GALIZIA (A. T., 51-52)
Regione della Polonia meridionale. Fino al 1918 costituì una provincia dell'Impero d'Austria, confinante a N. con la Russia (il confine era segnato in parte dall'alto corso della Vistola, fino alla confluenza col San e poi, con andamento irregolare, raggiungeva le sorgenti dello Zbrucz, affluente del Dnestr); a O., per breve tratto, con la Slesia germanica e con quella austriaca; a S. con l'Ungheria (il confine passava, come passa attualmente quello tra la Polonia e la Cecoslovacchia, sulla displuviale carpatica); a E. con la Bucovina, altra provincia austriaca, e la Russia (fiume Zbrucz). Intesa entro questi limiti, la Galizia ha una superficie di circa 79.000 kmq. e comprende: il versante orientale dei Carpazî (v.) dalle sorgenti della Vistola a quelle del Prut; la fascia subcarpatica di colline neogeniche, alta per lo più dai 200 ai 500 m.; la parte occidentale dell'altipiano cretacico, coperto da terreni miocenici, della Podolia (v.), alto in massima parte dai 300 ai 500 m., il quale ha una prosecuzione, verso NO., nel Roztocze, un rilievo che presenta una cresta parallela all'arco dei Carpazî Orientali e importante perché vi passa lo spartiacque tra il Mar Baltico e il Mar Nero; un breve lembo di bassopiano (a NO.). Quasi tutta la regione invia le sue acque alla Vistola (Galizia occidentale e di NE., incisa dalle valli del Dunaiec, della Wisloka, del San e del Bug) e al Dnestr, il cui corso superiore percorre in un profondo solco la Galizia orientale, e vi riceve affluenti notevoli (Stry), b. omnica, Bystryca, di destra; Strypa e Seret, di sinistra). L'estremo lembo SE. della regione invia le sue acque al Prut.
Date le assai diverse condizioni topografiche e altimetriche (dai 150-200 m. della zona a sud della confluenza Vistola-San si sale a oltre 2600 m. negli Alti Tatra), il clima è vario: di carattere alpino nelle zone elevate dei Carpazî, è prettamente continentale nel resto della Galizia. A Cracovia (214 m.) si ha un'escursione media annua di 220 (temperatura media annua, 7°,8; del gennaio, −3°,3; del luglio, 18°,7); a Leopoli (320 m.) l'escursione annua è di 23°,1 (temp. annua, 7°,6; del gennaio, −4°,0; del luglio, 18°,7); a Tarnopol (318 m.) l'escursione è di 24°,3 (temp. annua, 6°,,6; del gennaio, −5°,9; del luglio, 18°,4). È chiaro come la continentalità vada aumentando da O. verso E. Le precipitazioni, prevalentemente estive (Cracovia, 41%; Leopoli, 39%), sono abbondanti nelle zone elevate (già a Zakopane, a 850 m., si registrano 1230 mm. all'anno), ma nella maggior parte della regione oscillano tra i 600 e gli 800 mm. (Cracovia, 640 mm.; Leopoli, 707).
