Economia sommersa
Qualsiasi attività economica che presenti la caratteristica di sfuggire all'osservazione statistica può essere indicata come appartenente all'economia sommersa (v. IMF, 1979). La sommersione può derivare dal fatto che i soggetti si sottraggono volontariamente all'osservazione, soprattutto per motivi di ordine fiscale (desiderio di evadere le imposte), oppure giuridico (mancanza di condizioni per svolgere legalmente una determinata attività), oppure ancora morale (vergogna, cattiva coscienza). Può altresì derivare da un errore sistematico nell'osservazione, indipendentemente quindi dalla volontà dei soggetti osservati.
L'attività economica sommersa dei soggetti può inoltre collocarsi al di fuori del normale campo di osservazione statistico-economica e precisamente nell'economia familiare o informale (v. § 1d). Infine, determinati comportamenti di tipo criminale (v. § 1e) possono essere intesi come un particolare tipo di attività economica sommersa, a carattere anomalo.
Il concetto di economia sommersa è sfuggente e sfaccettato a causa dell'intreccio di elementi economici e di elementi di diversa natura che sono normalmente oggetto di studio da parte di altre discipline sociali. Ciò si riflette nell'estrema varietà dei termini utilizzati per descrivere l'economia sommersa (tra cui 'informale', 'nascosta', 'sotterranea', 'parallela', 'irregolare', 'nera', 'duale', 'crepuscolare' o shadow economy) e delle relative tassonomie, opera di economisti, statistici e sociologi. Il concetto che qui si propone ha carattere generale - pur escludendo i settori sopra ricordati dell'economia familiare e dell'economia criminale, che saranno esaminati separatamente - e si fonda sulla rappresentazione stilizzata di un'economia come sistema di flussi reali e finanziari tra 'operatori' (famiglie, imprese, amministrazione pubblica, resto del mondo) concretatasi nei sistemi di contabilità economica nazionale. Secondo tale rappresentazione, l'economia sommersa può quindi essere intesa come un complesso di flussi paralleli a quelli osservati, e quindi 'ufficiali'. Non si identifica, pertanto, con l'evasione fiscale, anche se spesso sommersione ed evasione fiscale si presentano tra loro congiunte. Vi è infatti evasione fiscale senza sommersione quando i contabili nazionali stimano l'ammontare dell'evasione e lo inglobano nelle loro valutazioni delle grandezze nazionali; ci si trova di fronte a sommersione senza evasione quando, come per molte attività agricole, nessuna imposta sarebbe dovuta sull'attività non rilevata.
Dato il carattere bilanciante dei sistemi di contabilità economica nazionale, la sottostima delle risorse disponibili per il sistema - derivanti da produzione e importazioni - deve essere accompagnata da una pari sottostima delle risorse impiegate dal sistema, e cioè degli impieghi interni e delle esportazioni.
Ciò può avvenire per due motivi: in primo luogo perché alcuni flussi sommersi risultano totalmente separati, dal punto di vista contabile, da quelli dell'economia ufficiale, per esempio per alterazioni nella contabilità delle imprese (v. § 1b). Questa parte dell'economia sommersa è di valutazione estremamente difficile, largamente congetturale e indiziaria.In secondo luogo, la sommersione può avvenire perché i due flussi si intrecciano, in modo che una parte della produzione ufficialmente stimata non viene più rilevata al momento della sua utilizzazione, mentre altre attività, sommerse al momento della produzione, vengono rilevate quando danno luogo a consumi e investimenti. La necessaria, apparentemente improbabile, corrispondenza è dovuta ai metodi di determinazione statistica dei grandi aggregati dell'economia che portano alla necessità di eliminare le discrepanze tra stime discordanti delle risorse e degli impieghi.Per definizione, i flussi sommersi non possono far capo all'amministrazione pubblica, le cui entrate e uscite sono rigorosamente controllate. Essi devono quindi svolgersi tra famiglie e imprese (v. § 1a), all'interno dell'operatore imprese (v. § 1b), oppure tra gli operatori interni, e cioè famiglie e imprese, e il resto del mondo (v. § 1c).
Gli scambi a carattere irregolare tra famiglie e imprese costituiscono la parte più studiata dell'economia sommersa. Le famiglie possono fornire alle imprese in maniera irregolare lavoro e capitale; oppure possono acquistare irregolarmente beni e servizi. Lo scambio irregolare di lavoro avviene in forme e su mercati tipici.
1. Mercati neri del lavoro a tempo pieno, nei quali l'offerta è rappresentata sia da individui appartenenti alle forze lavoro ma privi di occupazione (disoccupati, persone sospese dal lavoro - in cassa integrazione o simili - oppure in cerca di prima occupazione), sia da individui ufficialmente non appartenenti alle forze lavoro (pensionati, casalinghe, studenti).
2. Mercati del lavoro caratterizzati da quantità scambiate, inferiori al minimo contrattuale (lavoro a tempo parziale). L'offerta è rappresentata, oltre che da individui di cui al punto 1, da lavoratori regolarmente occupati che svolgono così un secondo lavoro - 'secondolavoristi' o 'doppiolavoristi'. (Purché questo lavoro, mancando di qualche requisito di regolarità, venga occultato o nei fatti non rilevato. Una particolare forma di secondo lavoro sommerso è rappresentata dal lavoro straordinario irregolare, perché non dichiarato, svolto da lavoratori regolarmente occupati). Il secondo lavoro di lavoratori dipendenti può anche assumere carattere autonomo e pertanto non essere oggetto di minimi contrattuali; oppure può svolgersi all'interno dell'economia familiare o informale (v. § 1d), o, addirittura, dell'economia criminale (v. § 1e). Il secondo lavoro può presentarsi in varie forme che comprendono attività meramente integrative dell'occupazione principale, attività occasionali o saltuarie e infine attività caratterizzate da un consistente impegno di tempo che producono un reddito non molto inferiore, e talora superiore, al reddito dell'occupazione principale. Quest'ultima tipologia si presenta come particolarmente importante e va collegata al cosiddetto 'sistema delle garanzie': chi svolge una prima occupazione garantita (e quindi con diritto a pensione, ecc.) si trova in posizione forte sul mercato dell'occupazione irregolare, rispetto a chi non ha un lavoro istituzionale, perché presenta caratteri di affidabilità, qualificazione e copertura previdenziale. Il secondo lavoro diventa così, più ancora del lavoro 'nero', una sorta di correttivo di fatto delle rigidità e imperfezioni del mercato ufficiale del lavoro (v. § 2b), nel senso che gli stessi lavoratori fortemente garantiti sul mercato ufficiale accettano di lavorare senza garanzie e soggetti alla variabilità della congiuntura in una seconda attività.
