Finlandia
La cinematografia finlandese ha rispecchiato negli anni la difficile identità di un Paese al confine tra Est e Ovest, sospeso tra l'atmosfera culturale e civile della Scandinavia e l'influenza dell'area russa e poi sovietica. Un Paese segnato nel Novecento dal susseguirsi di conflitti interni ed esterni: la lotta contro i tentativi di russificazione, la dichiarazione di indipendenza del dicembre 1917, i difficili rapporti con l'Unione Sovietica, a causa delle sue mire di annessione, sfociati in scontri armati e guerre civili. Nello stesso tempo la F., pur sensibile alle diverse influenze provenienti da Est e Ovest, ha saputo conservare uno spirito non conformista e fieramente indipendente. Tutto ciò è leggibile anche attraverso il suo cinema, unitamente alla lenta transizione dalla tradizione rurale a una realtà urbana e 'postmoderna' che ha messo in luce la condizione di sradicamento e di estraneità rispecchiata nei film dell'ultimo Novecento.
Dalla visita degli operatori del Cinématographe Lumière in F. nel 1896, passarono otto anni perché aprisse i battenti la prima sala cinematografica del Paese a Helsinki, e fossero girate le prime 'attualità'. Agli albori del 20° sec. e per tutti gli anni Dieci operò la prima struttura produttiva del cinema finlandese, l'Atelier Apollo di Karl Emil Ståhlberg, e un suo operatore, Oscar Lindelöf, si specializzò nelle riprese di documentari sportivi, così come Sakari Pälsi filmò di preferenza le escursioni e le spedizioni nei paesaggi dell'estremo Nord, spingendosi fino in Siberia e anticipando quello sguardo etnografico che sarebbe poi divenuto proprio di Robert Flaherty. Nel 1907 Teuvo Puro girò con lo svedese Louis Sparre il primo film di finzione, Salaviinanpolttajat (Distillatori clandestini), e durante i successivi dieci anni la produzione di film e documentari procedette a ritmo regolare (ne furono girati circa 350, tra i quali una trentina di lungometraggi).
Il ritmo si accentuò con l'attività della Suomi-Filmi, la casa di produzione che monopolizzò l'industria cinematografica finlandese fino agli anni Sessanta, inizialmente pilotata dal regista Erkki Karu, quindi da Risto Orko, importante figura di regista-produttore che la guidò dal 1933. Fu a partire da questa data, e almeno fino alla metà degli anni Cinquanta, che iniziò una fase feconda del cinema finlandese. La scena cinematografica era dominata da Orko e da Toivo J. Särkkä, altro cineasta-produttore che operò con una sua compagnia, fondata da Karu, la Suomen Filmiteollisuus. Orko, anche brillante direttore della fotografia, realizzò commedie quali Siltalan pehtoori (1934, L'intendente di Siltala), che ebbe un enorme successo di pubblico, e Jääkärin morsian (1938, La moglie del fante), costruendo un mondo cinematografico elegante e 'dorato' che ricorda quello di un cineasta come Ernst Lubistch. Ma diresse anche, insieme a Särkkä, Aktivistit (1939, Gli attivisti) su un gruppo sovversivo nazionalista finlandese dell'inizio del secolo, film violentemente antirusso, che fu proibito nel dopoguerra, così come fu bandito, dopo il 1945, l'analogo Helmikuun manifesti (1939, Il manifesto di febbraio) di Särkkä e Yrjö Norta, su sceneggiatura del ce-lebre scrittore Mika Waltari, che racconta le lotte del movimento nazionalista-indipendentista finlandese. Särkkä, regista prolifico che ottenne il favore del pubblico, produsse e spesso sceneggiò, nel periodo compreso tra il 1935 e il 1963, 233 lungometraggi di cui 49 con la sua regia, tutte opere di onesto artigianato, di solida scrittura, spesso zuccherose, come Kulkurin valssi (1941, Il valzer del vagabondo), ma anche esempi di 'genere' omologati dal cinema statunitense, come il noir Kuu on vaarallinen (1962, La luna è pericolosa).
