GAETA
(lat. Caieta)
Città del Lazio meridionale, storicamente appartenente alla Terra di Lavoro, G. si estende su un promontorio che divide il golfo omonimo da quello di Terracina.Il nucleo medievale (Sant'Erasmo) si sviluppò, tra i secc. 8° e 10°, sull'estremità occidentale della penisola, divisa dalla terraferma attraverso un breve istmo; i ripidi pendii, accentuati dall'altura di monte Orlando, resero il primitivo nucleo una piazzaforte naturale, in seguito fortificata dalla cinta muraria.La città, che in età romana dipendeva politicamente da Formia, in seguito alla distruzione di quest'ultima, avvenuta alla metà del sec. 9°, acquistò l'autonomia e dopo essere stata liberata dai saraceni nell'846 si costituì in ducato sotto l'ipata Costantino (836-866). Insieme ad Amalfi e Napoli, G. partecipò alla battaglia di Ostia (849) contro i saraceni, confinati successivamente nella piana del Garigliano dall'ipata Docibile I (867-906), al cui governo è da attribuire pure la costruzione della cinta muraria. Questa, a partire dalla punta del promontorio, detta dello Stendardo, seguiva la costa meridionale fino al palazzo Gattaponi (ora demolito), dove si apriva la porta Domnica, e piegava lungo l'od. via Duomo per voltare nuovamente verso la salita degli Albito e giungere fino alla costa opposta, all'altezza del castello.Dal 906 al 933 la città fu governata dal duca Giovanni I, che contribuì a sconfiggere i saraceni nella battaglia del Garigliano (915), offrendo un determinante contributo militare alle forze riunite di papa Giovanni X, di Berengario re d'Italia, dell'imperatore Costantino VII Porfirogenito, del duca di Napoli e dei principi di Salerno, Capua e Benevento. G. conobbe un periodo di prosperità sviluppando i traffici commerciali e coniando una propria moneta largamente diffusa. A quest'epoca (920 ca.) risale un primo ampliamento delle mura, che proseguivano la precedente cinta lungo la costa fino a una torre di difesa, l'od. palazzo Gaetani. A ridosso delle mura fu edificato il palazzo ducale di Giovanni I, di cui resta solo una torre quadrata sul cui paramento murario è inserita l'iscrizione con il nome del fondatore (Fiengo, 1971).Con i Normanni il ducato perse definitivamente l'indipendenza, passando nel 1066 a Riccardo di Capua, e nel 1136 ca. si estinse per entrare a far parte del regno di Sicilia. Durante le lotte tra Federico II e papa Gregorio IX, G. si arrese alle truppe pontificie (1229); in tale occasione fu demolito il castello, che era stato rafforzato due anni prima dallo stesso imperatore, il quale, però, riconquistando la città nel 1233, lo ricostruì più ampio con l'aggiunta di quattro torri angolari (Leccese, 1958). Con la dominazione sveva e angioina G. consolidò il carattere di centro strategico-militare, come testimonia in seguito l'importante ruolo difensivo che assunse come piazzaforte e porto militare nelle lotte contro il regno di Napoli.Il nucleo antico della città attuale mantiene gran parte del tracciato medievale; delle numerose chiese sorte all'epoca del ducato, o di poco anteriori, molte sono scomparse (S. Pietro, S. Giorgio, Ss. Giovanni e Paolo, S. Silvano) o sono state trasformate (S. Lucia, S. Maria del Parco, S. Barbara, S. Teodoro, S. Tommaso Apostolo, S. Salvatore); di poche restano solo i ruderi, come per es. la chiesa di S. Nicola, all'estremità del promontorio, ricordata nei documenti dal sec. 10° (Federici, 1791; Fiengo, 1971).Del palazzo di Docibile I, menzionato nel testamento del duca Docibile II (954; Federici, 1791), da cui si ricava anche l'estensione dell'area occupata, sopravvivono probabilmente parti dell'atrio e una scala (Fiengo, 1971).Sebbene durante la dominazione normanna G. abbia svolto un ruolo politico secondario e non abbia subìto notevoli modificazioni dal punto di vista urbanistico, a questo periodo devono essere riferiti i maggiori monumenti della città: la cattedrale, S. Lucia, S. Giovanni a Mare e, probabilmente, la prima fase del castello situato sul promontorio (Leccese, 1958). Al sec. 11° sono inoltre da ricollegare le superstiti strutture del campanile della chiesa di S. Barbara, con pareti alleggerite da tre