SCARFOGLIO, Edoardo
– Primogenito di Michele, magistrato di origine calabrese, e di Marianna Volpe, abruzzese, nacque a Paganica (L’Aquila) il 26 settembre 1860, fratello maggiore di Lenina e Teresa.
Studiò presso il convitto nazionale G.B. Vico di Chieti, dove ebbe una carriera scolastica difficile, per cui il padre decise di farlo trasferire a Roma nel 1878, dove – ospitato dallo zio Carlo – frequentò il liceo classico Ennio Quirino Visconti. Nello stesso anno comparve il suo primo articolo, Gli atomi, in Vita di pensiero, rivista cagliaritana fondata e diretta dall’amico Antonio Scano. Iscrittosi alla facoltà di lettere dell’Università di Roma (1880) per seguire gli studi di filologia romanza che lo avvicinarono alla letteratura classica e medievale, con il suo sodale Giulio Salvadori cominciò a partecipare con entusiasmo alla fervida vita culturale della capitale. Seguirono nuove collaborazioni giornalistiche (con periodici quali La Farfalla, Rivista minima, La Piccola antologia, La Palestra dei giovani e Il Messaggero abruzzese) che testimoniano della profonda e appassionata ricerca critica e della raffinatezza formale che poi contraddistinsero la scrittura del giornalista maturo.
Nel 1881 ebbe inizio la collaborazione con la Cronaca bizantina di Angelo Sommaruga, su cui scrivevano autori del calibro di Giosue Carducci, Giovanni Verga, Luigi Capuana e Gabriele D’Annunzio, e, nello stesso anno, entrò a far parte della redazione del Capitan Fracassa, quotidiano romano fondato nel 1880 da Luigi Arnaldo Vassallo. La frequentazione di questi ambienti fu il punto di svolta per la formazione e per i rapporti, personali e professionali, della vita di Scarfoglio. Le redazioni erano considerate privilegiati salotti letterari attorno ai quali orbitavano i nomi più illustri della nuova cultura nazionale: qui, infatti, conobbe, oltre al giovanissimo D’Annunzio, anche Matilde Serao, che di lì a poco divenne sua moglie. Sulle pagine della Cronaca bizantina tenne la sua prima importante rubrica di critica letteraria, in cui commentava le più interessanti esperienze poetiche contemporanee.
Queste celebri pagine confluirono, poi, nel fortunato Libro di Don Chisciotte, pubblicato per i tipi di Sommaruga (Roma 1884; 2ª edizione, accresciuta con documenti inediti e una nuova prefazione dell’autore, Napoli 1911). Nel frattempo, Scarfoglio si era rivelato anche come poeta d’ispirazione carducciana, pubblicando la raccolta Papaveri, presso Carabba (Lanciano 1880). Sia i versi sia il Libro di Don Chisciotte propongono una poetica che ben si inscrive nella linea suggerita da Carducci, tesa a ricondurre la letteratura italiana verso la tradizione classica.
Di natura poliedrica, Scarfoglio si cimentò presto anche nella novellistica, dando alle stampe la raccolta Il processo di Frine (Roma 1884), in cui sperimentò una narrativa vicina alla letteratura realistica e condusse la ricerca di un equilibrio tra elementi classici e naturalisti. Furono anni (1881-84) di una complessa maturazione culturale, durante i quali, soprattutto attraverso le collaborazioni giornalistiche, Scarfoglio si misurò con le diverse correnti critico-stilistiche per scoprirsi scisso tra la difesa del classicismo e una precoce avversione per il realismo.
Il 28 febbraio 1885, a Roma, si unì in matrimonio con Serao per evitare lo scandalo che la gravidanza della scrittrice (poi non portata a termine) avrebbe suscitato nei salotti capitolini. Il 25 dicembre dello stesso anno fondò il Corriere di Roma, avventura editoriale in cui spese tutte le sue energie: insieme a Serao, da cui nel frattempo (1886) ebbe il primogenito Antonio, girò tutta l’Italia per trovare quegli aiuti economici e appoggi politici che gli permisero di far nascere il giornale. In questa sede, firmandosi spesso con lo pseudonimo Tartarin, cominciò a scrivere articoli di carattere più spiccatamente politico, in linea con l’idea editoriale voluta dai finanziatori della testata.
