diplomazia
Insieme dei procedimenti attraverso i quali uno Stato mantiene le normali relazioni con altri soggetti di diritto internazionale (Stati esteri e altri enti con personalità internazionale). La storia della d., cioè dei processi attraverso i quali gli Stati regolano i rapporti reciproci, pur intrecciandosi con la storia della politica estera e dei trattati internazionali, mantiene una sua autonomia, rinnovata dall’accentuazione degli aspetti socio-culturali nei quali essa trova prevalentemente il suo contesto. La concezione della d., diffusa nel mondo intero sulla base della necessità di comporre conflitti e ottenere accordi militari e commerciali, nasce e si sviluppa in Europa. Dai rapporti tra le poleis dell’antica Grecia all’espansionismo romano nei confronti dei vari popoli, si forma la figura del legato, protetto da lasciapassare e da immunità, caratterizzato da un cerimoniale strettamente regolato, connotato da una retorica e un abbigliamento rituali e simbolici che rimarcano il rango del potere che egli rappresenta. Dopo la Pace di Lodi (1454), che raggiunge un difficile equilibrio tra i vari Stati regionali italiani, matura l’opportunità di costituire rappresentanze stabili presso le corti con il duplice obiettivo di avere un’informazione continua e di regolare sul nascere le divergenze. Si costituisce così un personale specializzato di provenienza aristocratica e di forte impronta umanistica (N. Machiavelli, F. Guicciardini, B. Castiglione), che spesso poi accede alle cariche istituzionali. Inoltre le relazioni e i dispacci degli ambasciatori costituiscono la base dell’informazione politica nell’Età moderna. Dall’Italia (dove pure si sviluppa in modo differenziato) questo sistema, a partire dal sec. 16°, si diffonde in Europa e si rafforzano, sulla base del principio di reciprocità, gli aspetti cerimoniali e di entretien legati alle ambasciate stabili presso le corti. L’attività diplomatica pontificia, attiva già nel Medioevo su scala planetaria nel contesto del potere universale, si inserisce in questo movimento con le nunziature apostoliche permanenti (con funzioni anche ecclesiastiche che provocano talvolta le reazioni degli Stati). Con la Pace di Vestfalia (Münster e Osnabrück, 1642-48) si esaurisce definitivamente l’idea di regolare i rapporti tra gli Stati sotto l’egida di un potere dinastico universalistico e cattolico. Il confronto tra potenze, divise anche dalla confessione religiosa, si orienta verso la costituzione di un sistema di Stati in Europa, regolato dalla nascente dottrina del diritto internazionale (jus gentium) espressa da A. Gentili e U. Grozio. I rapporti stabili tra le potenze e, in particolare, le conferenze di pace segnano, nei secoli successivi, la ricerca di un equilibrio internazionale, pur ridisegnando talora le carte politiche (Pace di Utrecht, 1713). Al Congresso di Vienna (1815) gli stessi sconfitti, i francesi, partecipano alla ridefinizione di tale equilibrio all’interno del «concerto europeo». Tra 19° e 20° sec., in un contesto in cui l’attività diplomatica, pur mantenendo una propria sfera di segretezza, è esposta all’opinione pubblica e al rapido sviluppo dei mezzi di comunicazione, tale ricerca dell’equilibrio è perseguita, insieme all’interesse del proprio Paese (non senza tensioni come accade a Versailles nel 1919), da un ceto diplomatico professionalizzato impegnato in una d. multilaterale. Quest’ultima, sviluppatasi in un primo tempo occasionalmente (come a Berlino nel 1878 in cui si discute anche dell’assetto coloniale dell’intero pianeta), diviene poi permanente attraverso organizzazioni come la Società delle nazioni e l’ONU o anche la Comunità economica europea, poi Unione Europea, con una diminuzione dell’importanza della tradizionale d. bilaterale e un’estensione dell’azione diplomatica dai settori politico-militari a settori diversi, dalla giustizia alle migrazioni, con una proliferazione di tali organizzazioni a livello mondiale.