Uomo politico e scrittore (Firenze 1246-47 circa - ivi 1324). Guelfo bianco, partecipò attivamente all'amministrazione del Comune: fu tra l'altro due volte priore, nel 1289, quando si ebbe la vittoria di Campaldino, e nel 1301, al momento dell'ingresso in Firenze, come paciere, di Carlo di Valois, del quale egli ebbe a sperimentare dolorosamente la malafede (evitò l'esilio fruendo di una disposizione che non permetteva la condanna di chi avesse da meno di un anno ricoperto il priorato); gonfaloniere di giustizia nel 1293 e, prima, console nell'arte della seta, capitano di Orsanmichele, consigliere del Comune. Probabilmente appartengono alla sua gioventù le rime che vanno sotto il suo nome e, se suo, il poemetto allegorico L'intelligenza. Ma l'opera cui è legato il suo nome è la Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi, che abbraccia la storia di Firenze dal 1280 al 1312, assai significativa per la sincerità e la passione con cui il C. esprime il suo sdegno di uomo onesto e amante della patria contro i politicanti della fazione dei Neri: atteggiamento analogo, ma più ingenuo e limitato, a quello di Dante nella Commedia. Più che storico e cronista il C. è un politico che sogna una soluzione dei problemi che angustiano la patria e il risentimento dell'uomo di parte è tutt'uno con la pena del cittadino che vede troppo lontana tale soluzione e di ciò si accora e amareggia. I dubbî sull'autenticità della cronaca, sollevati nell'Ottocento, sono stati poi abbandonati.