Multimedialità
Intreccio e sintesi di molti media differenti
Nell’acquisizione e nella trasmissione delle conoscenze attraverso i diversi mezzi tecnici di comunicazione, si afferma sempre di più con i nuovi media digitali la possibilità di una radicale integrazione tra suoni e immagini, e più in generale tra diverse forme di percezione. Rispetto ai linguaggi tradizionali, come la parola, la musica o qualunque tipo di rappresentazione, questo fatto impone l’utilizzo di un nuovo linguaggio: quello multimediale
Multimediale significa «che utilizza molti media differenti», ma con il termine multimedialità si possono intendere diverse cose. Multimediale è una rivista illustrata (perché associa insieme testo scritto e immagini), o uno spettacolo teatrale là dove utilizzi anche effetti e proiezioni video, ma anche il trattamento di un argomento specifico attraverso mezzi e supporti diversi: è multimediale, per esempio, una campagna pubblicitaria che usa insieme manifesti affissi sui muri, spot in radio o in televisione, dépliants allegati ai giornali; ancora, è multimediale un corso di lingue che fornisce, insieme a un volume di grammatica, un supporto audio o video di esercitazioni, comprensivo della pronuncia.
La vera novità della multimedialità, però, non sta tanto nella integrazione di supporti diversi ma di modalità espressive e di diversi codici comunicativi: quelli dello scritto, del sonoro, delle immagini fisse e in movimento, delle ricostruzioni tridimensionali nello spazio. Tutti questi codici confluiscono in prodotti digitali fruibili tramite terminali informatici e veicolati da reti (Internet, televisione digitale, telefonia). Questi prodotti si caratterizzano per un loro proprio specifico linguaggio, anche se ancora in via di definizione: quello appunto multimediale.
In passato siamo stati abituati a trattare i diversi media separatamente, o affiancandoli l’uno all’altro: ognuno di essi aveva bisogno del suo supporto (carta, dischi in vinile, negativo fotografico e pellicola, per citarne alcuni) e di strumenti di riproduzione specifici (libri e riviste, mangiadischi, televisori), e utilizzava diverse rappresentazioni del segnale (dette analogiche).
Oggi la nostra attenzione è sempre più spesso sollecitata nella sua dimensione multisensoriale: sia per la necessità di integrare più media sia, connesso a ciò, per l’esigenza via via più frequente di trattare un numero sempre più grande d’informazioni operando ‘in parallelo’, affiancando alla fruizione sequenziale, basata sulla successione temporale delle informazioni, quella simultanea (sinottica): l’esempio classico è quello dei videogiochi dove ci si trova immersi in un ambiente che è nel contempo, grafico, sonoro e che consente l’interazione e la modificazione dello scenario virtuale.
Il linguaggio multimediale si è sviluppato a partire dall’opportunità di disporre di una gran massa di informazione presente su media diversi, ma resa uniforme con la digitalizzazione: tramite cioè la riduzione a due soli simboli (0 e 1 del codice binario) di tutti i segnali provenienti dai differenti media. In tal modo essi possono essere non più soltanto accostati e sommati, ma miscelati tra loro tanto da generare una sintesi inedita e originale, non riconducibile a nessuno dei singoli componenti, né alla semplice somma delle specifiche regole espressive.
Il linguaggio multimediale si è andato costituendo per tentativi a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta: nelle prime esperienze ha prevalso spesso una logica di giustapposizione e hanno pesato i condizionamenti dei modelli del libro, della televisione o delle prime realizzazioni informatiche per il grande pubblico. Con i primi anni Novanta è iniziata la fase di sviluppo del CD-ROM e della cosiddetta editoria elettronica: il principale dei settori in cui si è tradotta (oltre che nei giochi) la comunicazione multimediale. Dalla fine degli anni Novanta, la componente multimediale ha assunto via via maggior rilievo: con la realizzazione di una serie di nuovi prodotti destinati al mercato di massa il suo linguaggio si è andato sempre meglio definendo, consolidando le proprie caratteristiche. Ciò è avvenuto di pari passo con il rapido evolvere delle tecnologie e dei modi di comunicare: crescenti potenzialità del personal computer, nuovi sistemi e standard di compressione per i filmati, diffusione di lettori di CD-ROM e poi del DVD-ROM (dal 1997), diffusione capillare della rete internet e della telefonia mobile.
