Nel linguaggio filosofico, errore, falsità di ragionamento in genere.
La parola latina fallacia fu usata dalla Scolastica per tradurre il termine greco σόϕισμα e in genere per indicare ogni «argomentazione sofistica» anche non intenzionalmente fallace. Si distinse: la fallacia in dictione, quando l’errore è determinato dal linguaggio, la fallacia aequivocationis, quando deriva dall’equivocità dei termini, la fallacia secundum quid, quando l’affermazione che vale solo per il soggetto preso in un determinato senso è riferita invece al soggetto assolutamente e senza delimitazioni.