3. Lavoro a domicilio formalmente autonomo, ma di fatto derivante dalle ordinazioni di un unico committente. Questi mercati sono tradizionalmente caratterizzati dal predominio degli acquirenti, ossia dei datori di lavoro; non mancano, però, mercati irregolari caratterizzati dal predominio dei lavoratori, in particolare se dotati di specifiche conoscenze o qualifiche.Lo scambio irregolare del capitale presenta grande varietà di forme; dall'usura, in cui il tasso di interesse è superiore a quello del mercato regolare, al prestito a tassi di favore, ottenuto, per esempio, da un imprenditore presso parenti. L'esistenza di un consistente differenziale tra tassi attivi e passivi fa sì che si determini un'area di prestiti vantaggiosi sia per il prestatore sia per il prestatario, con tassi pagati dal secondo inferiori a quelli richiesti dalle banche e al tempo stesso superiori a quelli che il prestatore riceverebbe per i normali impieghi di quel denaro.I flussi sommersi tra famiglie e imprese non si limitano, però, allo scambio di lavoro e capitale. Le famiglie possono ugualmente acquistare dalle imprese beni e servizi in maniera sommersa. Ciò avviene prevalentemente mediante transazioni che comportano l'evasione totale o parziale delle imposte, normalmente mediante la non fatturazione o la sottofatturazione di beni e servizi dal commercio lecito. Gli scambi possono avvenire in mercati irregolari ('mercatini') oppure attraverso canali regolari nei quali sia diffusa la pratica della sottofatturazione. Rientrano in questa categoria, per esempio, le prestazioni relative a riparazioni domestiche o servizi sanitari che le famiglie acquistano da piccole imprese (sovente semplici lavoratori autonomi o liberi professionisti), le quali si rifiutano o evitano di emettere una regolare fattura per l'intero ammontare, e anche gli scambi di generi di contrabbando.
Tipologie analoghe a quelle degli scambi tra famiglie e imprese (con l'eccezione degli scambi di lavoro) si verificano anche nelle transazioni tra imprese. In particolare, va rilevato che anche un bene regolarmente scambiato e fatturato tra un'impresa e un consumatore può incorporare elementi di irregolarità derivanti da precedenti scambi tra imprese nel corso del processo produttivo (sottofatturazione o non fatturazione).
Importanti fenomeni di sommersione possono derivare inoltre, come si è già accennato, da pratiche contabili interne alla singola impresa e quindi indipendentemente da scambi, generalmente per sottovalutazione dell'attività produttiva, con intento deliberato di evasione fiscale. I principali processi di questo tipo comportano la valutazione eccessiva degli inputs del processo produttivo, mediante imputazione all'attività produttiva di spese che sono in realtà consumi privati (un viaggio di piacere compiuto con l'auto dell'azienda e 'scaricato' sui costi aziendali) oppure che rappresentano acquisti di beni d'investimento (acquisto di macchinari contabilizzato completamente in un esercizio essendo stato irregolarmente fatturato come materiale di consumo). La sottovalutazione di valore aggiunto che ne deriva ai fini della contabilità nazionale comporta, come contropartita, una valutazione inferiore di consumi privati nel primo caso e d'investimenti produttivi nel secondo.
Un'altra serie di flussi sommersi riguarda il resto del mondo. Con esso le famiglie possono scambiare irregolarmente fattori produttivi (lavoro irregolare all'estero, capitali che trovano impiego all'estero in violazione delle leggi vigenti e pertanto non vengono rilevati e analoghi flussi in direzione contraria, purché così si generino redditi irregolari in entrata e in uscita dal paese). Possono inoltre acquistare all'estero e importare irregolarmente nel paese beni e servizi, in particolare servizi domestici forniti da stranieri non residenti, in posizione irregolare (per esempio, baby-sitters straniere con visto turistico). Più consistente può rivelarsi lo scambio irregolare tra il resto del mondo e le imprese che si concreta nella posizione irregolare di lavoratori stranieri operanti all'interno del paese, in operazioni irregolari di capitale e, infine, in importazioni ed esportazioni che in parte avvengono nella forma del contrabbando, ma più di frequente debbono il loro carattere parzialmente sommerso rispettivamente alla sovra- o sottodichiarazione del valore delle merci oggetto di scambio.Le conseguenze sui conti nazionali sono rappresentate da sottovalutazioni di importazioni (con contropartita normalmente negli impieghi interni) e di esportazioni (con contropartita nel prodotto interno lordo).
L'economia familiare (talora detta anche 'economia informale') consiste delle attività economiche che si esauriscono all'interno delle singole famiglie, intese in senso statistico, e quindi composte anche di individui singoli i quali vivono in maniera autonoma. Comprende pertanto la produzione domestica (lavoro di cucina e di pulizia della casa, cura dei bambini e dei familiari malati, manutenzione dell'alloggio, ecc.), la produzione, realizzata e utilizzata in ambito familiare, derivante dall'opera di non professionisti, ossia di persone che non svolgono quell'attività al di fuori della famiglia ('fai-da-te', attività dilettantistiche, ivi compresi gli orti coltivati da non agricoltori senza fini di vendita all'esterno, ecc.), il lavoro volontario non retribuito. Si devono includere nell'economia familiare anche particolari scambi, generalmente saltuari, tra famiglie (scambio di abitazioni di vacanze, baby-sitting reciproco, ecc.).
Le produzioni dell'economia familiare non rientrano nel concetto economico di produzione adottato dalla contabilità nazionale, tranne casi particolari e ben specificati (autoconsumo di beni e servizi da parte di produttori che vendono gli stessi prodotti sul mercato; autoconsumo di servizi locativi per le abitazioni occupate dai proprietari, ecc.). L'economia familiare è però rilevante ai fini dell'analisi economica, in quanto la variazione dei suoi confini, ossia il trasferimento di attività produttive all'interno o all'esterno delle famiglie, può provocare distorsioni apprezzabili nei tassi di variazione degli aggregati economici nazionali e quindi nella percezione dei cicli congiunturali e degli andamenti di lungo periodo (v. § 3a). Tali produzioni attirano vivamente l'attenzione di sociologi e antropologi in quanto offrono indicazioni precise sulla struttura e sui rapporti interni delle famiglie.
Per attività economiche criminali s'intendono normalmente le attività che possono essere considerate affini alla produzione da un punto di vista economico ma comportano, almeno per una delle parti, la violazione di norme del codice penale (escluse le violazioni delle sole norme fiscali che abbiano rilevanza penale, le quali vengono fatte rientrare nelle tipologie di sommersione descritte nei §§ 1b e 1c).
Il requisito dell'affinità all'attività produttiva induce a escludere dal novero dell'economia criminale - e a classificare quale trasferimento improprio all'interno dell'operatore 'famiglie' - il caso del borseggiatore occasionale che alleggerisce un passante del portafoglio, o del ladro che asporta un oggetto da un'abitazione. Più incerto è il caso del medesimo furto se il borseggiatore opera all'interno di un'organizzazione stabile che ha quindi dei 'costi' e un 'giro d'affari' per certi versi analogo a quello delle attività legali. Questo tipo di attività criminale è di difficile classificazione e non c'è unanimità tra gli studiosi. Si è, invece, ormai inclini a considerare come strutturalmente affini, anche se non sommabili, a quelle dei settori produttivi normali, le attività produttive di beni e servizi illegali acquistati in termini consensuali (produzione e traffico di droga, prostituzione, scommesse clandestine, ecc.) (v. Siesto, 1987).
