Scrittore greco (4º-3º sec. a. C.) di Messene, forse di Sicilia, autore di una Sacra scriptio (come Ennio tradusse il greco ᾿Ιερὰ ἀναγραϕή, Sacro scritto) in almeno 3 libri, di cui restano estratti in Diodoro e frammenti, della traduzione latina (Euhemerus) di Ennio, in Lattanzio. Era un racconto fantastico di un viaggio per l'Oceano Indiano all'isola Pancaia, ove E. trova impiantato un sistema sociale di tipo comunistico, articolato in tre classi, sacerdoti-artigiani, coltivatori e soldati. Interesse maggiore ha la vista d'una stele antichissima del tempio di Zeus, dove il dio narrava la storia delle imprese degli dèi, una volta comuni mortali, assurti alla venerazione divina per i meriti e le imprese. Era la spiegazione "evemeristica" del divino, che portava su questo piano la critica razionalistica che gli storici greci, fin da Ecateo, avevano esercitato nel campo del mito eroico: il documento mitico riproduceva d'altronde ben fedelmente il tipo della stele narrativa orientale o egizia. L'evemerismo però faceva una teoria autonoma e universalmente valida dei dubbî antichi e delle frammentarie spiegazioni dei viaggiatori greci, autori di storie sincroniche, dinanzi ai monumenti e ai calendarî antichissimi dell'Oriente.