immagini statiche e in movimento, musica e suoni). Tramite gli ipertesti, in particolare, l'alunno è agevolato nella ricerca del percorso di apprendimento più adatto alle sue esigenze e capacità, scegliendo strada facendo i nuovi collegamenti cui accedere. Mediante l'uso di specifici programmi, inoltre, impara a elaborare testi, eseguire calcoli, risolvere problemi, guidato dai suggerimenti forniti dal programma stesso (apprendimento assistito dal computer).
Fra le tecniche sviluppate dal maestro Célestin Freinet la più conosciuta è la tipografia a scuola: la classe è dotata di una pressa e di altre attrezzature necessarie per la stampa, usando le quali i bambini producono libri e giornali. Questi raccolgono testi liberi composti dai bambini stessi, la corrispondenza con alunni di altre classi o scuole, disegni e foto da loro prodotti. Viene realizzato, inoltre, un 'libro della vita', che sostituisce il tradizionale libro di testo e raccoglie le testimonianze delle esperienze di apprendimento fatte dai singoli alunni e dall'intera classe.
Il metodo proposto da Maria Montessori si fonda sul principio che l'apprendimento debba avvenire in modo naturale e senza ostacoli. È essenziale che l'ambiente sia organizzato a misura del fanciullo: nelle 'case dei bambini' da lei fondate, tavoli, sedie, lavandini sono proporzionati alla statura del bambino, che può muoversi liberamente e apprendere in modo spontaneo in un ambiente a sua misura tramite l'esperienza diretta. Questa è favorita dalla presenza di materiali didattici creati per stimolare particolari apprendimenti e utilizzati dal bambino a suo piacere.