La Galizia è un paese prevalentemente agricolo; infatti della popolazione dei quattro voivodati ch'essa ora comprende, la quale ammonta (1931) a 8.499.700 abitanti (7.478.000 secondo il censimento del 1921), i ¾ circa sono dati da agricoltori (voivodato di Cracovia, 66%; di Leopoli, 71%; di Stanislawów, 77%; di Tarnopol, 81%) e le terre arabili coprono circa la metà dell'intera regione (rispettivamente il 52, il 48, il 31 e il 63%) e dànno una produzione assai notevole di cereali, patate, barbabietole da zucchero e legumi; molto coltivate sono pure alcune piante industriali, quali il lino, la canapa e il tabacco. L'estensione delle foreste, che coprono gran parte della zona carpatica, equivale a circa ¼ del paese; il legname viene ampiamente esportato all'estero. Fiorente è l'allevamento del bestiame: i bovini sono circa 2,3 milioni, gli equini 850.000, i suini 950.000, gli ovini 280.000; i prati e i pascoli occupano un quinto della regione. Tutta la produzione polacca di petrolio (6-700.000 tonn. annue) proviene dalla Galizia (dintorni di Boryslaw, Tustanowice, Kolomyja, Jaslo, Gorlice, ecc.); importanti sono pure i giacimenti di salgemma (celebri miniere di Wieliczka, Bochnia, Kalusz, Delatyn, ecc.); nella zona a confine con la Slesia si estraggono grandi quantità di carbone e minerali di zinco e di piombo. Le industrie sono notevoli in tutti i centri principali, specialmente quelle tessili (Tarnów, Przemvsl, Leopoli, Stanislawów, Kolomyja), chimiche (Cracovia), del cuoio (Cracovia, Tarnów, Leopoli), dei legno (Leopoli) e quelle collegate con lo sfruttamento minerario (raffinerie di petrolio di Drohobycz, ecc.). Nelle miniere e nelle industrie è impiegato circa il 70% della popolazione totale. Attivo è il commercio (quasi tutto in mano di Ebrei), e facili le comunicazioni; una rete assai fitta di ferrovie copre il paese, irradiando da Leopoli, Cracovia e Stanislawów. La linea principale va da Cracovia a Leopoli passando per Tarnów e Przemysl. Da Leopoli una linea va in Russia toccando Tarnopol, e un'altra in Romania (Cernăuţi) toccando Stanislawów e Kolomyja.
La popolazione è fitta: in molti circondarî si superano i 150 ab. per kmq.; la media per il voivodato di Cracovia è di 135 ab., e per quelli di Leopoli, Stanislawów e Tarnopol è rispettivamente di 115, 82 e 100 ab. La zona più popolata è quella delle colline subcarpatiche. Solo il voivodato di Cracovia può dirsi quasi completamente polacco (93%); in quello di Leopoli i Polacchi sono poco più della metà (57%; 36% di Ruteni) e nei voivodati di Tarnopol e di Stanislawów la maggioranza l'hanno i Ruteni (50 e 70%; Polacchi, 45 e 22%). La percentuale degli Ebrei va dal 4 (voivodato di Cracovia) al 7 (voivodato di Leopoli). Nella Galizia occidentale prevalgono dunque i Polacchi, e in quella orientale i Ruteni, gli uni e gli altri in maggioranza assoluta cattolici (i Ruteni, peraltro, di rito greco).
In Galizia si trovano due tra le più grandi città polacche: Leopoli (316.000 ab. nel 1931), situata sullo spartiacque tra la Vistola e il Dnestr, in un punto dov'è facile il passaggio tra i piani del Bug e quelli del San, all'incrocio delle strade che provengono dalla Volinia, dalla Podolia e dall'altipiano di Lublino; e Cracovia (221.000 ab.), tra i Carpazî e l'altipiano della Piccola Polonia, tra la Porta Morava e i piani della Vistola. Gli altri maggiori centri galiziani sorgono alcuni in una serie di conche che si allineano tra le principali catene carpatiche e i loro contrafforti (Nowy Sącz, 26.000 ab.; Jaslo, 10.000 ecc.), altri al limite della zona carpatica propriamente detta (Bochnia, 11.000 ab.; Tarnów, 35.000; Jaroslaw, 20.000; Przemysl, 50.000; Drohobycz, 27.000; Stryi, 27.000; Stanislawów, 51.000 ab.; Kolomyja, 33.000), o sul margine settentrionale dell'altipiano podolico (Brody, 18.000 ab.) e in alcune valli di esso nei punti di facile passaggio (Tarnopol, 32.000 ab.).