arcature pensili.La fabbrica vescovile, dedicata ai ss. Erasmo e Marziano, fu iniziata alla fine del sec. 11° sulla precedente chiesa di S. Maria del Parco, del sec. 7° (Federici, 1791), e consacrata nel 1106 da Pasquale II. L'edificio, ritenuto in origine di impianto a sette navate, fu rimaneggiato una prima volta nel sec. 13°, quando furono impostati al di sopra delle colonne archi acuti di stile arabo. La cattedrale si presenta attualmente nella veste settecentesca, che purtroppo non consente di rintracciare con precisione la disposizione della fabbrica medievale, di cui restano solo parte dei colonnati e il campanile; tra Seicento e Settecento fu infatti ridecorata la cripta, invertito l'orientamento, ridotte le navate e nascoste le strutture gotiche. Il campanile presenta la parte inferiore - realizzata con marmi di spoglio - aperta da un imponente arco ogivale affiancato da due leoni e trova puntuali confronti nelle coeve torri di Casertavecchia e di S. Francesco di Trani; si eleva per altri tre piani, aperti a bifore e marcati da cornici decorate ad archetti, forse opera del marmoraro romano Nicola d'Angelo; la cella campanaria (1279), a pianta ottagonale con quattro torrette angolari cupolate e rivestita da maioliche smaltate, è ispirata a modelli amalfitani e siciliani (Fiengo, 1971). Sulle pareti interne della base del campanile sono murati due rilievi con Storie di Giona facenti parte, assieme al gruppo scultoreo con l'aquila, dell'ambone duecentesco. Nella cattedrale è pure conservato il candelabro pasquale in marmo (1340 ca.), decorato da quarantotto rilievi disposti in quattro file verticali che rappresentano scene della Vita di s. Erasmo e della Vita di Cristo, seguendo nella narrazione un andamento bustrofedico (Pippal, 1984).Nel Mus. Diocesano sono raccolti diversi frammenti scultorei della chiesa romanica, tra cui un basamento (sec. 13°) con quattro figure leonine, tre Exultet (secc. 11°-12°; Exultet. Rotoli liturgici, 1994, pp. 343-367) e una tavola duecentesca raffigurante la Madonna con il Bambino.Lungo l'od. via Ladislao si affaccia il fianco settentrionale della chiesa di S. Lucia, a impianto longitudinale a tre navate privo di transetto, con volte a crociera estradossata. Sul lato meridionale si imposta il campanile concluso da una cupola a sezione acuta, aperto da monofore e bifore con cornici a doppia fascia di laterizi disposti a spina di pesce. La chiesa risulta citata per la prima volta in un documento del 976, tuttavia le strutture devono essere riferite a un periodo compreso tra il sec. 11° e il 13°; restano frammenti di affreschi (conservati al Centro Storico-culturale) e in situ lastre marmoree scolpite a rilievo (sec. 13°).La chiesa di S. Giovanni a Mare - datata tra il sec. 11° e il 12° (Fiengo, 1971) - fu edificata fuori dalla cinta muraria, subito a ridosso del mare e presenta un impianto che richiama insieme modelli romanici, nelle tre navate absidate divise da colonne sormontate da capitelli di spoglio, e bizantini, nella cupola eretta su alto tamburo cilindrico finestrato, impostato sul quadrato centrale, arricchito esternamente da una decorazione a intarsio di tufo bicolore.Durante la dominazione angioina (1266-1352) furono edificati il complesso conventuale di S. Caterina (sec. 13°) e la chiesa della SS. Annunziata (1320), entrambi oggi trasformati; si eseguirono, inoltre, cospicui lavori di rinforzo al castello per volere di Carlo d'Angiò (1279; Leccese, 1958).Nel 1295, a N del golfo di G., nella piana d'Arzano, fu fondato dall'abate Guttifrido il monastero cistercense di Santo Spirito di Sennone, filiazione dell'omonima abbazia di Zannone, nell'arcipelago pontino. Le strutture architettoniche, attualmente in stato di abbandono - chiesa a navata unica a terminazione rettilinea, sacrestia, capitolo, refettorio, chiostro e altri ambienti -, indicano due fasi costruttive ravvicinate da collocare all'interno del sec. 14° e successivi rifacimenti operati tra 16° e 17° secolo. A breve distanza dall'abbazia sono ubicate due grange, entrambe del tipo impostato su due piani, costituite da diverse strutture sia a vano unico sia separate in ambienti.