Gli atti criminali nei confronti delle imprese si possono configurare come costi di produzione non documentabili ufficialmente e comunque non deducibili (per esempio furti non assicurati o assicurabili). Il caso forse più frequente, ossia le taglie pagate dai commercianti a organizzazioni malavitose, può essere considerato come un acquisto forzoso di servizi di sicurezza anomali. Talora l'acquisto di servizi è almeno parzialmente volontario, per esempio nel caso dell'intermediazione impropria, con 'tangenti' pagate per assicurarsi una commessa pubblica. Tutte queste attività non incidono sulla valutazione totale della produzione, bensì sui conti della distribuzione del reddito, inducendo a una sopravvalutazione del risultato lordo di gestione rispetto ai costi.
La maggioranza dei contabili nazionali ritiene che gli strumenti d'indagine finora disponibili non consentano una stima sufficientemente sicura dell'importanza economica della criminalità (v. Siesto, 1987, pp. 30-31). Per questo, molti pensano sia consigliabile la costruzione di 'conti-satellite' delle attività criminali, coerenti con lo schema generale dei conti nazionali, ma al di fuori di esso. In questa direzione si spingono le sempre più frequenti stime non ufficiali dell'importanza economica delle attività criminali.
Nell'opinione corrente, il 'valore aggiunto' di queste attività (ossia il totale dei ricavi delle organizzazioni criminali, meno i costi da queste sostenuti per acquisti all'esterno delle organizzazioni stesse) viene spesso confuso con ciò che viene impropriamente chiamato 'giro d'affari' (ossia il solo ammontare dei ricavi), ovviamente molto maggiore. Il giro d'affari di queste attività, determinabile soltanto in via largamente congetturale, consente di valutare l'ordine di grandezza della componente 'illecita' nelle transazioni economiche nazionali (v. CENSIS, 1988; v. CENSIS e CDS, 1991).
Da quanto sin qui detto, si giunge alla conclusione che sotto l'etichetta della sommersione si presenta in realtà un insieme complesso di fenomeni diversi. Tale diversità è da collegarsi con la varietà delle cause, che vanno analizzate per poter giungere a una valutazione globale. In quest'analisi è opportuno distinguere l'economia familiare da quella extrafamiliare.
I motivi che spingono i soggetti a operare nell'economia familiare sono essenzialmente due.Il primo è rappresentato da giudizi di valore, gusti, caratteristiche storiche e culturali che fanno ritenere inaccettabile, oppure, al contrario, irrinunciabile lo svolgimento di determinate attività entro i confini della famiglia. Nelle famiglie italiane di classe media, per esempio, fu a lungo considerato umiliante provvedere direttamente alle pulizie domestiche, invece di farle eseguire da una cameriera; in altre famiglie, dal reddito medio-basso, la madre, un tempo, non avrebbe mai pensato di affidare il proprio figlio piccolo a un asilo nido, oppure a una baby-sitter, per poter svolgere un lavoro retribuito fuori casa. L'attenuarsi di queste convinzioni ha portato dentro i confini dell'economia familiare gran parte dell'attività di pulizia domestica e fuori dai suoi confini una parte almeno dell'attività di chi accudisce i bambini.
Il secondo motivo per cui si opera all'interno dell'economia familiare è l'impiego ottimale della risorsa lavoro (ed eventualmente del capitale) di cui la famiglia dispone. L'entità dell'attività produttiva compiuta all'interno dell'economia familiare è, infatti, funzione dei redditi che i fattori produttivi impiegati in questo genere di produzioni potrebbero ottenere sui mercati esterni alla famiglia e dei prezzi ai quali potrebbero essere acquistati all'esterno i beni producibili nell'ambito familiare. Un fattore importante è dato dall'accessibilità di prodotti e tecnologie tali da consentire effettivamente lo svolgimento in ambito domestico di determinate attività produttive.
Un esempio può chiarire questo tipo di sommersione. La disponibilità sul mercato di attrezzi portatili a basso costo, come il trapano elettrico, ha posto numerosi lavori di riparazione domestica - che prima richiedevano un'attrezzatura posseduta solo da professionisti - alla portata di moltissime famiglie. La decisione di acquistare l'attrezzatura e di effettuare direttamente questi lavori, invece di farli svolgere da un professionista esterno, dipende, al di là della soddisfazione che taluni soggetti ne possono ricavare, dalla quantità di tempo libero, dai suoi eventuali impieghi alternativi, dal reddito.
Le dimensioni dell'economia familiare di regola non mutano bruscamente nel tempo, ma nel lungo periodo la loro variazione può provocare un effetto non trascurabile. Per tutti gli anni cinquanta e sessanta, la tendenza prevalente delle famiglie nelle società occidentali avanzate è stata quella di lavorare di più all'esterno e acquistare contemporaneamente dall'esterno un maggior numero di prodotti. È così praticamente scomparsa la confezione casalinga degli abiti, si è fortemente ridotta quella dei cibi, e in parte anche la piccola agricoltura degli orti domestici. Questi beni, anziché essere prodotti, sono stati acquistati, dando luogo a un apparente aumento della produzione complessiva (v. § 3b).
Negli anni settanta e ottanta la tendenza si è probabilmente invertita, per la diffusione del 'fai-da-te' e di un turismo di massa nel quale le prestazioni di tipo alberghiero vengono sovente fatte rientrare nell'economia familiare (è il caso di chi, abituato a trascorrere le proprie vacanze in albergo, si converte al camper di sua proprietà, provvedendo direttamente alla pulizia e alla confezione dei cibi). La corrispondente minore produzione dei settori ufficiali è, anche qui, solo apparente, essendo compensata da un aumento della produzione all'interno dell'economia familiare.
Se oltrepassiamo i confini dell'economia familiare e osserviamo la più vasta scena economica esterna alle famiglie, troviamo che i soggetti che operano in maniera sommersa (e la cui sommersione non è il risultato di meri errori statistici) possono sommariamente dividersi in due grandi gruppi. Il primo è costituito da individui che continuano o continuerebbero a operare nell'economia sommersa anche in presenza della possibilità alternativa di operare su un mercato regolare. La loro decisione deriva dalla percezione di un vantaggio, misurabile in termini monetari, a carattere immediato o comunque direttamente riferibile alla transazione in questione. Tale vantaggio può derivare sia dall'evasione di imposte dirette e di imposte indirette, sia infine dal mancato rispetto di normative (per esempio in materia di edilizia abitativa), tutte cose che si traducono prevalentemente in minori costi di produzione o in maggiori ricavi. I soggetti valutano, in base a calcoli personali, non necessariamente espliciti, il 'rischio fiscale', dato dal prodotto della valutazione soggettiva della probabilità di scoperta dell'evasione da parte delle autorità per il tasso marginale di penalità da pagare per ogni lira di reddito non dichiarato che viene scoperta. Esso risulta quindi collegato alla severità della pena e alla percezione soggettiva dell'efficienza dell'apparato antievasione.
