FULDA
Città della Germania (Assia), posta lungo il fiume omonimo, sviluppatasi intorno a un monastero benedettino nel corso dell'8° secolo. L'insediamento monastico di F. venne fondato il 12 marzo del 744 da s. Sturmio su incarico di Bonifacio, monaco e legato papale per la Germania, come monastero personale di quest'ultimo sul luogo di una residenza ducale franca distrutta da un incendio all'inizio del sec. 8° (Hahn, 1954; Hussong, 1985-1986).Il conferimento, nel 774, del privilegio di immunità da parte di Carlo Magno - che per la prima volta utilizzò il monastero come punto di appoggio per la missione presso i Sassoni - comportò un aumento dei diritti dell'abate e divenne il fondamento per la graduale formazione della sovranità territoriale dell'abbazia, sanzionata giuridicamente nel 1220 da un decreto imperiale di Federico II che innalzò, tra gli altri abati, anche quello di F. al rango di principe dell'impero. F. fu una delle maggiori signorie terriere dell'impero, con possedimenti sparsi dall'Italia fino al mare del Nord, che tuttavia vennero largamente perduti nel corso del Medioevo a causa di un'amministrazione ancora poco organizzata.La villa Fuldensis, posta a S-E del monastero, citata per la prima volta nell'852, dovette costituirsi già a partire da pochi decenni dopo la fondazione dell'abbazia. Il costante sviluppo dell'insediamento è testimoniato dalla concessione del diritto di mercato e di conio da parte di Enrico II (1019).Agli inizi del sec. 12°, avendone ottenuto lo stato giuridico, F. doveva essere considerata città; già prima del 1116 era stata infatti indicata sulle monete come civitas. Risale al più tardi al 970 la prima Marktkirche, dalla quale, dal 1049, dipendeva una parrocchia; nel 1237 si insediarono nel territorio della città i Francescani; intorno al 1300 l'abate spostò la propria residenza nel c.d. castello dell'Abate (Abtsburg), appena realizzato nell'angolo nord-est della città e fortificato.Sulle colline intorno al monastero sorsero altri monasteri secondari: nell'809 quello di St. Maria sul Bischofsberg (od. Frauenberg) a N, nell'811 quello di St. Johannes sul Johannesberg a S e nell'836 quello di St. Peter sull'Ugesberg (od. Petersberg) a E. Disposti in modo tale che la chiesa principale venisse a trovarsi al punto di intersezione di una croce a T, essi ne costituivano i tre bracci. Mentre per l'età carolingia mancano testimonianze scritte relative all'idea che era alla base di un tale progetto, il successivo ampliamento della 'famiglia' di monasteri, avvenuto in età ottoniana con la fondazione a O del monastero riformato di St. Andreas (1020 ca.), è citato da una fonte antica, la Vita prima dedicata all'arcivescovo di Magonza Bardone (MGH. SS, XI, 1854, pp. 317-321), che interpreta la disposizione dei monasteri secondari, divenuti quattro, come una croce latina.La disposizione topografica del monastero principale dovette acquistare una propria fisionomia - determinante per le epoche successive - non più tardi della prima metà del sec. 9°: al centro era l'abbaziale con gli ambienti della clausura legati al transetto occidentale, con la residenza dell'abate a S, mentre a N, su una collina, si trovava il cimitero con la cappella di St. Michael. Al monastero, circondato da un muro di protezione, si accedeva tramite quattro porte, ciascuna con la propria cappella: St. Stephanstor, St. Peterstor (poi denominato St. Nikolaustor), St. Paulustor e l'Abtstor.Anche la città sviluppatasi dall'insediamento intorno al monastero fu munita dall'abate Marquardo (1150-1165), sul lato sudorientale dell'area monastica, di una cinta muraria, estesa per più di m. 1700, protetta da numerose torri con fossato antistante. Non ancora costituitasi secondo un progetto e quindi caratterizzata da una rete stradale irregolare, la città aveva al centro la chiesa parrocchiale di St. Blasius ed era a sua volta accessibile da quattro porte (Heertor, Peterstor, Florentor, Kohlhäuser Tor). Soltanto il Paulustor assicurava il collegamento tra area monastica e città.L'ultima decisiva variazione alla topografia preesistente di F. si deve al principe-abate Enrico V di Weilnau (1285-1313), il quale, dopo un processo condotto a Roma contro il suo monastero a causa della divisione dei beni (1294), perse la residenza a S della chiesa monastica ed eresse il castello nell'angolo nordorientale della città, difeso sia dall'esterno sia dal lato