Cernuschi, Enrico
Uomo politico ed economista (Milano 1821- Mentone, Francia, 1896). Insieme a Carlo Cattaneo fu tra i protagonisti delle Cinque giornate di Milano: fu Cernuschi, infatti, a organizzare il primo embrionale centro direttivo della rivolta stabilendo un collegamento tra i nuclei degli insorti e disponendo la costruzione di barricate nelle strade. Entrò a far parte del Consiglio di guerra creato da Cattaneo e insieme furono promotori della corrente repubblicano-federalista che si opponeva alla politica moderata del governo provvisorio milanese, favorevole ad affrettare l’annessione della Lombardia al Piemonte. Arrestato per aver dimostrato contro il governo, fu rimesso in libertà dopo pochi giorni e continuò la sua battaglia contro i moderati sulla stampa democratica di Torino («L’Operaio»), accentuando la sua politica antinobiliare e criticando la politica finanziaria del governo responsabile di far ricadere il peso economico della guerra sui ceti medi e gli strati più poveri della popolazione a vantaggio della grande proprietà nobiliare. Dopo la capitolazione di Milano si recò a Lugano, dove ebbe contatti con Mazzini, poi a Genova e Firenze. Il precipitare della situazione nello Stato pontificio lo indusse a recarsi a Roma (dicembre 1848), dove si oppose all’ipotesi di una riconciliazione con Pio IX, adoperandosi per la proclamazione immediata della Repubblica. Nelle elezioni suppletive del febbraio 1849 fu eletto deputato alla Costituente romana e manifestò in questa sede la sua opposizione a una troppo rapida fusione tra la Repubblica romana e la Toscana, differenziandosi così da Mazzini dal quale, peraltro, si andava sempre più allontanando. Dopo lo sbarco dei francesi si distinse nella difesa della città alla testa della Commissione delle barricate. Arrestato dalle autorità francesi di occupazione, fu rimesso in libertà dopo un anno di carcere e si stabilì a Parigi dove maturò, avvicinandosi alle posizioni di Ferrari, le sue convinzioni federaliste. Influenzato dalle idee di Proudhon, Cernuschi esprimeva nei suoi scritti e nelle lettere il proposito di dedicarsi allo studio delle questioni sociali, contrapponendo al mazzinianesimo un embrionale schieramento democratico-socialista e federale. Per Cernuschi la rivoluzione democratica, il cui primo obiettivo era quello di sconfiggere e liberarsi del papato, doveva risolvere contemporaneamente la questione politica e sociale. Abbandonata la politica attiva si dedicò con grande intuito e successo all’attività finanziaria – prima nel Crédit mobilier français poi nella Banque de Paris – diventando uno degli uomini più ricchi di Francia. All’attività finanziaria affiancò lo studio teorico dell’economia politica (Mécanique de l’échange, 1865); divenendo un deciso sostenitore del bimetallismo, sistema nel quale oro e argento esercitano contemporaneamente il ruolo di standard monetario. Avversario del regime di Napoleone III, disapprovò le posizioni socialiste e radicali della Comune di Parigi, ma rimase sempre un repubblicano convinto come testimoniano i suoi ingenti finanziamenti alla campagna elettorale di candidati repubblicani sia in Francia, sia in Italia. Il suo palazzo a Parigi, donato alla città, è diventato un museo che raccoglie le collezioni d’arte frutto dei suoi numerosi viaggi in Estremo Oriente.