Storia. - Trae il suo nome da Halicz (in russo Galič), ora piccola città del voivodato di Stanislawów in Polonia, che è stata, dal principio del sec. XII, capitale di un principato di Galič e che venne ad occupare presto un posto eminente fra gli altri principati russi per l'energica e abile politica dei suoi principi: Vladimiro Voldarevič e suo figlio Jaroslav Osmomysl (morto nel 1187). Per la sua posizione sul limite estremo dei territorî russi, sul confine dell'Ungheria e della Polonia, il principato di Halicz appare esposto sin da questo periodo a ingerenze e invasioni di Ungheresi e Polacchi. Béla III anzi v'insedia per breve tempo suo figlio Andrea, assumendo il titolo di "re del Halicz". I suoi principi erano costretti quindi a condurre un'attività politica internazionale, cercando di acquistare la sicurezza con una serie di trattati e di accordi, fra l'altro con l'Impero Bizantino. Dal 1199 si era affermata a Halicz una casa principesca, quella dei principi di Volynia, fra i quali il primo era Roman Mstislavič, a cui seguì suo figlio Daniele, che si era affermato nel Halicz con una lotta sostenuta contro alcuni competitori nel 1249. Sotto il regno di Daniele, il principato di Halicz ebbe a subire un'invasione mongolica, che non ebbe qui un carattere così devastatore come sul territorio di Kiev. Dopo la morte di Daniele cominciò la decadenza politica del principato, in seguito alle discordie fra i successori di Daniele e agli attacchi dei Lituani e dei Polacchi. Nel 1349 fu occupata dal re polacco Casimiro. Sotto il regno di Daniele fu fatto un tentativo di unire la Chiesa ortodossa con la Chiesa latina, ma senza risultato. La popolazione russa del territorio di Halicz rimase ortodossa fino al sec. XVII-XVIII. Il principato di Halicz, specie nel periodo della sua prosperità, è stato uno dei centri della cultura russa medievale, anche riguardo all'arte. I suoi monumenti architettonici sono interessanti, perché presentano l'unione degli elementi artistici dell'Europa occidentale con quelli greco-orientali, e anche l'influenza dell'architettura del Caucaso.
L'unità amministrativa della Galizia datava dalla sua annessione all'Austria (1772). Dopo il congresso di Vienna Metternich ricominciò in Galizia l'opera di accentramento e di germanizzazione, iniziata sotto Maria Teresa e sotto Giuseppe II: nel 1817 fu bensì convocata la dieta, che l'Austria aveva creato nel 1775, ma le sue decisioni rimasero lettera morta. I Polacchi galiziani parteciparono in largo numero all'insurrezione della Polonia russa del 1830. Nel 1846 in Galizia ebbero luogo rivolte agrarie, dirette contro i proprietarî, verso le quali il governo di Vienna si mostrò piuttosto indulgente. Nello stesso anno Cracovia, che fino dal 1836 era stata occupata dalle tre potenze smembratrici della Polonia, fu definitivamente incorporata alla Galizia. Nel 1848 anche in tale regione si propagarono i moti rivoluzionarî, ma furono presto schiacciati: Cracovia e Leopoli, bombardate, dovettero arrendersi a discrezione agli Austriaci, i quali presero poi a favorire l'agitazione nazionale dei Ruteni, che cercarono di opporre ai Polacchi. Dopo la guerra del 1859 le cose però cominciarono a mutare. Un polacco, il conte Goluchowski, luogotenente imperiale in Galizia dal 1849 al 1859, fu nominato ministro dell'Interno il 22 agosto 1859 e contribuì al "diploma d'ottobre", ispirato a tendenze federalistiche; furono abolite le ordinanze contro la lingua polacca.
