Pietra, Età della
Quando gli uomini impararono a usare gli strumenti
Tra i vari periodi in cui viene suddivisa la presenza umana sulla Terra, l’Età della Pietra è il più lungo: è durato dalla comparsa dell’uomo (circa 2.500.000 anni fa) all’apprendimento della lavorazione dei metalli (circa 5.000 anni fa). Rappresenta la prima fase della preistoria, in cui l’uomo costruiva gli utensili solo con pietra, osso e legno. Lo storico John Lubbock, nel 1865, la divise in due età: paleolitica («antica età della pietra», dal greco palaiòs «antico» e lìthos «pietra») e neolitica («nuova età della pietra», dal greco nèos «nuovo»)
La comparsa dell’uomo è riconducibile al periodo in cui egli cominciò a costruire utensili: gli Ominidi sapevano già usare strumenti di pietra, ma solo il primo uomo, Homo habilis, fu in grado di fabbricarli. Homo habilis, alto 125÷135 cm, col cranio grosso e le braccia lunghe, era originario dell’Africa: gli utensili più antichi sono stati infatti trovati in Etiopia, Kenia e Tanzania. L’Età paleolitica, detta anche della pietra scheggiata per la tecnica di lavorazione, durò fino alla fine delle glaciazioni (10.000 anni fa). Il clima allora era caratterizzato dall’alternanza di riscaldamento e raffreddamento, con fasi di glaciazione e di scioglimento dei ghiacci. Queste provocarono modificazioni nella flora e nella fauna, che costrinsero l’uomo ad adattamenti e migrazioni.
Il Paleolitico viene suddiviso in tre periodi: inferiore, medio e superiore.
Il periodo che va da 2.500.000 a 120.000 anni fa fu l’era in cui apparvero Homo erectus (circa 1.800.000 anni fa) e Homo sapiens (300.000 anni fa). Il primo, alto 150÷170 cm, con il cervello grande quasi come quello dell’uomo moderno, elaborò un linguaggio articolato (mentre Homo habilis si limitava al linguaggio gestuale) e dall’Africa si propagò in Asia e in Europa. Homo sapiens fu il progenitore dell’uomo moderno.
In una prima fase, detta archeolitica («età della pietra arcaica», fino a 700.000 anni fa) la scheggiatura della pietra era ancora grossolana. Da ciottoli di selce, quarzite e basalto si ricavavano i choppers (strumenti da taglio a una sola faccia), inadatti alla caccia: probabilmente i primi uomini si cibavano di radici, insetti e resti di animali già morti. Poi le tecniche progredirono. Si usarono selci a forma di mandorla (dette amigdale) per costruire strumenti bifacciali, come punte per asce; successivamente dal nucleo della pietra si ricavarono piccole schegge (microliti) per fabbricare raschiatoi con cui staccare la carne dalla pelle e dalle ossa. Gli strumenti di lavoro erano percussori e incudini di pietra.
L’uomo diventò cacciatore, si protesse dal freddo con pelli di animali e, circa 400.000 anni fa, imparò ad accendere e conservare il fuoco: esso servì per riscaldare e illuminare l’ambiente, tenere lontane le belve feroci, cuocere i cibi. Le prime abitazioni furono capanne di rami intrecciati e appoggiati su una base circolare di ciottoli. Più tardi cercò riparo in grotte e caverne.
Da 300.000 a 30.000 anni fa, fu l’era dell’Uomo di Neandertal, che, alto circa 165 cm, robusto e intelligente, col cranio più grande di quello dell’uomo moderno, viveva in comunità seminomadi, prediligendo i climi freddi della Russia e dell’Europa centrosettentrionale. Cacciava animali di mole media e grande, servendosi di trappole e giavellotti che usava per difendersi oltre che per procurarsi il cibo. Credeva in una vita nell’aldilà, per cui seppelliva i morti. Praticava forme di culto religioso, come riti cannibalici, e di espressione musicale, con l’uso di flauti d’osso e di strumenti a percussione.
Fra 40.000 e 10.000 anni fa, nacque l’uomo moderno (Homo sapiens sapiens), alto 160÷185 cm, meno robusto degli esponenti dei precedenti generi Homo, ma molto abile nell’inventare tecniche.