In questo processo di definizione del linguaggio multimediale, ancora in fase di sperimentazione, si confermano alcune caratteristiche costanti: la compresenza di componenti provenienti da diversi media, tra loro paritarie; la loro forte integrazione verso una sintesi originale e, ancora, la relazione di interattività tra esse e con l’utente. Insomma, la multimedialità comporta sia la ricerca di un nuovo equilibrio compositivo sotto il profilo estetico fra le componenti mediali, sia l’opportunità di valorizzare le caratteristiche del media che, di volta in volta, risulta più funzionale rispetto allo specifico obiettivo comunicativo che ci si prefigge. Un ambito particolarmente significativo è quello dell’apprendimento, dove l’integrazione di diverse modalità espressive è stata oggetto di importanti sperimentazioni e si è rivelata particolarmente efficace.
L’insieme dei contenuti della comunicazione multimediale prende forma nel momento in cui viene visualizzato su di un monitor, dove la lettura non procede in maniera lineare ma per blocchi presenti uno accanto all’altro e sulla base di segnali che indicano diverse possibili gerarchie nella fruizione delle informazioni. In questo contesto è fondamentale il ruolo della grafica come tessuto connettivo delle informazioni e quello degli strumenti di navigazione e orientamento dell’utente. Ciò proprio perché, con il superamento della fruizione sequenziale, l’utente è posto di fronte a una continua scelta tra più opzioni in parallelo.
Nella interattività consentita dalla navigazione ipertestuale (ipertesto), in particolare quella del Web, la componente multimediale assume oggi sempre maggiore rilievo. Sempre più spesso la comunicazione moderna costringe a gestire nello stesso momento più media, diversi tra loro, ciascuno con le proprie logiche comunicative, sempre in evoluzione verso nuove forme di convergenza e ibridazione: si pensi, soltanto per fare qualche esempio, all’uso dei messaggi iconici e multimediali sul telefono portatile (mms, Multimedia messaging service «Servizio di messaggistica multimediale») o alla fruizione su terminali mobili di programmi televisivi, all’uso delle webcam (telecamere collegate al computer) anche nella comunicazione via chat (interazioni in tempo reale tra utenti di Internet), fino alle applicazioni in rete della multimedialità nell’insegnamento, nel commercio o nella pubblica amministrazione. Inoltre, la capacità trasmissiva sempre più ampia offerta dalle connessioni Internet a banda larga va verso una qualità dell’audio e dell’immagine paragonabile a quella della televisione, e rende quindi sempre più incerti i confini tra i diversi media.
La rappresentazione analogica di un segnale è quella ottenuta mediante grandezze fisiche che variano con continuità, in proporzione alla variazione della grandezza rappresentata. Una rappresentazione del segnale digitale avviene invece sotto forma numerica (con il sistema binario) e le cifre indicano un valore che rappresenta per approssimazione tutti i valori della grandezza in un certo intervallo, e quindi variano con discontinuità. L’esempio tipico è quello della rappresentazione dello scorrere del tempo: analogica, negli orologi a lancette che misurano il tempo in modo continuo, e digitale in quelli omonimi, dove tra un secondo (o un minuto) e l’altro c’è una pausa (durante la quale scorrono i decimi di secondo o i secondi rappresentati sempre dalla stessa cifra) e poi scatta un altro valore.
Forse il primo studioso a riflettere sulle differenze specifiche tra i diversi media è stato Marshall McLuhan. Questo studioso canadese, dal 1952 professore all’Università di Toronto, ha dedicato tutta la vita a studiare come i diversi mezzi di comunicazione, dal linguaggio orale alla scrittura fino ai moderni media elettronici, sollecitino in modo diverso le facoltà sensoriali umane, e producano solo per questo effetti che sono anche più importanti del ‘contenuto’ stesso della comunicazione.
Nel suo libro più famoso, Gli strumenti del comunicare (pubblicato per la prima volta nel 1964), compariva la famosa frase
«il mezzo è il messaggio», che riassume appunto l’idea che nella comunicazione la scelta del mezzo tecnico con cui far arrivare il messaggio non solo non è irrilevante, ma costituisce parte integrante del messaggio stesso. Un’idea che diventa sempre più importante, man mano che si moltiplicano i media a disposizione e le possibilità di incrocio tra essi.