BELCARI, Feo
Figlio di Feo di Iacopo (Coppo), nacque a Firenze il 4 febbraio 1410. Uomo di grande pietà, non rinunziò tuttavia alla vita del mondo: ebbe moglie e occupò varie cariche pubbliche, tra le quali il priorato (1454). Fu legato alla famiglia dei Medici. Morì nel 1484. Nella schiera dei minori scrittori fiorentini del suo tempo, ispirati dalla fede, amanti della famiglia e delle tradizioni paesane, il B. si distingue per la cara semplicità della sua poesia: le sue Laude spirituali vivono d'una serena e fanciullesca fede, in cui s'effonde un'anima calda d'amore e lieta di credere; le Rappresentazioni sacre si svolgono come ingenue storie, con un andamemo lineare, trattando la materia religiosa come cosa umana. Anche dalla Rappresentazione di Abramo e Isac (1449), la più complessa, è bandito ogni misticismo, sebbere vi sia rappresentato un fatto in cui la Chiesa volle vedere un preannunzio della morte di Cristo: "vi troviamo in cambio, nota il Gaspary (St. lett. ital., II,1,199) l'immagine di una famiglia virtuosa e timorata di Dio, la quale riceve il premio della sua obbedienza e dà un buon esempio alle altre". Il dramma delle anime però non è sentito, l'azione non è scrutata nella sua intimità, ma rappresentata alla superficie. In prosa il B. scrisse la Vita del beato G. Colombini, fondatore dell'ordine dei gesuati, con una grazia ingenua che fa ricordare spesso i Fioretti di S. Francesco. Per questa Vita si giovò d'un compendio latino del beato G. Torelli da Tossignano e d'una vita scritta da ser Cristoforo di Gano, da cui prese gli elementi storici, per i quali si servì anche di documenti contemporanei e delle lettere dello stesso Colombini; animò la sua storia di elementi meravigliosi e di quadretti vivissimi in una prosa limpida e viva, pur nella sua umiltà, salda di legamenti sintattici. Se vi è qualche esagerazione e qualche ornamento che sa di barocco, si deve all'influenza delle lettere del Colombini. In lettere varie e volgarizzamenti diversi, tra cui il Prato spirituale (1444), raccolta di leggende tratte dal latino in che Ambrogio Traversari aveva voltato il greco di G. Everato, il B. confermò il suo costante amore alle cose dello spirito e il suo ardore di proselitismo.
Bibl.: I capoversi delle rime, con le indicazioni bibliografiche riguardanti anche i mss., in Flamini, La lirica tosc. del Rinasc. anteriore ai tempi del Magnifico, Pisa 1891, pp. 645-651. Tutte le poesie nel Cod. Magliab., VII, 8-690. Per la bibl. delle edizioni delle opere varie, v. Gamba, Notizie intorno alle opere di F. B., Milano 1808; Le rappres. di F. B. ed altre di lui poesie, Firenze 1833; Prose edite e inedite di F. B., per cura di O. Gigli, Roma 1843-44; Lettere di F. B., Firenze 1825. Edizioni recenti: La vita del b. Col., a cura di R. Chiarini, Lanciano 1914; Sacre rappres. e laude, con introd. e note di O. Allocco-Castellino, Torino 1920. Per la vita: R. Chiarini, F. B. e la sua vita del b. Colombini, Arezzo 1904; F. Ceccarelli, F. B. e le sue opere, Siena 1907.