interno che affacciava sull'abitato.L'impianto precedente al monastero di F., uno dei numerosi grandi edifici della corte franca, con un orientamento assiale che si allontana da quello della costruzione di Bonifacio, è stato scavato a E del duomo. Le fondazioni venute alla luce negli scavi e individuate da Hahn (1984) come pertinenti alla cappella merovingia possono eventualmente essere interpretate come facenti parte della basilica carolingia (Lobbedey, 1986).La prima chiesa abbaziale fu iniziata sicuramente nel 744. La consacrazione dell'altare dedicato al Salvatore avvenne nel 751, e nel 754 Bonifacio - ucciso durante la sua missione presso i Frisoni - fu seppellito nell'area occidentale della chiesa, in una tomba scavata nella roccia.Dopo il 765, con il ritorno dall'esilio dell'abate Sturmio (m. nel 779), la chiesa fu completata: si trattava di un edificio a tre navate concluso direttamente da un'abside. Sotto l'abate Baugulfo (779-802) venne iniziata, a opera del monaco Ratgerio, la costruzione della seconda chiesa a E. Divenuto a sua volta abate, Ratgerio (802-817) fece edificare la parte occidentale dell'impianto; sotto l'abate Egil (817-822) il monaco Racholf dotò di cripte entrambi i cori.La consacrazione della c.d. chiesa di Ratgerio, composta dai due edifici, ebbe luogo nell'819: si trattava di una basilica a tre navate lunga m. 100 ca., con a O un ampio transetto continuo, cui si univa direttamente un'abside, e una terminazione a E, non ricostruibile con sicurezza, che prevedeva l'innesto diretto di un'abside.Per quanto riguarda le due cripte, l'opinione più diffusa è che si trattasse di due ambienti 'a sala' a tre navate; la mancanza di un riscontro di tipo archeologico rende tuttavia incerta tale ipotesi (Jacobsen, 1992). All'area della clausura e al chiostro, situati a O, corrisponde a E un atrio, probabilmente l'area di rappresentanza della residenza regia.L'edificio fu più volte restaurato: nel 948 fu ricostruita la parte orientale - danneggiata da un fulmine - a opera dell'abate Hadamar; intorno al 970, con l'abate Varnerio, venne ampliato l'atrio orientale con la cappella di S. Giovanni, a doppio coro; nel 1123-1157, dopo il crollo della parte orientale, fu ricostruito il coro con una cripta 'a sala' a tre navate (in parte conservata) con torri rotonde affiancate (conservate nel nucleo murario) e con cappelle laterali a guisa di bracci di transetto. Tra il 1704 e il 1712 Johann Dientzenhofer ricostruì l'impianto attuale, mantenendo tuttavia le parti murarie degli edifici precedenti.L'architettura del monastero di F. ebbe importanti esiti nella cultura artistica dell'impero franco. Se le forme della basilica di Sturmio, priva di transetto, non permettono ancora nessuna fondata affermazione sulla volontà artistica dei committenti, le colonne della navata centrale - riutilizzate nella cripta di St. Michael o conservate nel Dom-Mus. tra gli altri reperti venuti alla luce dagli scavi - con le basi a cuscino e i capitelli di tipo ionico permettono di cogliere il livello di quelle aspirazioni artistiche che in seguito si indirizzarono verso Roma.Soltanto pochi decenni dopo, tale tendenza divenne evidente nei monumentali capitelli compositi, di cui sono conservati frammenti, della navata mediana della basilica di Ratgerio, così come nella ripresa della forma dell'ampio transetto continuo 'romano', volutamente derivato dalla basilica costantiniana di S. Pietro. Con l'adozione delle forme tardoantiche si raggiunse a F. una delle più alte vette artistiche della renovatio imperii e con l'edificazione della chiesa monastica venne a costituirsi l'edificio più grande fino ad allora sorto a N delle Alpi.Gli edifici che si aggiunsero alla basilica di Ratgerio - la cappella di St. Michael, a pianta centrale direttamente dipendente dal mausoleo romano di Costanza, con i capitelli in parte di spoglio, e i due atri a O e a E dell'abbaziale (clausura e paradiso) - testimoniano come il riferimento all'Antico fosse rimasto vivo attraverso i decenni.In epoca ottoniana i monumenti più antichi continuarono a mantenere un ruolo determinante di modello per l'architettura, sebbene nella plastica i semplici capitelli a dado scantonato o fogliati avessero sostituito quelli fortemente antichizzanti. La ricostruzione, a seguito di un incendio, della parte orientale della basilica di Ratgerio a opera di Hadamar nel 948, così come quella della