Uomo politico statunitense (Hyde Park, New York, 1882 - Warm Springs, Georgia, 1945). Fu presidente degli Stati Uniti per quattro mandati consecutivi, dal 1933 al 1945. Governò il paese in due dei più difficili periodi della sua storia: quello seguente la crisi economica scoppiata nel 1929 e la Seconda guerra mondiale. Con il suo programma di riforme economiche (New deal ) e la sue capacità strategiche e diplomatiche si rivelò un grande leader che portò il suo Paese alla posizione di superpotenza e di guida dell'Occidente.
Avvocato, entrò nel 1910 nella vita politica e fu eletto senatore democratico dello stato di New York, antica roccaforte del partito repubblicano. Dal 1913 al 1920 fu sottosegretario di stato alla Marina nel governo di Wilson, del quale condivideva le vedute di politica estera. Minorato dalla poliomelite nell'uso degli arti inferiori (1921), non rinunciò all'attività politica; nel dopoguerra divenne figura di primo piano nell'ambito del partito democratico, svolgendo una parte decisiva nelle convenzioni nazionali del 1924 e 1928, anno in cui fu eletto governatore dello stato di New York. Rieletto governatore nel 1930 quando già il paese era in piena crisi economica, l'8 nov. 1932 fu eletto presidente degli USA con un forte scarto di voti sull'avversario Hoover, avendo preannunciato nel corso della sua vigorosa campagna elettorale un New deal per il popolo americano. Entrato in carica nel marzo 1933 e ottenuti dal Congresso pieni poteri in materia di politica finanziaria, R. impose un programma di risoluti interventi governativi nella vita economica della nazione intesi soprattutto ad aiutare l'agricoltura e ad accrescere il potere d'acquisto dei consumatori. Questa politica urtava contro fortissimi interessi e tradizioni e sollevava, col suo tentativo di attribuire nuovi poteri e funzioni all'autorità statale, gravi dubbi tra i costituzionalisti, sì che durissima fu l'opposizione della Corte suprema, mentre l'opinione pubblica americana era profondamente divisa. Tuttavia R., che aveva curato la propaganda in tutti i suoi aspetti, fino a raccogliere attorno a sé i migliori intellettuali del nuovo liberalismo americano (e l'epoca delle sue presidenze è perciò assai importante nella storia della cultura e dell'arte statunitensi), non cedette, pur temperando e manovrando con opportunità, e poté presentarsi alle elezioni del 1936 avendo attuato gran parte del suo programma. La netta vittoria elettorale, confermandogli la fiducia della maggioranza dell'opinione pubblica, gli permise di adottare altri più radicali provvedimenti. La piena ripresa dell'economia americana intorno al 1939 confermò il buon successo della sua opera; le riforme di R. erano ormai divenute elemento permanente della struttura della società americana. In politica estera, R. mantenne il paese nella tradizione isolazionista, appoggiando una serie di leggi di neutralità tese a evitare il coinvolgimento degli USA nella crisi europea degli anni Trenta. Si rifiutò comunque, come il suo predecessore Hoover, di riconoscere le annessioni territoriali giapponesi in Manciuria, mentre nel nov. 1933 allacciò relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica, nella speranza, poi delusa, di creare con essa una corrente di scambi commerciali; con i paesi dell'America Latina perseguì la cosiddetta politica di buon vicinato, tesa a instaurare una collaborazione politico-economica su basi di reciproca fiducia. Con l'aprirsi delle ostilità in Europa, R., eletto presidente per la terza volta nel 1940, abbandonò le posizioni isolazioniste e riuscì a portare gli USA a fianco della Gran Bretagna, facendo votare al Congresso una serie di provvedimenti con cui si abbandonava la politica della neutralità e si forniva concreto sostegno agli Inglesi. Nel marzo 1941 ottenne dal Congresso l'approvazione della "legge affitti e prestiti" e nell'ag. seguente concordò con W. Churchill i principi della Carta atlantica. Assunto il comando delle forze armate statunitensi dopo l'attacco a Pearl Harbour e la conseguente dichiarazione di guerra al Giappone dell'8 dic. 1941, R. partecipò, con Churchill e con Stalin, alle varie conferenze (Casablanca, Quebec, Il Cairo, Teheran, Jalta) in cui fu stabilita la conduzione strategica della guerra e discusso il futuro assetto politico-economico mondiale. Rieletto nel 1944, la morte improvvisa per emorragia cerebrale il 12 aprile 1945 gli impedì di vedere la vittoria sulla Germania e sul Giappone e la nascita delle Nazioni Unite, al cui progetto aveva dato le sue ultime energie.