Soprannome (in spagnolo Il Tappo) del narcotrafficante messicano Joaquín Archivaldo Guzmán Loera (n. La Tuna, Sinaloa, 1957). Tra i più potenti boss del narcotraffico messicano, capo assoluto del cartello di Sinaloa, già dall’adolescenza si è inserito nelle organizzazioni criminali dedite alla produzione e allo smercio di stupefacenti. Negli anni Ottanta ha collaborato con F. Gallardo, capo del cartello di Guadalajara, smembratosi nel 1989 in tre rami, tra cui quello di Sinaloa, di cui El Chapo è divenuto capo insieme a H.L. Palma, A. Gómez e I. Zambada. Da tale data l'attività di stoccaggio e vendita di droga del Chapo ha assunto il carattere di un’organizzazione capillare, grazie alla quale il traffico di stupefacenti dalla Colombia raggiungeva gli Stati Uniti, l'Europa e l'Oceania. Arrestato nel 1993 in Guatemala, El Chapo è stato estradato in Messico e detenuto nel Centro Federal de Readaptación Social n.1, quindi trasferito nel 1995 nel carcere di Puente Grande, da cui è riuscito a evadere nel 2001. Ripresa l'attività criminale, El Chapo ha iniziato una guerra totale contro gli altri cartelli, facendo uccidere il capo del cartello di Juárez R. Carrillo Fuentes e imponendosi su ogni altra organizzazione criminale messicana. Arrestato nel 2014 a Mazatlán e detenuto nel Centro Federal de Readaptación n.1, il narcotrafficante è riuscito nuovamente ad evadere nel 2015 e a riprendere le sue attività fino all’anno successivo, quando è stato catturato a Los Mochis, estradato negli USA nel 2017 e rinchiuso presso l’ala di massima sicurezza del Metropolitan Correctional Center di New York. Condannato all'ergastolo nel luglio 2019, gli è subentrato ai vertici dell'organizzazione criminale il figlio Ovidio Guzmán (n. Badiraguato 1990), il cui arresto a Culiacán ha provocato gravi disordini e azioni di rappresaglia da parte di membri dei cartelli narco.