Elena
Una bellezza fatale a un'intera città
La bellissima Elena è la sposa di Menelao, re di Sparta. Di lei si innamora Paride, che la porta con sé a Troia. Scoppia così la guerra tra Greci e Troiani, che provocherà infiniti lutti. Solo quando Troia cade Elena fa ritorno in patria. Secondo un'altra versione del mito, a Troia sarebbe andata non Elena ma un suo fantasma
Figlia di Zeus e di Leda, Elena è la sorella di Castore e Polluce: come questi, in alcune versioni del mito nasce da un uovo. Si narrava che, giovinetta, fosse stata rapita da Teseo e che i suoi fratelli fossero intervenuti a liberarla.
Donna di sfolgorante bellezza, l'avevano chiesta in moglie in molti: a prevalere fu Menelao. Durante un'assenza del marito, giunge a Sparta Paride. Lo straordinario fascino di Elena accende il cuore del giovane principe troiano, al quale già Afrodite aveva promesso in dono la donna più bella del mondo. Elena cede al corteggiamento di Paride e con lui fugge a Troia, abbandonando Menelao e la piccola figlia Ermione. Menelao chiede la solidarietà degli altri re greci per riconquistare sua moglie: ha inizio così la guerra di Troia.
L'Iliade ci mostra un'Elena che, dopo dieci anni di sanguinosa guerra, è in preda al rimorso per essere stata causa di tante stragi. Anche l'amore per Paride non è più vivo come un tempo. È ancora una donna conturbante, oggetto di ammirazione da parte dei vecchi Troiani.
Caduta Troia, Elena si ricongiunge con Menelao. Un poema andato perduto raccontava la scena dell'incontro tra i due: ancora irato, Menelao vorrebbe uccidere la moglie infedele, ma quando la vede ancora nel pieno delle sue grazie si lascia sedurre dal suo fascino e la perdona.
Abbandonando il marito Elena, si era macchiata di adulterio e per questo fu aspramente condannata da poeti e scrittori di tutte le età. Vi furono però delle eccezioni.
Già Omero pone in rilievo l'influsso che aveva avuto l'azione di Afrodite: era stata la dea dell'amore a spingere l'eroina tra le braccia del principe troiano. Tuttavia ciò non escludeva che la stessa Elena si sentisse colpevole.
La poetessa greca Saffo (7°-6° secolo a.C.) invece sembra giustificare il suo comportamento: Afrodite la travolse, ed Elena scelse in Paride "la cosa più bella: ciò che si ama". Il sofista Gorgia (5°-4° secolo a.C.) scrisse addirittura un Encomio di Elena per dimostrarne l'innocenza, con argomentazioni in verità paradossali. Il suo esempio fu seguito dall'oratore Isocrate (4° secolo a.C.).
Vi fu anche chi sostenne che a Troia non era andata Elena, ma una sua immagine.
Secondo la leggenda, il poeta greco siciliano Stesicoro sarebbe stato reso cieco da Elena per averla diffamata nei suoi canti. Allora Stesicoro avrebbe scritto una Palinodia ("ritrattazione"): nella nuova versione Paride veniva ingannato e portava con sé a Troia un 'doppio', cioè un fantasma, dell'eroina; la vera Elena invece era stata trasferita per volere di Era in Egitto, ove si era conservata fedele a Menelao, che l'aveva ritrovata lì al ritorno da Troia. Scagionata in questo modo l'eroina, Stesicoro avrebbe riottenuto la vista.
Un racconto simile, con la vera Elena in Egitto, si legge anche nello storico greco Erodoto (5° secolo a.C.) ed è alla base dell'Elena, una delle opere più brillanti del poeta tragico ateniese Euripide (5° secolo a.C.): marito e moglie si incontrano dopo diciassette anni in un paese straniero, in una situazione di grave pericolo, e addirittura non si riconoscono; una volta avvenuto il riconoscimento, riescono a mettersi in salvo beffando con l'inganno il crudele re Teoclimeno.
A Sparta Elena era venerata come una dea. Vari riti e aneddoti la celebravano come modello di giovane sposa. Un coro di giovani vergini prossime al matrimonio intrecciava in suo onore corone di loto e le deponeva sotto un platano a lei sacro. Un celebre santuario dedicato a lei e a Menelao sorgeva a Terapne, non lontano da Sparta.