Il secondo gruppo è costituito da individui prevalentemente spinti alla sommersione non già da vantaggi fiscali, bensì dalle imperfezioni dei mercati, ossia dalle barriere che impediscono loro di accedervi o limitano la loro offerta. Tali barriere possono riguardare la quantità e/o la qualità delle prestazioni. Le barriere relative alla quantità riguardano prevalentemente gli individui disposti a lavorare solo per un numero di ore inferiore al minimo contrattuale (v. § 1a): essi possono farlo soltanto in maniera irregolare. Le barriere relative alla qualità riguardano soprattutto un'ampia gamma di servizi che i soggetti sarebbero lieti di svolgere ufficialmente, mentre ne sono impediti dalle norme vigenti (professioni di vario tipo svolte in maniera abusiva). Se anche ne ricavano un vantaggio fiscale, questo non è il motivo prevalente della loro sommersione.In questo gruppo rientrano le imprese e i lavoratori spinti alla sommersione dalle imperfezioni e dalle rigidità del costo del lavoro. Ciò è particolarmente vero in Italia dopo l'entrata in vigore dello Statuto dei lavoratori: il divario tra il costo effettivamente sostenuto dai datori di lavoro e la retribuzione di fatto percepita dai lavoratori è ampio e crescente e costituisce un forte incentivo istituzionale alla sommersione di almeno parte delle prestazioni (mantenendo, in quest'ultimo caso, le garanzie fornite dall'occupazione ufficiale). Il vantaggio, derivante dal mancato pagamento di imposte e oneri sociali di vario tipo, viene diviso tra le parti in base alla loro forza contrattuale. È quindi possibile che con una soluzione irregolare il lavoratore ottenga una retribuzione immediata superiore e il datore di lavoro sopporti un costo inferiore a quello della corrispondente soluzione regolare.
Le transazioni tra due soggetti del primo gruppo arrecano a entrambi un vantaggio monetario, variamente suddiviso, corrispondente all'imposta non pagata (si pensi, per esempio, allo scambio di un prodotto tra due imprese in evasione di imposta). Le transazioni che coinvolgono due soggetti del secondo gruppo riguardano soprattutto le professioni svolte in maniera irregolare per l'esistenza di barriere all'ingresso, ivi compreso il caso degli impiegati che svolgono attività secondarie alle dipendenze di altri datori di lavoro quando questo è espressamente vietato. Di regola, chi opera al di fuori di queste barriere offre prestazioni a un prezzo inferiore a parità di qualità, salvo l'eventuale danno che può derivare dalla mancanza di professionalità e di controlli.
Le situazioni sin qui descritte sono caratterizzate da comunanza o quantomeno da non conflittualità di interessi tra le parti. Quando però avvengono transazioni tra un soggetto del primo e un soggetto del secondo gruppo, gli interessi sono contrastanti: il soggetto del secondo gruppo, infatti, rispetterebbe le regole se ne avesse la possibilità, una possibilità che il soggetto del primo gruppo gli nega. In questo caso il soggetto del primo gruppo è frequentemente un monopsonista, unico possibile acquirente del lavoro offerto dai soggetti del secondo gruppo. Ciò comporta una redistribuzione di reddito nei confronti del monopsonista sia da parte dello Stato che non incassa le imposte dovute, sia da parte dei lavoratori per la differenza tra la retribuzione che deriverebbe da un'analoga prestazione regolare e quella effettivamente percepita.
L'analisi delle conseguenze economiche della sommersione deve limitarsi, per quanto abbiamo detto prima, alle attività extrafamiliari e non criminali. Questo tipo di sommersione provoca distorsioni e deformazioni nell'osservazione del sistema economico; può indurre a diagnosi congiunturali e strutturali fallaci e a politiche economiche errate (v. § 3a). Se questo tipo di conseguenze può senz'altro dirsi negativo, occorre subito sottolineare che la sommersione può avere conseguenze di rilievo, non necessariamente negative, sul livello dei prezzi e dell'occupazione, sugli investimenti e, in definitiva, sul tasso di sviluppo.
Dal punto di vista statistico, l'esistenza di sommersione implica la sottovalutazione di un qualsiasi singolo dato economico dovuta alla presenza di una parte non rilevata del fenomeno che il dato rappresenta. Una sottovalutazione percentualmente uniforme delle grandezze economiche ha, però, un'importanza relativamente piccola, tranne che nel caso di confronti con altri sistemi economici caratterizzati da un diverso grado di sommersione, in quanto i valori assoluti dei fenomeni hanno generalmente, nell'analisi macroeconomica, un peso inferiore ai rapporti tra i valori. È quindi la difformità dell'incidenza dell'economia sommersa, più che il livello generale di sommersione, a complicare l'osservazione economica. Quando l'area economica sommersa si contrae, ma si concentra in pochi settori, la distorsione nell'osservazione può addirittura aumentare; la distorsione può, inversamente, diminuire, pur in presenza di un aumento dell'incidenza complessiva della sommersione, qualora tale aumento si verifichi nei settori in precedenza meno sommersi e abbia pertanto un'influenza statisticamente riequilibratrice.
Passando da un quadro statico a un quadro dinamico, la sommersione fa sì che il tasso di variazione effettivo di un qualsiasi dato economico sia differente dal tasso di variazione osservato. La differenza tra i due tassi risulta direttamente proporzionale all'incidenza percentuale dell'aggregato rilevato rispetto a quello effettivo e alla differenza tra il tasso di variazione della parte sommersa e il tasso di variazione della parte rilevata (v. Deaglio, 1985, pp. 104-105).
È possibile, partendo da questa premessa, stabilire un ordine di grandezza delle distorsioni causate dalla sommersione sui tassi di variazione degli aggregati nazionali e in particolare dell'indicatore complessivo maggiormente usato, e cioè del prodotto interno lordo. Occorre partire dalla constatazione che ben raramente le stime sull'ampiezza della produzione sommersa superano il 20-30% della produzione rilevata e che, là dove è stato possibile costruire serie storiche della sommersione, i tassi di sviluppo del settore sommerso altrettanto raramente superano il doppio di quelli del settore ufficiale.
