Euripide
Un antico autore tragico dalla sensibilità moderna
Euripide è il più giovane e il più innovatore dei grandi tragediografi ateniesi del 5°secolo a.C.: umanizza gli eroi del mito tradizionale, mostra interesse per il carattere dei personaggi e in particolare delle figure femminili, dibatte sulla scena temi politici, religiosi, filosofici. Abilissimo drammaturgo, costruisce trame complesse e ricche di colpi di scena. Il suo influsso sul teatro posteriore è stato enorme
Gli eroi dell'epica e del mito più antico erano figure grandiose, tutte protese verso un ideale di onore e di gloria che non ammetteva incertezze e ripensamenti; erano campioni di valore, di coraggio, di astuzia, ma agivano in base a sentimenti essenziali, sì che a noi moderni appaiono privi di sfumature psicologiche (Eschilo, Sofocle).
La novità del teatro euripideo sta nel fatto che agli stessi eroi il poeta tragico conferisce una dimensione più umana, focalizza la sua attenzione sulle loro dinamiche interiori, attribuisce loro valori e comportamenti tipici della cultura dell'Atene del suo tempo: a contare non sono più, come in Omero e nell'età arcaica, la nobiltà di sangue, il coraggio in battaglia e il successo, ma l'onestà, l'elevatezza dei sentimenti, le virtù civiche, l'amor patrio.
È cambiato anche il rapporto con il mondo divino: gli eroi che subiscono ingiustizia o soffrono immeritatamente non si rassegnano al loro destino, ma si chiedono se gli dei esistano davvero e perché permettano il male. Apollo, per esempio, è messo sotto accusa per avere ordinato a Oreste il matricidio; e ambigua è anche la vicenda delle Baccanti, ove il re Penteo è sì punito per essersi opposto al culto di Dioniso, ma muore in modo atroce per mano della sua stessa madre trasformata in seguace del dio.
Anche il modo di argomentare degli eroi riflette il mutato clima culturale: negli elaborati e sottili discorsi che essi pronunciano è evidente l'influsso delle tecniche retoriche introdotte in Atene dai sofisti. Le novità delle concezioni espresse da Euripide e la modernità dei suoi personaggi (soprattutto femminili) non piacquero a gran parte del pubblico ateniese; furono invece molto apprezzate in epoca posteriore.
Di Euripide ci sono giunte diciassette tragedie (Alcesti, Medea, Eraclidi, Ippolito, Ecuba, Andromaca, Supplici, Eracle, Troiane, Ione, Elettra, Ifigenia in Tauride, Elena, Fenicie, Oreste, Baccanti, Ifigenia in Aulide) e un dramma satiresco, il Ciclope. La tradizione gli attribuisce anche il Reso, ma questa tragedia è quasi certamente posteriore.
Come mostrano già i titoli, al centro delle sue tragedie si trova spessissimo una figura femminile. Dell'animo femminile Euripide ha saputo cogliere e valorizzare gli aspetti più diversi, creando una galleria di figure indimenticabili: la sposa fedele e affettuosa pronta a sacrificare la sua vita per il marito (Alcesti); la donna tradita che per vendicarsi giunge a uccidere i figli avuti dall'uomo che l'ha abbandonata (Medea); la regina pudica e ritrosa vittima di un'insana passione d'amore (Fedra nell'Ippolito); l'anziana madre che apprende che suo figlio è stato ucciso da colui al quale l'aveva affidato e che sfoga la sua sete di vendetta infierendo anche sui figli dell'assassino (Ecuba nella tragedia omonima); la vecchia e dolente regina di Troia che vede il suo regno distrutto, le sue figlie fatte schiave, il suo nipotino barbaramente eliminato (Ecuba nelle Troiane); la donna pronta e intelligente che con la sua astuzia salva sé stessa e chi gli è più caro da situazioni di pericolo estremo (Ifigenia nell'Ifigenia in Tauride e Elena nell'Elena); la fanciulla abbrutita dal dolore la cui unica ragione di vita è punire gli assassini di suo padre (Elettra).
Il fascino esercitato da queste figure è stato enorme: le loro vicende hanno ispirato numerosissimi rifacimenti, sia nel mondo antico sia in età moderna.