Vedi Finlandia dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La peculiare collocazione geopolitica della Finlandia affonda le radici nella storia del paese. Dopo oltre sette secoli di dominazione svedese e russa, la Finlandia ha ottenuto l’indipendenza solo nel 1917 e da allora ha promosso la neutralità internazionale come principio utile alla salvaguardia della propria sovranità e integrità territoriale. Nel corso della seconda metà del 20° secolo la neutralità finlandese si è tradotta in una politica di non allineamento, fondata sul Trattato di amicizia, cooperazione e assistenza tecnica del 1948 con l’Unione Sovietica. Pur non essendo entrato a far parte del blocco militare filosovietico, il paese si è così impegnato a difendere il proprio territorio da un eventuale attacco da parte dell’allora Germania occidentale o di paesi a essa alleati, e a difendere il territorio sovietico in caso di attacco attraverso la Finlandia stessa. Parallelamente, Helsinki ha garantito di non entrare in nessun tipo di alleanza diretta contro Mosca. Questa intesa ha permesso alla Finlandia di mantenere buoni rapporti con il suo potente vicino, pur conservando istituzioni democratiche e collaborando attivamente con i meccanismi di cooperazione occidentali.
Con il declino e la successiva scomparsa dell’Unione Sovietica, il paese ha perseguito una più risoluta politica di avvicinamento al blocco occidentale. Pur mantenendo forti legami commerciali con la Russia, la Finlandia ha presentato domanda di adesione alla Comunità Europea nel 1992 ed è entrata a farne parte nel 1995 (il referendum dell’ottobre 1994 ha registrato il 57% a favore dell’adesione e il 43% contro). Dal 1999 è parte dell’Unione economica e monetaria (Emu) ed è l’unico paese del Nord Europa ad aver adottato l’euro. Oggi la politica estera e di sicurezza finlandese punta sulla partecipazione alla politica estera e di sicurezza comune europea (Cfsp) e sulla cooperazione multilaterale. Ciò non ha imposto la rinuncia alla neutralità. Pur avendo preso parte, dopo il 1994, al programma Partnership for Peace della Nato e avendo inviato le proprie truppe in missioni internazionali di peacekeeping, Helsinki non ha avanzato domanda di ammissione all’Alleanza atlantica e il dibattito su un’eventuale adesione è tuttora in corso.
Le relazioni con gli Stati Uniti sono buone, mentre l’eredità svedese si riflette sia sulle istituzioni politiche finlandesi, sia sul fatto che lo svedese è una delle lingue ufficiali. La Finlandia coopera poi con Svezia, Danimarca, Islanda e Norvegia nell’ambito del Consiglio Nordico, al quale ha aderito nel 1955.
Sebbene la costituzione finlandese del 1919 definisca una forma di governo semipresidenziale, negli anni Ottanta è stata avviata una riforma costituzionale che ha ridotto i poteri del presidente e che si è conclusa con l’attuale assetto: una repubblica parlamentare nella quale il presidente ‘dirige la politica estera in collaborazione con il governo’, come stabilisce la nuova Costituzione del 2000. Le elezioni parlamentari 2011 hanno registrato l’ascesa del partito nazionalista e antieuropeista True Finns, che è diventato il terzo del paese, ha conquistato 39 seggi e il 15% di voti in più rispetto alle precedenti elezioni del 2007. Il nuovo governo, guidato dal leader del Partito di coalizione nazionale (Kansallinen Kokoomus, Kok) Jyrki Katainen, è sorrettoda una coalizione con altre forze minori, come accade di norma. Il peso dei nazionalisti nel legislativo rende però la situazione politica più instabile rispetto al passato.
I finlandesi sono poco più di cinque milioni e vivono prevalentemente nel sud del paese, dove sorge la capitale Helsinki (che ospita circa un decimo della popolazione). La densità (17,8 ab./km2) è comparabile a quelli degli altri paesi del Nord Europa. Il tasso di crescita della popolazione è basso (0,48% nel 2012) e la popolazione sta lentamente invecchiando.
Nel nord del paese vive la minoranza indigena sami, diffusa anche nella regione settentrionale della Svezia e della Russia occidentale e tradizionalmente dedita alla pesca e all’allevamento di renne. I Sami sono meno dell’1% della popolazione finlandese: la Costituzione finlandese garantisce loro l’autonomia culturale, nonché il sostegno economico dallo stato.
La maggior parte della popolazione (89%) appartiene alla Chiesa evangelico luterana; esiste una minoranza greco-ortodossa.
La Finlandia è stato il primo paese europeo a concedere il voto alle donne nel 1906 e il primo paese al mondo a permettere loro di candidarsi alle elezioni. Nel governo attuale 12 ministri su 20 sono donne; al contempo, però, le donne sono retribuite meno degli uomini a parità di lavoro.
Nel 2010 il governo ha riconosciuto l’accesso a Internet tramite banda larga un diritto per tutti i finlandesi.