È possibile dimostrare (v. Deaglio, 1985, pp. 105 ss.) che, in queste condizioni, il tasso di sviluppo è sottovalutato del 15-20%: a un tasso di sviluppo osservato pari a circa il 5% corrisponde quindi un tasso di sviluppo effettivo pari a circa il 6%. Se ne può concludere che, in assenza di variazioni nei confini tra emerso e sommerso, la distorsione nel tasso di sviluppo che si riscontra con valori 'normali' dell'economia sommersa non è tale da alterare in maniera sostanziale la lettura dei dati congiunturali, pur potendo indurre a errori non trascurabili di valutazione in importanti elementi di dettaglio.
Errori di rilevazione di portata analoga si possono verificare in presenza di movimenti di emersione o di sommersione, ossia di variazioni dei confini dell'area sommersa o dell'economia familiare. Il trasferimento di attività economiche pari all'1% del prodotto interno lordo dal settore emerso al settore sommerso dell'economia comporta, ovviamente, una riduzione di pari entità del tasso di variazione osservato e un aumento nel caso contrario.
Si può ritenere però che, in via normale, questi spostamenti di confini, per quanto importanti nel lungo periodo, siano di portata relativamente modesta in ogni singolo anno, a meno di avvenimenti eccezionali (v. Deaglio, 1985, pp. 155 ss.), quali un inasprimento assai impopolare del carico fiscale che faccia aumentare massicciamente l'evasione. La distorsione addizionale dovrebbe quindi, normalmente, essere contenuta in qualche decimo di punto percentuale del tasso di sviluppo. Ciò non toglie che, in anni particolari, chi osserva le cifre della congiuntura faccia bene a porsi l'interrogativo se quelle cifre non debbano ritenersi particolarmente distorte da una forte e occasionale tendenza al mutamento dei confini tra economia ufficiale, economia sommersa ed economia familiare.
La sommersione induce a una sottovalutazione dell'occupazione effettiva, espressa sia in unità di lavoro sia in numero di occupati; tale sottovalutazione è tanto maggiore quanto minore è l'incidenza dei 'secondolavoristi' sul totale degli occupati. Gli effetti sulla valutazione della produttività del lavoro sono ambigui: se prevalgono forme di sommersione 'tradizionali', generalmente poco efficienti, la produttività media del lavoro ufficialmente rilevata risulta superiore a quella effettiva; se, d'altro canto, la sommersione riguarda settori 'moderni' e attività con produttività superiore alla media, il dato ufficiale sottostima la produttività del sistema.
Gli effetti sull'inflazione sono essi pure ambigui, in quanto, anche nei sistemi a economia di mercato, un notevole numero di prezzi è stabilito d'imperio. Alcuni di questi prezzi vengono fissati a livelli relativamente elevati perché contengono una rilevante imposta indiretta; altri, i cosiddetti 'prezzi politici', sono invece inferiori a quelli che deriverebbero da un normale funzionamento del mercato. Nel primo caso, il prezzo ufficiale fa sorgere mercati neri di carattere tipico (a cominciare da quello del contrabbando) con prezzi inferiori a quelli ufficiali. Nel secondo caso, invece, l'eventuale mercato irregolare fa registrare prezzi più elevati del prezzo politico. Esso sorge per la cattiva qualità o per l'insufficiente disponibilità del bene fornito sui mercati ufficiali. Le conseguenze dirette sull'inflazione effettiva dipenderanno dal prevalere di una delle due tendenze.
Vi sono poi conseguenze indirette, a carattere antinflazionistico, relativamente a beni e servizi i cui prezzi non subiscano l'interferenza pubblica, derivanti dalla traslazione del vantaggio monetario causato dall'omesso pagamento delle imposte. In mercati competitivi, una parte considerevole di questo vantaggio viene effettivamente trasferita all'acquirente finale e l'impresa che cercasse di tenerlo totalmente per sé rischierebbe l'uscita dal mercato.
Oltre al vantaggio delle parti, vi è perciò un vantaggio collettivo o economia esterna, derivante sia dagli effetti diretti dei minori prezzi sia da quelli indiretti e cioè dalla tendenza antinflazionistica sugli indici dei prezzi se i prodotti sommersi si mescolano a quelli ufficiali e vengono ufficialmente rilevati. A fronte di questo vantaggio collettivo vi è, però, un danno collettivo, o diseconomia esterna, derivante dai mancati introiti fiscali; questo può comportare un inasprimento fiscale, un minore livello di servizi pubblici a parità di altre condizioni, un maggiore indebitamento pubblico con conseguente rialzo dei tassi d'interesse.
Passando da considerazioni di carattere statico a considerazioni di carattere dinamico, per quanto detto prima a proposito dell'economia familiare (v. § 1d) è probabile che i dati ufficiali sovrastimino la ciclicità di breve e di lungo periodo dei sistemi economici. È, infatti, ragionevole supporre che nelle fasi di ripresa le famiglie trasferiscano risorse lavorative dall'economia familiare al settore ufficiale, che l'incentivo all'evasione fiscale si riduca a causa della possibilità di ottenere comunque buoni guadagni nell'economia ufficiale e anche che le barriere all'esercizio di determinate attività divengano meno rigide. Per contro, nelle fasi recessive, le famiglie reagiscono alla minore domanda di lavoro da parte delle imprese impiegando al loro interno, quando possibile, il lavoro non più richiesto; la contrazione dei guadagni rende più appetibile la prospettiva di evadere le imposte; le varie categorie produttive difendono i loro redditi impedendo l'accesso di nuovi concorrenti mediante barriere più severe all'ingresso. Tenendo conto di tutti questi fattori, i periodi di grandi boom e di grandi crisi risultano meno spettacolari per l'effetto generale anticiclico del settore sommerso.Per questi motivi, la distorsione causata dall'economia sommersa, di per sé d'importanza secondaria, può aver avuto negli ultimi decenni un effetto indiretto sulle politiche economiche, inducendo i governi a frenare più del necessario le economie nelle fasi di espansione, percepite come più intense di quanto fossero in realtà, e a espanderle più del necessario nelle fasi di recessione.
I metodi diretti di stima dell'economia sommersa sono volti alla verifica di fatto dell'entità del fenomeno. Si basano su risposte volontarie, generalmente non verificate e non verificabili, a questionari, di solito somministrati mediante interviste dirette a campioni rappresentativi oppure a un intero, piccolo universo (un caseggiato, un piccolo comune, una fabbrica, ecc.). In queste indagini, la reticenza dei soggetti può essere superata solo con la convinzione che l'anonimato verrà rispettato. Talora, la conoscenza diretta della realtà locale da parte dell'intervistatore e la fiducia che gli intervistati possono avere in lui può rivelarsi cruciale per ottenere risposte veritiere; in alcuni paesi e in alcune circostanze è stato possibile agire sui risultati di controlli fiscali o di altre verifiche esterne ai soggetti considerati.