rotonda di St. Michael - in misura minore invece l'atrio orientale fatto ricostruire dall'abate Varnerio - testimoniano della ripresa delle antiche forme architettoniche. Infine le parti occidentali della basilica di Ratgerio furono assunte come modello della chiesa del monastero sull'Andreasberg, che è già una notevole espressione della riforma di Gorze dell'Ordine benedettino, introdotta a F. dall'abate Riccardo (1018-1039).La cappella di St. Michael venne eretta tra l'820 e l'822 sull'area del cimitero al tempo dell'abate Egil dal monaco Racholf e destinata probabilmente a ospitare le sepolture degli abati (è tuttavia accertata soltanto la sepoltura di Egil). L'impianto di fondazione, non più conservato al piano superiore, corrispondeva all'edificio a pianta circolare con ambulacro tuttora esistente, coperto forse da una cupola, con lo spazio centrale impostato su un giro di otto colonne. La cripta, conservata, corrisponde alla rotonda del piano superiore, ma con un ambulacro separato dallo spazio centrale tramite muri e con una breve colonna con capitello di tipo ionico e base a cuscino - probabilmente un elemento di spoglio proveniente dalla basilica di Sturmio - a sostegno della volta dell'ambiente centrale. L'edificio subì alterazioni dopo le distruzioni del sec. 10°, quando venne ricostruita la chiesa superiore. A questo momento risale la costruzione tuttora esistente di un edificio a pianta centrale con quattro capitelli di spoglio, corinzi e compositi, e quattro di epoca ottoniana, a dado scantonato e fogliati; soltanto nel 1092 si ha notizia di una nuova consacrazione dell'edificio come chiesa della prepositura. A quest'epoca va fatta risalire la ricostruzione del corpo longitudinale con una possente torre quadrata a O.Le costruzioni sorte intorno al monastero di F. dopo la metà del sec. 11°, quando iniziò un progressivo declino dell'abbazia, non hanno confronto con quanto era stato realizzato in precedenza, come testimonia del resto St. Severin, l'unica chiesa tardomedievale che si sia conservata nella città.Al tempo in cui era abate Rabano Mauro (822-842) avvenne la fondazione del monastero secondario di St. Peter sull'Ugesberg. Nell'836 la chiesa fu consacrata e nella cripta vennero traslate le reliquie di s. Lioba. Sono pervenuti i tituli di consacrazione dell'altare redatti da Rabano. Non è possibile accertare con sicurezza quale fosse la pianta della basilica - che aveva probabilmente tre navate e un coro orientale tripartito - e della corrispondente cripta. Quest'ultima, composta da tre ambienti voltati a botte (il mediano originariamente concluso da un'abside) e da un ulteriore ambiente occidentale posto trasversalmente, è stata per lo più ritenuta pertinente all'edificio originario; gli scavi ne hanno dato tuttavia conferma soltanto per ciò che riguarda la nicchia rettangolare occidentale (Claussen, 1987). Il piccolo complesso abbaziale posto a N della chiesa è del tutto scomparso.Dopo la distruzione del 915 e la trasformazione del monastero benedettino in collegiata, tra il sec. 10° e l'11°, fu ricostruito il corpo longitudinale, di cui si sono conservati robusti capitelli che imitano il tipo corinzio a foglie lisce; a questa ricostruzione possono essere fatte risalire anche l'attuale cripta e la torre occidentale con il relativo atrio.I Benedettini, tornati nel 1130 ca., modificarono l'impianto del coro (che è quello tuttora conservato) ed eressero la torre ottagona al di sopra dell'edificio orientale, probabilmente al tempo dell'abate Corrado (1134-1140), che ebbe qui la propria sepoltura. Al 1479 risale la costruzione dell'attuale corpo longitudinale a navata unica.Il monastero riformato di St. Andreas fu fondato nel 1020 dall'abate Riccardo (1018-1039) che vi fu sepolto nella zona antistante il coro. Nonostante che la copertura a volte e l'alterazione delle finestre risalgano solo al 1766, la chiesa superiore rimane sostanzialmente integra. L'edificio, a navata unica, con copertura piana, presenta a E un transetto continuo direttamente concluso da un'abside. Al di sotto del coro sopraelevato è una cripta a quattro sostegni con semplici capitelli a dado scantonato; intorno a due campate mediane coperte da volte a crociera girava un ambiente anulare coperto a botte. Gli affreschi, dell'epoca della fondazione, che sottolineano l'articolazione dell'architettura, presentano riferimenti iconografici alla liturgia