Da allora in poi i Polacchi parteciparono sempre più attivamente alla vita politica dell'Austria e seppero abilmente strappare concessioni al governo di Vienna dandogli il loro appoggio. Nel 1861 si riunì a Leopoli, sede della luogotenenza imperiale, la dieta della Galizia. La nuova insurrezione nella Polonia russa del 1863 ebbe anche le sue ripercussioni in quella regione che fu messa in stato d'assedio (24 febbraio 1864). Dopo il ministero centralista Schmerling, quello Belcredi, formato nel luglio 1865, inclinò di nuovo verso il federalismo: la collaborazione dei Polacchi riprese e s'intensificò. Francesco Giuseppe graziò tutti quelli che avevano favorito l'ultima insurrezione; la dieta fu riconvocata, sedette per cinque mesi e, per la prima volta, approvò il bilancio. Durante la guerra del 1866, i Polacchi tennero un' attitudine devota all'imperatore, il quale rinominò Goluchowski luogotenente a Leopoli, dando alla regione nuovi privilegi, fra cui il riconoscimento del polacco come lingua amministrativa. Nel periodo che seguì (fino al 1871) vi fu una schermaglia continua fra il governo di Vienna e i Polacchi che cercavano di sfruttare il loro peso nel parlamento centrale al momento dell'approvazione del compromesso con l'Ungheria. Questa tattica riuscì loro completamente: la Galizia finì per avere una vera e propria autonomia con netta supremazia dei Polacchi sui Ruteni; il polacco divenne la lingua ufficiale, oltre che nell'amministrazione, nelle scuole e nei tribunali; nel gabinetto Hohenwart il capo del club polacco, Grocholski, entrò come ministro senza portafoglio per tutelare gl'interessi della Galizia e, da allora in poi, in ogni gabinetto austriaco ci fu un tale rappresentante dei Polacchi, i quali ottennero anche altri varî posti importanti nel governo, nel parlamento, nell'amministrazione, nella diplomazia. Nel 1898 tre di essi occupavano contemporaneamente a Vienna la presidenza del ministero comune e il Ministero degli affari esteri (Goluchowski, figlio dell'ex-ministro dell'Interno e luogotenente), la presidenza del consiglio dei ministri austriaco (conte Badeni) e la presidenza della Camera dei deputati (Abrahamowicz).
Durante la guerra mondiale la Galizia fu all'inizio delle operazioni il teatro della lotta fra Russi e Austriaci. Alla sconfitta di Gorlice (1-3 maggio 1915) seguì la ritirata dei Russi dalla Galizia che, con l'aiuto delle truppe tedesche di Mackensen e di Linsingen fu rioccupata dagli Austriaci al principio di giugno del 1915.
I Polacchi galiziani s'interessarono allora molto attivamente, come era naturale, ai varî progetti di ricostituzione della Polonia. Per lungo tempo la maggioranza di essi fu favorevole a una soluzione austriaca della questione, sebbene fossero note le divergenze che esistevano al riguardo fra Vienna, Budapest e Berlino. Un cambiamento sostanziale si ebbe quando le sorti della guerra si delinearono decisamente avverse agl'Imperi centrali e quando il conte Czernin nella pace di Brest-Litowsk con l'Ucraina (9 febbraio 1918) non solo riconobbe il distacco dalla Polonia del distretto di Chelm, che faceva parte del regno di Polonia creato dal congresso di Vienna, ma ammise anche un'autonomia speciale della Galizia orientale secondo i postulati dei Ruteni.