Con l’intento di proporre idee innovative e goliardiche che consentissero al giornale di emergere, Scarfoglio pubblicò nel Corriere di Roma il poemetto Risaotta al pomidauro (1886), a firma di Raphaele Panunzio (pseudonimo di Giovanni Alfredo Cesareo). L’uscita del testo, parodia scoperta della dannunziana Isotta Guttadauro, scatenò la reazione del Vate che, il 23 novembre 1886, sfidò a duello il direttore. Dopo un’ora e mezzo di combattimento, D’Annunzio ricevette un colpo all’avanbraccio destro che impedì la prosecuzione dello scontro.
Nonostante l’impegno della coppia Scarfoglio-Serao per mantenere in vita il Corriere di Roma, il giornale rischiava di finire in bancarotta. Fu allora che Matteo Schilizzi, banchiere livornese stabilitosi a Napoli, propose ai due giornalisti di trasferirsi nel capoluogo partenopeo per potenziare il suo Corriere del Mattino: Scarfoglio accettò e lasciò così l’ambiente romano per calarsi nel clima editoriale napoletano che viveva un momento di ritrovato vigore culturale dopo il disordine postunitario. Il 14 novembre 1887 fu pubblicato l’ultimo numero del Corriere di Roma e il 1° gennaio 1888 vide la luce il nuovo Corriere di Napoli (evoluzione del Corriere del Mattino) con Scarfoglio come direttore.
Nel frattempo, nel 1887, alla nascita di Antonio erano seguiti due gemelli, Carlo e Paolo, e nel gennaio 1889 il quartogenito Michele Vittorio. Tuttavia l’intensa e travagliata relazione tra i coniugi fu caratterizzata da una serie di furibondi litigi causati spesso dai tradimenti del giornalista: dalla storia avuta con Gabrielle Bessard, giovane cantante di teatro, nacque Paolina che, dopo il suicidio della madre (1894), fu accolta e cresciuta in casa Scarfoglio.
A Napoli la coppia lavorò duramente per organizzare la redazione (esperta e conservatrice come voleva Schilizzi) e la tipografia del Corriere di Napoli, e i risultati arrivarono presto: le vendite aumentarono in fretta e la collaborazione di autori come D’Annunzio (rimasto amico dopo l’episodio del duello) e Carducci diede respiro nazionale alla testata. A proposito del ritrovato rapporto con D’Annunzio, di fondamentale importanza si rivelò la crociera in Grecia sullo yacht Fantasia che i due intrapresero anche con Georges Hérelle, Guido Boggiani e Pasquale Masciantonio (1895).
Furono quelli gli anni in cui Scarfoglio cominciò a dedicarsi, con crescente costanza, alla politica (che trovava ampio spazio sul giornale), fino ad arrivare a candidarsi, senza successo, in Parlamento per le elezioni della XVII legislatura per il collegio di Caserta (1890).
Sempre al 1890 risalgono gli scritti In Levante e a traverso i Balkani. Note di viaggio (Milano) e il suo Piano di un’azienda commerciale nell’Etiopia occidentale e meridionale (Napoli), pubblicati in favore dell’esperienza coloniale italiana in Africa, continente visitato solo successivamente in un lungo viaggio intrapreso nel 1891. La pubblicistica coloniale di Scarfoglio assunse poi un ritmo ancora più serrato con la stesura de Le nostre cose in Africa (Napoli 1895), Itinerario verso i paesi di Etiopia (apparso nel periodico Il Convito) e Il cristiano errante (uscito in La Nuova Rassegna, diretta da Luigi Lodi nel 1893; poi ristampato, Roma 1897).
