etica ed economia
Ambito di riflessione riferito alle relazioni intercorrenti tra i campi dell’etica e dell’economia. Nel corso del 20° sec. il dibattito in merito è stato contrassegnato da una tesi di separatezza: lo studio dell’economia deve basarsi sul dato di fatto che ogni attore economico persegue esclusivamente il proprio tornaconto (l’utilità per il consumatore, il profitto per l’impresa); a tale condizione, il mercato assicura un’allocazione efficiente delle risorse (➔ allocazione); possono intervenire, a questo punto, considerazioni etiche, tipicamente in materia ridistributiva. Tale tesi poggia su vari presupposti economico-teorici ed etico-filosofici (principalmente di taglio utilitarista): i mercati reali si avvicinano alle ipotesi di perfezione, tranne limitate e rimediabili eccezioni; il benessere degli individui consiste nella soddisfazione di preferenze date, che riguardano in primo luogo i beni di consumo; l’obiettivo del sistema economico è l’accrescimento del benessere dei suoi membri. Se questa visione si è tradizionalmente confrontata con altre prospettive di ispirazione contrattualista, libertarista o egualitarista, successivamente sono emersi ulteriori temi di confronto tra etica ed economia, in concomitanza con l’arricchimento del discorso economico lungo due direzioni: la descrizione dei contesti di interazione e degli attori.
Per quanto riguarda i contesti, spesso il mercato fallisce (➔ mercato, fallimenti del) per la presenza di esternalità (➔) o asimmetrie informative (➔ asimmetria informativa) e l’intervento correttivo pubblico incontra forti limiti; molte relazioni, specie all’interno delle imprese, non sono di mercato, ma gerarchiche; vi sono interazioni di natura non contrattuale (come quelle tra pari in un ambiente di lavoro) che pure hanno effetti economici rilevanti.
Per quanto riguarda gli attori, i moventi mostrano scostamenti sistematici dal mero tornaconto (qui interviene anche il modo in cui la situazione è compresa e valutata: per inciso, è per questa via che le teorie economiche, e le premesse etiche su cui si basano, influiscono sulla realtà che indagano); il benessere dei soggetti dipende anche da entità immateriali su cui le scelte economiche esercitano un’influenza rilevante, come la qualità delle relazioni interpersonali e il significato intrinseco associato alle attività svolte. Dalla considerazione di questi elementi discende la necessità di un’antropologia più ricca di quella tradizionalmente adottata, che dia conto di attori che sono dotati di esigenze molteplici e che interagiscono su piani diversi. Inoltre, le possibilità di divergenza tra incentivi dei singoli attori, esigenze degli altri soggetti direttamente coinvolti e interesse collettivo si rivelano molto ampie. Ciò accresce l’importanza sia di una riflessione che non eluda gli snodi eticamente significativi, sia di una consapevolezza etica da parte degli attori.
Un tema in cui intervengono molti aspetti fin qui esaminati, e che è divenuto un importante laboratorio per la riflessione e la pratica etico-economica, è la responsabilità sociale delle imprese (➔ anche responsabilità). Queste ultime infatti, pur orientate al profitto, si dotano di codici etici e si fanno carico di scelte costose (➔ economia ambientale; per es. in fatto di ambiente o di salute pubblica), in risposta a istanze elaborate dalla società civile e che coinvolgono anche consumatori e investitori non esclusivamente interessati al proprio tornaconto.
Luca Clerici, Benedetto Gui