Non vi è, naturalmente, alcuna certezza che queste indagini riescano a catturare tutte le attività sommerse, e i loro risultati possono quindi realisticamente essere considerati come un limite inferiore, molto attendibile, della sommersione. Presentano il vantaggio di un elevato dettaglio informativo circa la struttura e la composizione della forza lavoro dell'economia sommersa e lo svantaggio dell'impossibilità o della grave difficoltà della generalizzazione; difficilmente possono essere ripetuti nel tempo con regolarità. Per questi motivi sono maggiormente usati nella ricerca sociologica che nella ricerca economica.
I metodi indiretti sono di regola applicati all'intera economia, ma possono talvolta riguardare soltanto alcuni suoi settori. Prendono come base dati già esistenti e confrontano serie storiche in qualche modo 'inquinate' dalla presenza dell'economia sommersa con altre serie che si possono ritenere immuni da quest'influenza. Ecco una breve rassegna di quelli più frequentemente usati.
1. Analisi della discrepanza tra il tasso di attività misurato ufficialmente e quello effettivo, risultante da altre indagini a carattere speciale, variazioni nel metodo di rilevazione, revisione dei dati sull'occupazione. È cruciale la 'ragionevolezza' di un'ipotesi di base la quale già contiene un'idea preconcetta di diversi aspetti dell'economia sommersa e quindi è, in qualche misura, arbitraria. Contini (v., 1979), per esempio, stimò le dimensioni dell'economia sommersa italiana in base all'ipotesi che la valutazione ufficiale del tasso di attività del 1959 fosse corretta (ossia che non vi fosse sommersione di lavoro in quell'anno) e che lo fossero ugualmente i dati dell'indagine speciale dell'ISTAT per il 1971 e quelli della revisione del 1977. Attraverso un'interpolazione lineare per gli anni mancanti ottenne una forza lavoro 'teorica'; dal confronto con i dati effettivamente rilevati giunse a una stima dell'occupazione sommersa.
2. Analisi della discrepanza tra le valutazioni del prodotto interno in base alla spesa e quelle in base ai redditi. Generalmente, nelle indagini statistiche condotte per costruire i conti nazionali, le cifre relative agli impieghi risultano superiori a quelle relative alle risorse. Ciò è parzialmente dovuto al fatto che il medesimo soggetto che diviene reticente nel dichiarare attività produttive irregolari non avrebbe alcun particolare motivo di tacere i propri consumi, se si fa eccezione per alcuni argomenti 'delicati' come l'alcol o il tabacco.
Queste discrepanze, di fronte alle quali gli uffici centrali di statistica dei singoli paesi operano correzioni e aggiustamenti, per giungere al bilanciamento dei conti nazionali, necessario per i dati ufficiali, possono essere usate per valutare l'entità della sommersione. Un simile procedimento è stato utilizzato per il Regno Unito da MacAfee (v., 1980). Il metodo fornisce un confine inferiore della sommersione, in quanto le discrepanze possono derivare non solo dalla presenza della sommersione ma anche da quella (purtroppo frequente) di altri tipi di errori sistematici.
3. Analisi della domanda di banconote. Questo metodo si basa sul postulato che le transazioni sommerse usino quale mezzo di pagamento il denaro contante al fine di non lasciare tracce osservabili alle verifiche fiscali. Un aumento dell'attività sommersa si tradurrà perciò in un aumento nella domanda di banconote. Al fine di isolare questo 'eccesso di domanda' di banconote, viene stimata, su un determinato arco di tempo, con metodi econometrici, un'equazione di domanda di banconote, la quale tenga conto di tutti i fattori che normalmente incidono su tale domanda, come le variazioni nel reddito, le abitudini di pagamento, i tassi d'interesse e simili. L'eccesso di domanda di banconote, cioè quella parte della domanda non spiegata dai fattori sopra indicati, viene fatta dipendere dall'incremento del carico fiscale, considerato come uno dei principali motivi che spingono i soggetti a sommergere il proprio comportamento economico. La differenza tra la domanda teorica di banconote che si sarebbe verificata senza incremento del carico fiscale e la domanda effettiva permette di formulare una stima della sommersione. Il breve studio di Gutmann (v., 1977) sugli Stati Uniti può essere considerato il 'capostipite' di numerose stime per vari paesi. Anch'egli parte da una premessa 'ragionevole', contenente cioè elementi soggettivi e quindi in una certa misura arbitrari: ipotizza che il periodo 1937-1941 - in cui il rapporto tra banconote in circolazione e depositi a vista toccò il minimo storico - possa considerarsi privo di sommersione, in quanto caratterizzato dalla fase più critica della seconda guerra mondiale. Queste verifiche hanno il vantaggio di fornire serie storiche della sommersione, ma si rivelano fortemente sensibili a piccole variazioni nelle ipotesi. I loro risultati principali riguardano, quindi, non tanto il livello della sommersione, quanto il suo andamento nel tempo. Va notato, poi, che la propensione a detenere banconote è stata influenzata, fortemente ma in maniera incerta, dall'uso sempre più massiccio delle carte di credito e di tesserini magnetici per il prelievo di banconote (come, in Italia, il Bancomat). Infine, il dollaro, sotto forma di banconote, è largamente usato per le transazioni irregolari anche di altri paesi, il che riduce considerevolmente la validità dei risultati.
4. Analisi delle transazioni. Può essere considerata come un'estensione del metodo precedente, dovuta soprattutto a Feige (v., 1982), il quale ipotizza un rapporto costante nel tempo non già tra volume di banconote e reddito, bensì tra volume delle transazioni e reddito nazionale ufficialmente rilevato. L'importanza del suo lavoro, al di là delle stime, sta nell'aver spostato l'attenzione dalla sommersione legata al lavoro a un concetto più generale di sommersione, che comprende le transazioni tra imprese.
5. Metodo della variabile non osservata, dovuto a Frey e Weck (v., 1983). La dimensione dell'economia sommersa viene stimata mediante una variante dell'analisi fattoriale, basata su dati relativi alle variabili-causa che agiscono sulla dimensione (ignota) dell'economia sommersa e agli indicatori che ne riflettono le variazioni nella dimensione. Questo metodo è importante in quanto fornisce un vero e proprio 'modello' della sommersione, legandone assieme, attraverso numerosi indicatori economici, cause ed effetti. È purtroppo di difficile verifica per mancanza di dati e i risultati ottenuti appaiono problematici.
6. Analisi di differenze sistematiche di comportamento rilevate mediante questionari. Il lavoro più importante è dovuto a Pissarides e Weber (v., 1989), i quali, osservando che i lavoratori autonomi nel Regno Unito hanno maggiori opportunità di evasione fiscale dei lavoratori dipendenti, sottoposti a ritenute alla fonte, concludono che il comportamento delle due categorie in termini di consumo è compatibile con la sommersione di circa un terzo del reddito da parte dei lavoratori autonomi.
7. Stime settoriali della sommersione. Le più efficaci derivano dal confronto tra i dati sull'utilizzazione effettiva dell'energia elettrica e quelli sulla produzione industriale e tra la produzione edilizia ufficiale ed effettiva (rilevabile al momento dei censimenti). Dalla combinazione delle stime settoriali e tenendo conto dei vincoli della contabilità nazionale, è possibile giungere a stime generali della sommersione (v. Deaglio, 1987).
