favola
Raccontare una storia e insegnare una morale
La favola è un elemento ricorrente nella cultura di ogni paese: nasce dal piacere di raccontare, proprio dell'uomo, e rappresenta spesso la voce e le esperienze della gente umile. Le favole parlano dei vizi e delle virtù dell'uomo e vogliono sempre insegnare qualcosa, in modo semplice e ripetitivo. Come genere letterario, le favole più antiche sono quelle dell'Egitto e dell'India, dal contenuto avventuroso. Nella Grecia antica e a Roma era diffusa la favola con animali parlanti, definita esopica dal nome del leggendario inventore, Esopo. Dal mondo germanico medievale provengono i racconti con una forte componente magica e fantastica
Una nonna, seduta sul divano, racconta di sera una storia alla nipotina accanto a lei, prima di andare a letto. "C'era una volta una ragazza povera ma bella…"; oppure: "Un giorno una volpe astuta incontrò un asino…". Sono storie che vengono da lontano, storie in cui non ci sono i grandi protagonisti del mito o della leggenda, spesso non ci sono neppure i nomi dei personaggi. In queste storie contano i caratteri dei protagonisti, che in genere sono sempre uguali, da storia a storia: la strega cattiva, il principe azzurro, il vecchio pescatore, il cane fedele. Sono personaggi senza tempo e senza luogo, che rimangono nella memoria proprio per la loro semplicità. Ci sono i buoni e i cattivi, i furbi e gli sciocchi, i vecchi e i giovani, i belli e i brutti, gli umili e i potenti.
E soprattutto c'è chi vince e chi perde. Quasi sempre sono i buoni a vincere, ma a volte sono l'astuzia e l'intelligenza a spuntarla; in qualche occasione è il potente che vince sull'umile, comunicando così un senso amaro di pessimismo. In ogni caso, qualunque sia il finale, ogni storia insegna qualcosa, vuole dare a chi l'ascolta un messaggio di verità: spesso è un messaggio rassicurante e costruttivo. Ecco la favola.
Il termine favola, come anche fiaba, deriva dalla parola latina fabula, che indica semplicemente un "racconto", anche quello che si tramanda di padre in figlio, o che si diffonde porta a porta. La favola quindi è principalmente narrazione e racconto, ma non ha una funzione di solo intrattenimento.
In queste brevi narrazioni sono protagonisti, insieme agli uomini, anche animali, piante o esseri inanimati, che sono però sempre il simbolo o la rappresentazione di un vizio o di una virtù tipicamente umani. Le favole, inoltre, si concludono quasi sempre con un insegnamento di saggezza pratica o con una verità morale e, come genere letterario, si presentano per lo più in versi.
Il termine viene però spesso usato in senso lato con il significato di novella, o di racconto che parla di un mondo fantastico o irreale. In tal senso si confonde spesso con la fiaba, che invece ha per protagonista un uomo o una donna, nella cui vicenda entrano spiriti benefici e malefici, fate, streghe, demoni e così via.
Se chiediamo a un anziano da chi abbia appreso le favole che conosce, ci risponderà di averle imparate da bambino dai suoi nonni, che a loro volta avevano ricordato i racconti uditi da piccoli. Le favole di oggi, in effetti, sono per la maggior parte uguali a quelle di ieri, e sono arrivate a noi anche attraverso la memoria di chi ha conservato i racconti delle generazioni precedenti. È quella che si chiama trasmissione orale, e che avviene a livello popolare. Sono storie che sottolineano i valori degli umili, ma anche i loro difetti e si concludono spesso con una morale o un proverbio.
Accanto a questa tradizione di origine popolare, fin dall'antichità la favola ha suscitato l'attenzione di scrittori e pensatori che da una parte raccolgono e utilizzano le favole popolari a loro note, dall'altra ne creano di nuove, dando vita a un vero e proprio genere letterario. In tutte le età e in tutti i paesi troviamo favole dai contenuti più disparati, tuttavia generalmente ogni cultura predilige un particolare tipo di contenuti e favole.
Nella tradizione occidentale la favola compare già nei primi testi greci a noi noti, impiegata per esemplificare un messaggio etico e sociale: spesso la favola dà voce alla morale e ai valori delle classi umili, in contrasto con l'arroganza dei potenti. Le origini della favola come genere letterario sono tuttavia legate alla figura, in parte leggendaria, di Esopo. Originario dell'Asia Minore, forse schiavo, Esopo è nell'immaginario antico il sistematore di un grande patrimonio di favole tramandate oralmente, alcune di origine orientale. I protagonisti sono perlopiù animali parlanti (a volte piante), più raramente figure umane. Gli animali delle favole esopiche hanno spesso caratteri e personalità fissi, ben delineati: il leone è coraggioso e superbo; l'asino ignorante e maldestro; la volpe astuta e imbrogliona; la formica leale e laboriosa. Queste figure animali sono allegorie dei vizi e delle virtù dell'uomo: ogni favola si conclude, infatti, con una frase breve e incisiva (a volte un proverbio) in cui si propone un insegnamento morale. Numerosissime sono le favole esopiche ancora oggi prese a esempio e ben note ai lettori di ogni età: La volpe e l'uva, Il lupo e l'agnello, La cicala e la formica.
La tradizione di Esopo viene ripresa, nel mondo romano, da Fedro, che traduce le favole greche e ne aggiunge altre, sottolineando il tema, sociale e politico, del rapporto tra umili e potenti, in racconti che esaltano l'astuzia e la destrezza, sempre dalla parte degli umili. Grazie agli imitatori di Fedro, perlopiù anonimi, la favola esopica attraversa tutto il Medioevo cristiano e arriva all'età moderna: il francese Jean de La Fontaine, nel 17° secolo, ne rinnova l'arguzia e la leggerezza.
L'Oriente, dall'Egitto all'India, passando per i paesi arabi, vanta una delle tradizioni più antiche del genere favolistico. Già sulle tavolette babilonesi e sui papiri egiziani di più di duemila anni prima di Cristo si leggono raccolte di favole incentrate sulla fortuna, sulle virtù o i vizi umani: molte passano già nell'antichità, attraverso i racconti di mercanti e viaggiatori, nel mondo greco, e di qui nella tradizione europea.
Ma è a partire dal Settecento che cominciano a circolare, in Europa, nuove raccolte di favole. L'esempio delle favole di La Fontaine è ripreso in Germania, in Russia e in Italia. Durante il Settecento e l'Ottocento troviamo, in Italia, una nutrita schiera di favolisti, come Tommaso Crudeli, Giambattista Casti, Lorenzo Pienotti.
Nel Novecento, la tradizione della favola vera e propria è stata ripresa in dialetto romanesco dal poeta Trilussa, mentre, più di recente, Gianni Rodari nelle Favole al telefono (1961) ha rinnovato la funzione educativa della favola con i suoi consigli e ammaestramenti finali. Sempre di Rodari è l'Enciclopedia della favola, dove sono raccolte favole di tutto il mondo, dalle russe alle africane. A questo proposito, va ricordata la recente traduzione e diffusione di molte favole africane, straordinariamente originali proprio per il loro contenuto: i protagonisti non sono solo animali, ma anche pietre o alberi a cui viene attribuita un'anima. Le favole africane sono particolarmente interessanti perché presentano insegnamenti originali, con una morale a volte diversa dalla nostra.