Musicista (Roma 1550 circa - ivi 1602). A Roma allestì musiche per solennità quadragesimali dell'Arciconfraternita del Crocifisso a S. Marcello (1578-1584), caratterizzate da uno spirito umanistico in qualche modo in contraddizione con le forme musicali romane del tempo. Nel 1589 a Firenze, nominato intendente delle arti presso i Medici, si trovò a lavorare, in mezzo agli umanisti, poeti, musicisti della Camerata fiorentina, agli intermedî per le nozze di Ferdinando de' Medici e Cristina di Lorena; nel 1590 produsse - primo fra tutti i musicisti moderni - una musica rappresentativa coerentemente "monodica" con le sue favole pastorali Il Satiro e La disperazione di Fileno (oggi perdute) su testi di Laura Guidiccioni. Seguiva (1595) una terza azione teatrale, Il giuoco della cieca (testo della Guidiccioni), anch'essa oggi perduta. Comunque, ormai la monodia rappresentativa della Camerata fiorentina era avviata sicuramente, e il C. a Roma (1597-1600) poteva riprendere, nelle più favorevoli condizioni, la sua opera di rinnovamento. Nel febbraio 1600, l'oratorio di S. Filippo Neri a S. Maria in Vallicella allestì la Rappresentazione di Anima et di Corpo, sorta di melodramma spirituale, non privo di richiami alle medievali "Devozioni", composto in musica dal C. (e con probabili interventi di D. Isorelli) su testo del religioso A. Manni, ove si attuava con aspetto diverso lo stile rappresentativo, circa otto mesi prima che a Firenze questo stile si stabilisse definitivamente con l'Euridice di I. Peri. L'espressione intensa e severa di quest'opera, cui la scena è intimamente superflua, divenne nel corso del sec. 17º esempio mirabile a tutta la scuola dell'Oratorio. Nell'ottobre del 1600 il C. tornò a Firenze, dove si occupò nella composizione d'un Dialogo di Giunone e Minerva (su testo di G. B. Guarini) e alla concertazione dell'Euridice del Peri. Poi, a Roma, concluse la sua vita lavorando con l'Isorelli a lavori sacri: Lamentazioni e Responsorî.