Limitato agli anni Trenta fu il lavoro di una figura divenuta leggendaria nel cinema della F., quella di Nyrki Tapiovaara, il quale cominciò come critico e regista teatrale, e, prima della prematura scomparsa a soli ventotto anni, realizzò alcuni film, tra cui Juha (1936), il thriller Varastettu kuolema (1937, Morte rubata) e l'incompiuto Miehen tie (1940, Il cammino dell'uomo), che rivelarono un'energia creativa insolita, una forte carica lirica e sensuale, un audace trattamento ritmico e di frammentazione temporale, tutte qualità che lo hanno fatto paragonare a un cineasta altrettanto geniale e dalla breve carriera come Jean Vigo.
Gli scenari bellici e una rappresentazione epica della guerra da un lato, la vita rurale e il sentimento della natura dall'altro sono i temi con i quali il cinema finlandese si è sempre misurato espressivamente, raggiungendo rilevanti risultati, come nel celebrato Tuntematon sotilas (1954; Il soldato sconosciuto) di Edvin Laine, dal romanzo di V. Linna, che mette in scena la tragicità della Seconda guerra mondiale, seguendo con crudezza le vicende di un gruppo di soldati; mentre Ville Salminen in Evakko (1956, Esilio) ricostruisce la tragedia della Carelia, la regione contesa tra Russia e F. drammaticamente investita dagli eventi del conflitto, raccontata in seguito anche in Talvisota (1989, La guerra d'inverno) di Pekka Parikka, così come nel 1982 Pedon merkki (Il segno della bestia) di Jaakko Pakkasvirta analizza con crudezza il caos endemico di tutte le guerre.
L'attenzione alla luce e al paesaggio finnico percorre tutta una tradizione pastorale della letteratura finlandese a partire dal 19° sec., e i romanzi di scrittori come A. Kivi o F.E. Sillanpää sono alla base di numerosi film che rientrano nelle convenzioni, tra il melodrammatico-sentimentale e il naturalistico, di questa tipologia. In tale ambito fra i registi si distinse Valentin Vaala per la capacità di amabile umorismo sul modello di René Clair o Frank Capra, in film come Juurakon Hulda (1938, Hulda di Juurakko) o Gabriel, tule takaisin (1951, Ritorna, Gabriel). Il senso arcano del paesaggio ghiacciato della Lapponia, unito a una storia di sortilegio e stregoneria, è al centro di un singolare film, premiato nel 1953 ai Festival di Cannes e di Karlovy Vary, Valkoinen peura (1952, La renna bianca), diretto e fotografato da Erik Blomberg. Curiosa si è rivelata la trasposizione, realizzata molti anni dopo, nei sensuali esterni di un'estate nella campagna finlandese di un famoso testo teatrale brechtiano, Herra Puntila ja hänen renkinsä Matti (1979, Il signor Puntila e il suo servo Matti) di Ralf Långbacka. Durante gli anni Quaranta e Cinquanta erano stati realizzati in F. tra i quindici e i venticinque titoli per anno, e nei decenni successivi, man mano che la televisione prendeva piede, il numero dei film precipitò a una cifra fra i sei e i dodici all'anno. Ciononostante nel corso degli anni Sessanta si realizzarono 113 film, ma nel 1974, in piena crisi produttiva, ne furono girati solo due. La situazione migliorò soltanto negli anni Ottanta, anche grazie alla progressiva e massiccia presenza dei finanziamenti statali forniti dalla Suomen elokuvasäätiö (Fondazione del cinema finlandese), organismo statale attivo dal 1969 proprio per fronteggiare la grave crisi dell'industria cinematografica.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta Matti Kassila diresse una serie di film polizieschi basati sul personaggio del commissario Palmu, ispirato al modello simenoniano di Maigret, ma più personali risultano due suoi film 'bergmaniani' intrisi di drammatica sensualità: Sininen viikko (1954, Settimana blu) ed Elokuu (1956, Agosto). Alle atmosfere di Michelangelo Antonioni sono stati accostati i film di Maunu Kurkvaara, come i sofisticati Rakas (1961, Tesoro) e Yksityisalue (1962, Proprietà privata). Ma l'autore finlandese che, soprattutto negli anni Settanta, nei suoi lavori riprese e sviluppò la lezione di cineasti come Bergman o di quelli francesi della Nouvelle vague fu Jörn Donner, critico e cofondatore con Aitö Makinen del Suomen elokuva-arkisto (Archivio del film finlandese) nel 1957; i suoi film sono caratterizzati da una costruzione ironica e intellettualistica ricca di notazioni amare: così in Mustaa valkoisella (1967, Nero su bianco) o in Naisen kuvia (1970, Ritratti di donna), in Anna (1970), interpretato dall'attrice bergmaniana Harriet Andersson, oppure in Mān kan inte våldtas (1977; Gli uomini non possono essere rapiti).