della messa. La torre occidentale, quadrata, fu realizzata nel 12° secolo.Non si conserva nulla della chiesa di St. Johannes, consacrata nell'811, e del monastero fondato da Rabano Mauro. Al di sotto dell'attuale chiesa seicentesca gli scavi hanno portato alla luce una basilica forse ancora preromanica, della quale si conserva tuttavia soltanto la torre occidentale tardoromanica.Della chiesa parrocchiale di St. Blasius gli scavi hanno individuato l'impianto originario risalente ai secc. 11°-12°: una basilica a tre navate con transetto, quadrato del coro e abside.Il castello dell'abate nell'area nordorientale della città, che doveva essere stato portato a termine prima del 1313, era costituito da un edificio residenziale rettangolare a torre, la cui struttura si è conservata al di sotto della parte centrale della ricostruzione barocca, e una cinta muraria con due torri di difesa, circondata su tre lati da un fossato asciutto e da un avancorpo posto a S-O. In parte distrutto durante l'insurrezione della città del 1331 e quindi ricostruito, fu più volte ulteriormente ampliato.Soltanto grazie a una forte prosperità economica F. poté raggiungere nel sec. 9° una popolazione di oltre seicento monaci. Questa era stata anche la premessa indispensabile per la precoce fondazione di numerosi monasteri secondari, ma anche per la straordinaria fioritura culturale dell'abbazia, che ben presto divenne il più importante centro di formazione delle regioni orientali dell'impero dei Franchi.La scuola monastica raggiunse l'apogeo sotto la guida di Rabano Mauro, in seguito abate di F., tornato dallo studium di Tours; con lui si costituì a F. una delle più importanti biblioteche dell'Alto Medioevo, il cui scriptorium ebbe un ruolo fondamentale per la tradizione di numerosi autori antichi, ma anche della letteratura tedesca antica (per es. lo Hildebrandtslied).Per ciò che riguarda la miniatura, è possibile distinguere due momenti creativi, che corrispondono del resto allo sviluppo generale dell'abbazia. Il primo, legato appunto a Rabano Mauro, è caratterizzato da una graduale emancipazione dall'influsso anglosassone - evidente nella scrittura come nelle iniziali - di cui l'abbazia risentiva profondamente già dall'epoca di Bonifacio, per effetto della scuola di corte di Carlo Magno. Tra i codici prodotti in questo momento culturale, il più antico è l'evangeliario conservato a Erlangen (Universitätsbibl., 9), anche se l'espressione più matura di tale sviluppo artistico è offerta da quello di Würzburg (Universitätsbibl., M.p. theol. fol. 65). Le più antiche redazioni del De laudibus Sanctae Crucis di Rabano Mauro mostrano invece i segni dell'influsso esercitato su F. dalla scuola miniatoria di Tours (Roma, BAV, Reg. lat. 124; Vienna, Öst. Nat. Bibl., 652); intorno all'840 le copie del testo, destinate a essere offerte in dono a importanti personalità dell'impero, avevano lasciato lo scriptorium fuldense.Dopo una pausa piuttosto lunga venne nuovamente prodotta a F., nell'ultimo terzo del sec. 10°, una serie ben più ampia di manoscritti miniati, che in parte riprendono gli stessi modelli della scuola di corte, come avveniva un secolo prima, ma che si rifanno anche a una tradizione autonoma dello scriptorium. Queste miniature si distinguono dai modelli soprattutto per una gamma coloristica più chiara e per una più rigida struttura, ma anche per una pennellata relativamente fluida e una composizione meno attenta delle figure, segno di una produzione seriale e relativamente consistente di codici senza dubbio riccamente ornati da miniature.È interessante notare come le opere degli inizi del sec. 11° trovino un riscontro puntuale nelle coeve pitture murali della cripta di St. Andreas al Neuenberg (Schmitt, 1949). Nel pieno e nel Tardo Medioevo non si ebbe a F. nulla di paragonabile a quanto prodotto in quest'epoca; delle poco significative testimonianze di pittura su tavola e di scultura di una certa importanza non si è conservato molto, dopo la decimazione avvenuta durante la guerra dei contadini (1525). Vanno però citati almeno i rilievi in arenaria con le rappresentazioni di Cristo in trono, della Vergine, di s. Bonifacio e di due re, tutte opere risalenti al 1170 ca., conservati nella chiesa sul Petersberg, nonché alcune sculture tardomedievali, ora nel Dom-Mus. e nel VonderauMus. und Stadtschloss.
Bibl.:
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