Al momento dello sfacelo della monarchia asburgica, il governo austriaco fece occupare Leopoli dai reggimenti ruteni dell'esercito imperiale; la popolazione polacca insorse e dopo una lotta accanita, durata dal 1 al 22 novembre 1918, cacciò dalla città i Ruteni i quali continuavano però ad accerchiarla quasi completamente. Un "governo dell'Ucraina occidentale", presieduto da Eugenio Petruszewicz e riparato a Stanislawów, fece votare (3 gennaio 1919) la riunione della Galizia orientale alla "Repubblica ucraina" di Petliura. La lotta intorno a Leopoli si protrasse per parecchi mesi: mentre gli Ucraini ricevevano aiuti dalla Germania e dalla Russia, le forze polacche erano molto esigue e male armate. La missione interalleata, che si recò in Polonia nel febbraio e vi rimase fino in aprile, tentò invano di far concludere un armistizio. Nel maggio i Polacchi, disponendo di maggiori mezzi, presero l'offensiva e riuscirono ad occupare tutta la Galizia orientale. Petruszewicz si rifugiò all'estero: il Consiglio supremo sanzionò l'occupazione polacca, riservandosi di definire lo statuto politico della Galizia (25 giugno) e decise che il governo polacco sarebbe autorizzato a stabilire un governo civile nella Galizia orientale dopo aver concluso con le potenze alleate un accordo per assicurare l'autonomia della regione (28 giugno). Il trattato di Saint-Germain (10 settembre 1919), che pure riconosceva i diritti della Rumenia sulla Bucovina, non indicò la sorte della Galizia orientale che veniva, in forza dell'art. 91, ceduta alle principali potenze. Il 27 novembre il Consiglio supremo decise di affidare alla Polonia il mandato di amministrare per venticinque anni la Galizia orientale, ma revocò poi (22 dicembre) tale deliberazione, che il governo di Varsavia si era recisamente rifiutato di accettare. Il trattato, concluso a Sèvres il 10 agosto 1920 dalle principali potenze e dalla Cecoslovacchia, che aveva per scopo di ripartire fra quest'ultima, la Polonia, la Romania e la Iugoslavia varî territorî, già appartenenti alla monarchia austro-ungarica, persistette nel non attribuire la Galizia orientale alla Polonia, la quale si astenne quindi dal firmarlo. Il governo sovietico, con la pace di Riga (18 marzo 1921), riconobbe l'antica frontiera austro-russa (il fiume Zbrucz) come frontiera orientale della Russia verso la Galizia; e la Polonia, nello stabilire le sue nuove circoscrizioni amministrative, suddivise la Galizia in quattro provincie o voivodati, di cui una della Galizia occidentale (Cracovia) e tre della Galizia orientale (Leopoli, Tarnopol e Stanislawów).
Verso la metà d'agosto del 1922 il governo polacco comunicò confidenzialmente alle principali potenze un cosiddetto progetto d'autonomia, secondo cui i tre voivodati della Galizia orientale, ma ognuno separatamente, avrebbero dovuto avere un ordinamento parzialmente diverso da quello degli altri: nelle diete provinciali i Polacchi e i Ruteni avrebbero avuto curie distinte, che avrebbero deliberato separatamente. Le principali potenze, poco affiatate fra di loro, non presero un atteggiamento chiaro e il governo polacco profittò di ciò per attenuare ancora le differenze fra l'ordinamento dei tre voivodati della Galizia orientale e quello degli altri. Indisse poi, anche nella Galizia orientale, le elezioni politiche, che dovevano aver luogo nel novembre per tutta la Polonia, ma i Ruteni si rifiutarono di parteciparvi, ritenendole illegali e fecero invece, aiutati dai bolscevichi, un'agitazione terrorista. Finalmente il 15 marzo 1923 la conferenza degli ambasciatori, per iniziativa di Mussolini, fissò le frontiere della Polonia, che erano ancora rimaste in sospeso, confermando, per la Galizia, puramente e semplicemente quelle del trattato di Riga, lasciandola cioè tutta alla Polonia: la decisione non stabilì nessun regime speciale per la Galizia orientale e si limitò a ricordare nei considerando che la Polonia già aveva riconosciuto come "le condizioni etnografiche necessitassero un'autonomia" e dato, per tutti i territorî sotto la sua sovranità, speciali garanzie a favore delle minoranze. La questione venne così risolta dal punto di vista internazionale: ma la maggioranza dei Ruteni mantiene ancora viva l'agitazione contro lo stato polacco.
Bibl.: M. Hruševśkij, Istoria Ukraini-Russi, I-VI, Kiev-Leopoli 1905-1913; G. Vernadskij, Les relations byzantino-russes au XIIe siècle, in Byzantion, V; La Pologne, Losanna 1918; F. Tommasini, La risurrezione della Polonia, Milano 1925; P. Roth, Die Entstehung des polnischen Staates, Berlino 1926; C. Smogorzewski, La Pologne restaurée, Parigi 1927. - Per la parte geografica vedi carpazi; podolia; polonia.