ESTE, Ippolito II, d'
Cardinale, nato a Ferrara il 25 agosto 1509 dal duca Alfonso I e da Lucrezia Borgia, morto a Tivoli il 2 dicembre 1572. A dieci anni era già arcivescovo di Milano per rinuncia dello zio card. Ippolito I; poi lo divenne anche di Lione, Autun, Auch, Orléans, Morienne. Incaricato della Protezione di Francia, ebbe molta importanza come rappresentante del partito francese nel Sacro Collegio e in Italia: doveva infatti il cappello a re Francesco I, che ne ottenne da Paolo III la nomina in pectore nel 1538, proclamata solo il 5 marzo 1539. Nel 1552 fu mandato da re Enrico II come luogotenente regio a Siena insorta contro gli Spagnoli, ma dovette presto ritirarsi per un conflitto con lo Strozzi, volendo Ippolito che si usasse molta prudenza nei rapporti con Cosimo dei Medici. Come cardinale, la sua missione più importante fu quella svolta come legato a latere di Pio IV presso la regina Caterina dei Medici nel 1861-63 per le discordie religiose di Francia e la riapertura del concilio di Trento; in essa la sua abilità diplomatica, la sua conoscenza dell'ambiente francese e le sue relazioni personali gli fecero ottenere qualche successo, ma in compenso la sua eccessiva tolleranza suscitò lo sdegno da papa Pio IV. Nel 1566 il nipote Alfonso II recandosi in Ungheria a combattere i Turchi, gli affidò il governo del ducato di Ferrara. Ippolito fu più volte candidato francese al trono papale nel 1550, 1555, 1561, e con molta probabilità di riuscita, specie la seconda volta, in cui i suoi intrighi tirarono assai in lungo il conclave; ma contro di lui vi era non solo l'opposizione dei cardinali legati alla Spagna e ai Medici, ma anche quella degli zelanti per la riforma della Chiesa, che, nell'imminenza della ripresa del concilio, giustamente combattevano la elezione di un papa così mondano. Le manovre simoniache da lui tentate fecero sì che Paolo IV, che lo designava col nome di Simon Mago, lo bandisse dallo stato, e gli togliesse il governo di Tivoli. Riacquistò favore con Pio IV dal quale la cittadina gli fu restituita.
Era un mecenate entusiasta delle arti e delle scienze e la villa d'Este da lui costruita a Tivoli fu veramente il modello delle grandi ville romane, come la sua collezione di opere d'arte, nel palazzo di Monte Giordano a Roma, non aveva rivali. Ma la sua vita era troppo mondana in un'età in cui la Chiesa sentiva la necessità di rinnovarsi profondamente.
Bibl.: Oltre le opere generali: Muratori, Litta, Pastor, v. V. Pacifici, Ippolito II d'Este, Tivoli 1923; Brioschi, Villa d'Este, Roma 1902.