Gli studi sull'economia sommersa hanno inizio negli anni settanta in maniera indipendente in diversi paesi avanzati a opera - anche qui indipendentemente gli uni dagli altri - di economisti, statistici e sociologi. Nelle ricerche sulla sommersione si possono distinguere tre grandi periodi.A indirizzare originariamente l'attenzione degli studiosi verso la sommersione fu la constatazione del venir meno del realismo di certi dati statistici confrontabili con situazioni immediatamente note.
Tutto ciò derivava da modificazioni strutturali dell'economia e, in primo luogo, dall'introduzione di nuovi metodi produttivi che provocò un forte decentramento della produzione, rivalutando il ruolo delle piccole unità autonome o indipendenti. Qualsiasi decentramento favorisce indubbiamente, specie nelle sue prime fasi, sia l'evasione fiscale, sia la non rilevazione statistica di una miriade di nuove imprese.In secondo luogo, il crescente fabbisogno finanziario derivante dalle prestazioni assistenziali pubbliche determinò un progressivo inasprimento delle aliquote fiscali. L'imposizione diretta cominciò a colpire duramente anche i lavoratori dipendenti. Ciò diede luogo a uno scadimento della 'moralità fiscale', anche in quei paesi, come la Svezia o la Norvegia, in cui essa era stata tradizionalmente molto elevata. Infine va segnalata l'ingerenza, sempre maggiore in quegli anni, dello Stato nelle attività economiche. Oltre che con interventi diretti, essa si manifestò con una regolamentazione sempre più diffusa e minuta e quindi con barriere di accesso più elevate a numerosi tipi di attività.
Queste condizioni generali determinarono la prima ondata di interesse per l'economia sommersa. In Italia si sviluppò un filone di ricerca particolarmente importante, che all'inizio degli anni settanta partì dalla constatazione, derivante da varie fonti, che il numero di lavoratori effettivamente impegnati nell'attività produttiva doveva effettivamente essere molto superiore a quello ufficialmente rilevato. Occorreva postulare l'esistenza di mercati irregolari, nei quali le prestazioni, per il fatto di essere nascoste, avvenissero in esenzione d'imposta e senza i vincoli derivanti dai contratti collettivi.
Le verifiche empiriche, in questa prima fase tutte del tipo diretto (v. § 4a) e quindi possibili soltanto con l'esplorazione di ben delimitate realtà geografiche e sociali, furono condotte in maniera separata da economisti e sociologi, e confermarono l'esistenza e la notevole consistenza di questo fenomeno nella forma del lavoro 'nero', ossia di un'attività che si svolge totalmente al di fuori delle regole. Vari studiosi posero in luce l'organizzazione familiare di buona parte dell'economia sommersa con un'estrema flessibilità dell'offerta in termini di orario e la partecipazione variabile di casalinghe, pensionati e studenti. In generale, dai primi ricercatori la sommersione venne inizialmente intesa come una forma di sfruttamento, collegata al decentramento industriale che si realizzò dopo le agitazioni del 1968-1972. Si constatò, tuttavia, che lo schema dello sfruttamento era sufficiente a spiegare solo alcune delle forme e delle dinamiche del fenomeno, che rivestiva un ruolo centrale nelle trasformazioni strutturali dell'economia italiana.Un secondo filone di studi è rappresentato dall'insieme delle ricerche sul secondo lavoro promosse, alla fine degli anni settanta, dal Consiglio Italiano per le Scienze Sociali e realizzate sotto la direzione di Luciano Gallino. Essi mostrarono la notevole estensione del secondo lavoro, che coinvolgeva oltre il 20% degli occupati nelle sei aree esaminate, la sua organicità, il suo collegamento con il sistema delle garanzie del primo lavoro (v. Gallino, 1975 e 1985).
Si giunse così a considerare l'economia sommersa come una vera e propria 'economia parallela', una caratteristica specifica del sistema italiano, utilizzandola come elemento esplicativo a sostegno di interpretazioni generali dello sviluppo del paese (v. Fuà, 1976; v. Contini, 1979). Questa visione, almeno parzialmente positiva, che considera l'economia sommersa anche come un modo per superare meccanismi rigidi, ha molte assonanze con gli studi sulla sommersione che si svilupperanno, qualche anno più tardi, nell'Europa orientale e nel Terzo Mondo (v. sotto).
Negli altri paesi dell'Europa occidentale e negli Stati Uniti, le ricerche prendono invece l'avvio dall'esame dei comportamenti fiscali dei cittadini, partendo dal tradizionale modello classico, e cioè da un comportamento individuale volto a rendere massima l'utilità del soggetto (ipotizzato, per semplicità, come percettore di soli redditi di lavoro dipendente), in una condizione di carico fiscale crescente. Alla normale scelta tra lavorare e non lavorare, che è alla base della teoria fiscale moderna, si aggiunge così una terza possibilità, quella di lavorare in maniera irregolare, evadendo l'imposta, dopo aver valutato il relativo rischio fiscale (v. § 2b). L'ipotesi implicita è che il settore sommerso sia limitato ad attività 'facili', di tipo artigianale o di semplici servizi, che può avvalersi del solo denaro contante per le sue transazioni, invece dei più moderni strumenti di pagamento. Quest'impostazione è largamente prevalente anche nell'analisi del secondo lavoro (v. Hamel, 1976).
La seconda ondata di studi si sovrappone alla prima agli inizi degli anni ottanta. Il lavoro sommerso non è più necessariamente al centro della scena, che invece si allarga a comprendere indistintamente ogni tipo di sommersione. L'impostazione di Feige (v., 1982), che collega il sommerso all'insieme delle transazioni, pone un'altra ipotesi implicita: che, cioè, l'economia sommersa debba intendersi come diffusa nell'intero corpo economico, e comprenda una massiccia evasione fiscale da parte delle imprese. Lentamente, l'attenzione dei ricercatori si sposta in questa direzione, mentre l'economia degli anni ottanta pone in luce, specie negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, con numerosi scandali finanziari, l'esistenza di circuiti finanziari sommersi.
La revisione dei conti nazionali italiani, compiuta dall'ISTAT nel 1987, segna una svolta importante negli studi sull'economia sommersa. Per la prima volta, infatti, un ente statistico nazionale compie un insieme di sforzi coordinati per catturare l'entità della sommersione nei suoi vari aspetti; a tale scopo modifica i propri metodi di indagine e di valutazione, ben al di là della semplice ricezione dei dati fiscali. Il risultato è una rivalutazione del prodotto interno del 17,7% nel 1987 e la descrizione di un'economia sommersa che ha i suoi punti di forza nelle costruzioni, nel commercio, nelle libere professioni e nei servizi, ma che al tempo stesso non appare trascurabile neppure nei settori industriali.