Furono introdotti nuovi attrezzi – come i bulini per l’intaglio del legno – e tecniche di lavorazione –, come la scheggiatura lamellare: con gli scalpelli si staccavano dal nucleo della pietra schegge lunghe e sottili, le lame, utilizzate soprattutto per coltelli e punte di lancia. Si sviluppò l’uso del legno e dell’osso, per esempio per costruire i propulsori, bastoni uncinati con cui si scagliavano le lance. Le prede più grandi, come i mammut, venivano uccise a colpi di lancia o pietra. Le battute di caccia richiedevano la collaborazione di più famiglie, per cui nacquero i clan, comandati dal cacciatore più forte. Alcuni clan in cerca di bisonti, circa 25.000 anni fa, si trasferirono in America, attraversando lo stretto di Bering, che allora era terraferma. Anche l’Oceania fu raggiunta dall’uomo. Mentre gli uomini cacciavano, le donne raccoglievano cibi vegetali (bacche, frutti, radici) e animali (uova, molluschi).
Sempre in quest’epoca fiorì l’espressione artistica, con incisioni rupestri e pitture parietali, che rappresentavano per lo più animali e scene di caccia. Alcune sculture, dette Veneri, raffiguravano corpi femminili dalle forme abbondanti, che probabilmente rappresentavano la fecondità. Queste opere avevano una funzione non solo estetica, ma soprattutto magica: dovevano propiziare la caccia e la fecondità delle donne. Lo stregone o sciamano, dotato di poteri magici, era una figura potente del clan. I corredi nelle sepolture, ricchi di collane e bracciali di conchiglie, testimoniano il gusto per l’ornamento personale.
Alla fine delle glaciazioni i cacciatori nomadi si spinsero verso nord, all’inseguimento degli animali (renne, alci) che migravano verso i climi freddi; altri clan, invece, si adattarono alle nuove caratteristiche dell’ambiente, cambiando modo di vivere. Fu così che, circa 10.000 anni fa, nell’area degli odierni Kurdistan, Siria, Giordania, Palestina, avvenne la rivoluzione neolitica: l’uomo, da cacciatore e raccoglitore, si trasformò in produttore di cibo, con l’agricoltura e l’allevamento.
In Europa, invece, nello stesso periodo ci fu un’età di transizione, chiamata mesolitica («età della pietra di mezzo»). Qui la scomparsa degli animali di grossa mole incrementò la pesca e la raccolta. Si diffusero le imbarcazioni (grossi tronchi d’albero scavati) e strumenti per la pesca, come reti, ami e lenze. In campo artistico, dalle immagini naturalistiche si passò a figure stilizzate e geometriche, dipinte su ciottoli o rupi. Forse furono le donne, già esperte nella raccolta dei vegetali, a inventare l’agricoltura. Per un certo tempo gli uomini continuarono a cacciare con arco e frecce – come testimoniano le pitture parietali – mentre le donne si dedicavano all’agricoltura. Inizialmente l’alimentazione si basò ancora prevalentemente sulla carne, poi cereali, latte e latticini presero il sopravvento.
La prima agricoltura fu rudimentale: il terreno veniva diboscato con asce e fuoco e seminato in buchi scavati con bastoni. La terra, non concimata, presto diventava sterile e costringeva il gruppo a spostarsi in altri territori. Nell’abbigliamento si passò dalle pellicce agli abiti di lana, lino e cotone. Le prime civiltà stabili furono fondate in Mesopotamia ed Egitto, dove si sfruttarono i fiumi con opere di canalizzazione. Nacquero i villaggi, poi le città – le più antiche di cui si ha notizia furono Gerico, nei pressi del Mar Morto, e Catal Hüyük, vicino Ankara – e forme sempre più complesse di civiltà e organizzazione sociale.
Le innovazioni tecniche furono molte. Si diffuse la levigazione della pietra, usata per produrre asce e falci per l’agricoltura. Iniziò la lavorazione della ceramica, che consentì di fabbricare vasi per la conservazione e la cottura del cibo. I vasi erano decorati con figure, in un primo periodo impresse sull’argilla prima della cottura, successivamente dipinte sul vaso già cotto. Nacquero la filatura, e la tessitura; si diffuse la costruzione di palafitte e di tombe a tumulo (cioè coperte di terra), talvolta appoggiate a grandi pietre, i megaliti. In campo religioso si sviluppò il culto della Madre Terra, legato all’agricoltura: la divinità era femminile, forse perché erano le donne a lavorare la terra.
Dall’Asia occidentale la rivoluzione neolitica si propagò in Europa circa 8.000 anni fa, mentre in altre regioni avvenne autonomamente: in America 9.000 anni fa, con la coltivazione del mais; in Asia sudorientale 6.000 anni fa, con la produzione di riso. Il Neolitico durò fino all’avvento della lavorazione del rame (5.000÷2.000 anni fa a seconda delle regioni).