La Finlandia ha un PIL pro capite piuttosto elevato, che si è attestato a 37.012 dollari nel 2013. Nel primo decennio degli anni Duemila l’economia è cresciuta, registrando il tasso più elevato tra 2005 e 2006: + 5,5%. La crisi ha segnato però una forte battuta d’arresto (-8,5 nel 2009), anche se già nel 2010 si è registrata una ripresa sostenuta (3,4%), che è lentamente declinata nell’ultimo biennio.
Più di due terzi del territorio finlandese è coperto da foreste (in gran parte proprietà di privati) e, di conseguenza, la tradizionale industria della lavorazione del legname è uno dei settori principali dell’industria e del commercio. Nel 2008 circa il 10% delle esportazioni di prodotti legati alle foreste sul totale mondiale provenivano dalla Finlandia, in particolare carta, cartone, polpa di cellulosa. Grazie all’impiego di tecnologie avanzate, le riserve di legname sono recentemente aumentate e la Finlandia partecipa attivamente alle iniziative internazionali per la tutela delle foreste.
Altro settore di punta è quello delle tecnologie di informazione e comunicazione. Negli anni Novanta il settore ha registrato un notevole sviluppo e riveste ora una quota preponderante delle esportazioni. L’azienda leader è stata a lungo Nokia, uno dei maggiori produttori mondiali di cellulari, che ora mantiene a Helsinki soltanto una piccola sede. Il paese produce inoltre radio, televisioni e attrezzature per la comunicazione.
La maggior parte degli scambi commerciali della Finlandia è diretta verso l’Unione Europea, in particolare Germania, Svezia e Regno Unito. La Russia, fino agli anni Novanta il principale partner commerciale, è tuttora tra i paesi che forniscono alla Finlandia le risorse energetiche di cui ha bisogno, poiché il territorio è privo di riserve di petrolio, carbone e gas.
Il consumo pro capite di energia finlandese è tra i più elevati al mondo a causa dei lunghi inverni, che aumentano il fabbisogno per il riscaldamento, e del fabbisogno delle industrie. Il paese importa petrolio e gas, ma produce energia rinnovabile e nucleare. Nel 2008 il consumo di energia rinnovabile raggiungeva il 26% (costituito per l’84% da biomasse, per il 16% da energia idroelettrica e, per lo 0,3%, da altre fonti), mentre il nucleare ammontava al 17%. Nel 2010 il parlamento ha deciso di costruire altre due centrali nucleari, che andranno a sommarsi alle quattro già funzionanti e a una quinta attualmente in costruzione.
Benché sia relativamente piccola, la Finlandia ha un esercito rilevante, composto da 22.200 militari in servizio e 350.000 riservisti. La leva militare è obbligatoria per gli uomini – che possono optare per il servizio civile – e volontaria per le donne.
La Finlandia partecipa alla politica di sicurezza e di difesa europea (Csdp) e mira a un suo rafforzamento, così come a una maggiore cooperazione tra Unione Europea e Nato. Inoltre, promuove il rafforzamento della cooperazione multilaterale e del diritto internazionale. Ha contribuito alla International Security Assistance Force (Isaf) in Afghanistan sin dal 2002. Infine, ha inviato le proprie truppe in Kosovo dal 1999, con la missione Nato Kfor, e in Ciad e nella Repubblica Centrafricana, con la missione delle Nazioni Unite Minurcat.
Il risultato ottenuto dai True Finns (PS), il partito finlandese populista e antieuropeista, alle elezioni
parlamentari dell’aprile 2011 e confermato dai più recenti sondaggi, sottolinea l’orientamento anti- integrazione che sta prendendo piede nei paesi del Nord Europa. L’ingente afflusso di rifugiati e il conseguente onere per i sistemi di welfare nazionale hanno acceso un dibattito sull’equità di un sistema che impone allo stato – o meglio ai cittadini che pagano le tasse – di farsi carico del sostentamento degli immigrati, tendenzialmente disoccupati, e che fruiscono in ogni caso dei servizi. Portavoce del disagio avvertito da buona parte della popolazione sono i partiti della destra più estrema. Il PS si allinea così ai Democratici svedesi, al Partito del popolo danese e al Partito progressista in Norvegia. Tutti reclamano l’applicazione di severe restrizioni nei confronti dell’immigrazione e un allentamento nel processo di integrazione europeo. Il Ps con una quota di voti del 19,1 %, pari a quella ottenuta dal Partito socialdemocratico (SDP) e leggermente inferiore al KOK (20,4 %), avrebbe potuto essere incluso nella coalizione di governo, ma ha deciso di stare all’opposizione. In questo modo ha potuto contrastare con maggiore forza la partecipazione della Finlandia ai piani di salvataggio finanziario dei paesi in crisi della zona euro, come la Grecia. Il risultato è stato l’assunzione da parte del governo di una linea dura sulle condizioni di tali prestiti.