Nella seconda metà degli anni ottanta, gli studi economici sulla sommersione subiscono un certo rallentamento in Occidente. Accanto agli sforzi statistici per incorporare il settore sommerso nei conti nazionali, ciò è da collegarsi anche a una probabile, parallela, riduzione dell'incidenza del fenomeno, soprattutto negli Stati Uniti, per motivi indicati più avanti (v. cap. 6).
Nel frattempo, però, una terza ondata di studi sulla sommersione prende corpo nell'Europa orientale e nel Terzo Mondo. Prevale in questi lavori un'interpretazione decisamente positiva del fenomeno. Come osserva Smith (1989), nell'Europa orientale il termine 'economia sommersa' è sovente intercambiabile con quello di 'settore privato'. Il settore privato viene considerato come lo strumento per rompere i soffocanti monopoli pubblici e le rigidità della programmazione. Risultano importanti in particolare gli studi sull'Ungheria (v. Galasi, 1988), non a caso un paese in cui la sommersione è stata ampiamente tollerata quale antesignana di profonde riforme. Per quanto riguarda il Terzo Mondo, al di là di numerosi studi volti a misurare l'entità del fenomeno, va segnalato il lavoro di Gang e Gangopadhyay (v., 1990) che codifica questa visione positiva mediante un modello che definisce le condizioni in cui un settore informale di piccola industria può aumentare i suoi investimenti più rapidamente del settore formale.
Le stime effettuate da vari studiosi con diversi metodi conducono a conclusioni ampiamente divergenti tra loro per quanto riguarda l'incidenza percentuale della produzione sommersa sul prodotto interno lordo. Per l'Italia, prima della verifica dell'ISTAT, l'arco delle stime andò da un decimo a un terzo, per gran parte degli altri paesi europei e per il Giappone i valori oscillano, raggiungendo al massimo il 20-25%. Per gli Stati Uniti vi è un'amplissima oscillazione, ma le stime più frequenti - tra le quali emergono i numerosi e importanti lavori di Vito Tanzi - si collocano sul 10-15%. In genere, i valori più bassi sono ottenuti per i Paesi Scandinavi, la Svizzera e l'Austria. Ben più elevate sono le percentuali che si ricavano nell'Europa orientale e nel Terzo Mondo.Si è ritenuto di rimanere vaghi nel riportare questi risultati perché lo scopo di questo articolo non è in alcun modo quello di raggiungere la precisione quantitativa bensì quello di riuscire a stabilire un ordine di grandezza. È, in ogni caso, possibile giungere ad alcune conclusioni: a) un settore sommerso extrafamiliare e non criminale di consistenza statisticamente apprezzabile (almeno il 2-5% del prodotto interno lordo) esiste in ogni paese; nei paesi occidentali tale settore non sembra superare mai il 20-30% del prodotto interno lordo ufficiale e una parte considerevole è costituita dal secondo lavoro; valori superiori vengono invece indicati da molte ricerche per i paesi dell'Europa orientale (almeno prima delle liberalizzazioni) e del Terzo Mondo; b) l'incidenza dell'attività sommersa appare superiore nei paesi dotati di sistemi di governo più rigidi e quindi meno in grado di recepire con prontezza mutamenti nella struttura produttiva e di approntare le normative necessarie, ivi compresa quella fiscale; c) nel corso degli anni settanta e dei primi anni ottanta la sommersione appare generalmente in aumento, mentre vi è qualche indizio di una sua stabilità o leggera riduzione in molti paesi avanzati dell'Occidente a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, da collegarsi con le riforme fiscali (in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna) che, abbassando le aliquote, riducono l'incentivo a nascondere attività produttive, con la deregulation che rende più agevole l'esercizio di molte di tali attività, con la lunga fase congiunturale espansiva, terminata nel 1990-1991; d) in aumento appaiono invece, in tutti i paesi avanzati, le attività criminali aventi caratteri rilevanti ai fini economici.
Il carattere composito della sommersione, derivante da molti fenomeni assai diversi tra loro (v. cap. 2) e di importanza variabile nel tempo, fa sì che la caratterizzazione globale del fenomeno in un particolare momento storico ed economico non sia generalizzabile. Un'economia sommersa costituita prevalentemente da lavoro 'nero' e sottopagato in agricoltura è ben diversa da un'altra in cui la sommersione deriva perlopiù da sottofatturazione da parte di imprese innovative che utilizzano il vantaggio fiscale così ottenuto per compiere nuovi investimenti; in molti paesi dell'Est europeo la sommersione è stata determinata dall'esistenza di regole immodificabili con i normali processi politici che impedivano, e in parte ancora impediscono, ai privati l'esercizio di determinate attività, e ha assunto una rilevanza persino politica che indubbiamente manca quando prevalgono motivi legati alla sola evasione fiscale; infine, gli effetti macroeconomici sono diversissimi se il reddito sommerso viene destinato prevalentemente ai consumi oppure agli investimenti.
A conclusioni analoghe si perviene dall'esame dell'ampia e articolata massa di ricerche non economiche sulla sommersione, generalmente mirate - tranne il caso dei già citati studi sul doppio lavoro - al miglioramento della conoscenza di aspetti sociologici e antropologici più che all'esame dei nessi organici dell'attività sommersa con il resto dell'economia.Esse hanno messo in luce come certi tipi di economia sommersa forniscano all'ambito della famiglia un nuovo significato economico e ne rafforzino la coesione, rendendo meno brusco l'esodo dall'agricoltura ed estendendosi talora a produzioni tecnologicamente avanzate; altri tipi, invece, sanzionano la marginalità di chi compie questi lavori e la disgregazione della famiglia, specie nelle grandi agglomerazioni urbane nordamericane. Forme classiche di 'lavoro nero' possono essere fatte rientrare a pieno titolo nella categoria marxiana dello sfruttamento di chi lo compie; altre attività sommerse mettono invece in luce l'individualismo dei lavoratori.In ogni caso, la sommersione è indizio di scollamento tra economia e istituzioni; essa è pertanto maggiore là dove le istituzioni sono meno elastiche, meno ricettive. Quando raggiunge determinati livelli, però, anche il sistema economico-politico più inefficiente non può non trovare convenienti forme di legalizzazione di un'attività così diffusa.Questo scollamento può avvenire perché l'economia sommersa anticipa i mutamenti strutturali, oppure perché rappresenta la resistenza di un passato che non vuol morire, e di qui deriva il carattere ambivalente di un fenomeno che nei paesi dell'Est, in vaste aree del Terzo Mondo e in parte anche in Italia assume un carattere modernizzante, favorisce l'adozione di nuove tecnologie e la formazione di risparmi; e che in altri paesi, invece, misura soprattutto l'insofferenza fiscale di categorie collocate ai margini dell'universo produttivo. (V. anche Criminalità organizzata; Disoccupazione; Droga: traffico; Mafia; Occupazione).
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