Negli anni Sessanta e Settanta emerse il talento del cineasta Risto Jarva, troppo presto stroncato da un tragico incidente nel 1977. Egli seppe realizzare un cinema personalissimo, lucido e critico, con un approccio disincantato e corrosivo che lo avvicinò alla Nouvelle vague e alle tendenze che a tale movimento si ricollegarono nelle cinematografie dell'Europa orientale. Film come Yö vai päivä (1962, Notte e giorno), diretto insieme a J. Pakkasvirta, Onnenpeli (1965, Gioco della fortuna), Työmiehnen päiväkirja (1967, Diario di un operaio) o il fantascientifico Ruusujen aika (1968, Il tempo delle rose) sono meditazioni sull'ambiguità dei rapporti umani come anche spietate analisi di diverse realtà sociali. Tra gli anni Settanta e Ottanta molti registi misero in scena cupe atmosfere di alienazione, variazioni nichiliste, descrizioni acide di ambienti metropolitani, perturbanti labirinti psicologici, intrighi urbani popo-lati da outsider, apologhi intrisi di pessimismo sarcastico: da Mikko Niskanen, con la sua opera Kahdeksan surmanluotia (1972, Otto colpi mortali) sulla piaga tipicamente finlandese dell'alcoolismo, a Pakkasvirta con la riduzione dell'ossessivo romanzo kafkiano in Linna (1986, Il castello), ai film di Tapio Suominen, Ilkka Järvi-Laturi, Anssi Mänttäri, Pauli Pentti, Pekka Lehto, Lauri Törhönen, Taavi Kassila, Juha Rosma. Si tratta delle stesse atmosfere e degli stessi temi che, con particolare estro e personalità, hanno caratterizzato la filmografia degli autentici registi-rivelazione della produzione finlandese negli anni Ottanta e Novanta, Aki Kaurismäki, e il fratello Mika: il primo declinando un mondo sospeso tra nera disperazione, liriche aperture funamboliche, affilata ironia e acido disincanto a partire da Hamlet liikemaailmassa (1987; Amleto si mette in affari) e da Tulitikkutehtaan tyttö (1989; La fiammiferaia), e il secondo rivelando una capacità di ironico attraversamento dei generi che si richiama alla lezione di Jean-Luc Godard o che si risolve in operazioni più accattivanti e spettacolari, anche all'interno di formule internazionali di coproduzione, a partire da Rosso (1985) e Helsinki Napoli all night long (1987; Napoli-Berlino un taxi nella notte).
F. Bono, Cinema Finlandia, Roma 1989.
P. Cowie, Finn-ish cinema, Helsinki 1991.
Storia del cinema mondiale, a cura di G.P. Brunetta, 3° vol., L'Europa. Le cinematografie nazionali, Torino 2000 (in partic., P. Cherchi Usai, Cinema muto nei Paesi nordici, t. 1, pp. 151-70; P. von Bagh, Cinema in Finlandia, Norvegia e Svezia: gli anni Trenta, pp. 391-410; P. von Bagh, Cinema in Finlandia, Norvegia e Svezia: gli anni Quaranta e Cinquanta, pp. 763-78; P. von Bagh, Cinema in Finlandia, Norvegia e Svezia, 1960-90, pp. 865-84).