Fu proprio per questioni politiche che i rapporti con Schilizzi si incrinarono (il banchiere incolpava il direttore di non appoggiare abbastanza le sue strategie), fino alla definitiva rottura che portò Scarfoglio e Serao ad abbandonare la direzione del Corriere di Napoli e a fondare Il Mattino, che esordì il 16 marzo 1892. Questa fu la più grande scommessa editoriale intrapresa da Scarfoglio: con circa 85.000 lire costruì, con la moglie, uno dei giornali più importanti d’Italia, in grado di trattare, con inimitabile piglio polemico, le problematiche inerenti al Meridione e alla questione coloniale, riservando sempre uno spazio considerevole all’ambito letterario. Le prime difficoltà iniziarono nel 1898: il 12 maggio Il Mattino fu soppresso (la pubblicazione riprese poi il 28 luglio) e Scarfoglio dovette rifugiarsi in Svizzera per evitare l’arresto a causa delle posizioni assunte contro il governo in merito alla nuova tassa sul macinato. Fu definitivamente assolto il 4 marzo 1899, ma nel 1901 finì di nuovo sotto accusa in seguito all’inchiesta Saredo.
Nel 1902 il sodalizio umano e professionale con Serao iniziò a incrinarsi, fino alla separazione definitiva sancita anche dall’abbandono da parte della scrittrice della redazione del Mattino (1903). La rottura segnò l’inizio dell’ultima stagione editoriale di Scarfoglio: nel 1903 uscì con il primo numero del Mattino illustrato, nei due anni successivi pubblicò i nuovi periodici Romanziere mensile e Regina, e divenne direttore del giornale palermitano L’Ora (1904-07).
Diede quindi alle stampe, sotto anonimato, Lettere a Lydia (Milano 1907), che raccoglieva epistole amorose stese da Scarfoglio durante una crociera nell’Egeo effettuata nel 1906 (poi ripubblicato da Formiggini, in prima edizione non anonima con una lettera dei figli dell’autore, Roma 1926).
Il vigore provocatorio che aveva animato la penna del giovane polemista ritrovò energia all’alba dello scoppio della Grande Guerra quando, con diversi interventi redatti tra il 1914 e il 1915, poi riuniti in La guerra della sterlina contro il marco vista dall’Italia (Roma 1915), e con le Lettere sulla guerra, indirizzate all’amico Masciantonio, si espresse con una lucida e attenta analisi rispetto alle diverse posizioni che l’Italia avrebbe potuto assumere.
Morì a Napoli, in seguito a una crisi cardiaca, il 6 ottobre 1917.
Fonti e Bibl.: Parte delle lettere di Scarfoglio sono pubblicate in: A. Consiglio, E. S. ed altri studi romantici, Lanciano 1932; A. Scano, Viaggio letterario in Sardegna, Foligno-Roma 1932; M. Spaziani, Con Gegè Primoli nella Roma bizantina, Roma 1962; R. Giglio, Per la storia di una amicizia (D’Annunzio, Hérelle, Scarfoglio, Serao), Napoli 1977; F. Cordova, Caro Olgogigi. Lettere a Olga e Luigi Lodi: dalla Roma bizantina all’Italia fascista (1881-1933), Milano 1999. Lettere inedite o parzialmente pubblicate sono conservate in Roma, Archivio centrale dello Stato, fondo Giolitti-Cavour e Archivio storico della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, fondo Ugo Ojetti; a Milano nel fondo Alfredo Frassati dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia Mario Romani (parzialmente pubblicato in L. Frassati, Un uomo, un giornale: Alfredo Frassati, Roma 1979); e a Torino, Archivio storico della Fondazione Einaudi, fondo Francesco Saverio Nitti. Si vedano inoltre: A. Consiglio, Le più belle pagine di E. S., Milano 1932; Id., Napoli amore e morte: S. e Matilde Serao, Napoli 1959; F. Barbagallo, «Il Mattino» degli Scarfoglio (1892-1928), Parma 1979; R. Giglio, E. S. dalla letteratura al giornalismo, Napoli 1979; Id., L’invincibile penna. E. S. tra letteratura e giornalismo, Napoli 1994; G. Infusino, M. Serao E. S. un’unione tempestosa tra libri giornali scandali debiti e adulteri, Napoli 1994; F. Di Tizio, S., E., in Gente d’Abruzzo. Dizionario biografico, a cura di E. Di Carlo, IX, Castelli 2007, pp. 227-232.