Bibl.:
Fonti. - Kehr, Italia pontificia, VIII, 1925, p. 8ss.; Repertorio delle pergamene della università o comune di Gaeta, 1187-1704, a cura di R. Butti, M. Russi, F.S. Dino, Napoli 1884; Tabularium Casinense, Codex diplomaticus Cajetanus, III, Montecassino 1958; Regesta chartarum. Regesto delle pergamene dell'archivio Caetani, 5 voll., San Casciano in Val di Pesa 1925-1930; G.B. Pacichelli, Il regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici provincie, Napoli 1703, I, pp. 108-110; G.B. Federici, Degli antichi duchi e consoli o ipati della città di Gaeta, Napoli 1791 (rist. anast. Bologna 1980).
Letteratura critica. - L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del regno di Napoli, V, Napoli 1802, pp. 3-24 (rist. anast. Bologna 1969); O. Gaetani D'Aragona, Memorie storiche della città di Gaeta, Caserta 1885; P. Fedele, Il Ducato di Gaeta all'inizio della conquista normanna, Archivio storico per le provincie napoletane 29, 1904, pp. 50-113; M. Merores, Gaeta im frühen Mittelalter, 8. bis 12. Jahrhundert. Beiträge zur Geschichte der Stadt, Gotha 1911; M. Avery, The Exultet Rolls of South Italy, 2 voll., Princeton 1936; A. Leccese, Le origini del Ducato di Gaeta e le sue relazioni coi Ducati di Napoli e di Roma, Gubbio 1941; Il Museo Diocesano di Gaeta e mostra di opere restaurate nella provincia di Latina, a cura di L. Salerno, cat., Roma 1956; S. Leccese, Il castello di Gaeta. Notizie e ricordi, Gaeta 1958; R. Perrotti, Restauro del campanile della cattedrale di Gaeta, Roma 1960; G.C. Bascapè, C. Perogalli, Castelli del Lazio, Milano 1969; G. Allaria, Le chiese di Gaeta, Gaeta 1970; G. Fiengo, Gaeta. Monumenti e storia urbanistica, Napoli 1971; Arte a Gaeta. Dipinti dal XII al XVII secolo, cat. (Gaeta 1976), Firenze 1976; Civiltà del manoscritto a Gaeta. Exultet e corali dal X al XVII secolo, cat., Gaeta 1982; M. Pippal, Der Osterleuchter des Doms S. Erasmo zu Gaeta, AM 2, 1984, pp. 195-244; G. Andrisani, Gaeta in alcune carte d'archivio, Gazzetta di Gaeta 13, 1985, pp. 1-7; A.M. D'Achille, T. Iazeolla, Il monastero di Zannone, in Le isole pontine attraverso i tempi, Roma 1986, pp. 236-246; G. Andrisani, San Domenico di Gaeta e Marco Maffei, Gazzetta di Gaeta, 15, 1987, pp. 17-24; M. D'Agnese, Sant' Angelo in Palanzano, ivi, pp. 185-188; E. Bolognesi Recchi-Franceschini, Il monastero di S. Spirito di Sennone a Pian d'Arzano presso Gaeta. Il complesso conventuale e due edifici rurali ad esso pertinenti, Bollettino dell'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale 12, 1987, pp. 187-206; G. Andrisani, L'abbazia cistercense di Zannone a Gaeta, Gazzetta di Gaeta, 16, 1988, pp. 17-25; P. Delogu, Il ducato di Gaeta. Dal IX all'XI secolo. Istituzioni e società, in Storia del Mezzogiorno, II, 1, Napoli 1988, pp. 191-236; Il ducato di Gaeta (secoli IX-XII). Pergamene e monete di Gaeta, "V Convegno di studi sul Medioevo meridionale, Gaeta 1988", Gaeta 1988; Exultet. Rotoli liturgici del medioevo meridionale, a cura di G. Cavallo, cat. (Montecassino 1994), Roma 1994.M.T. Gigliozzi