GERICO (XVI, p. 664)
Gli scavi eseguiti negli ultimi anni a Tell es-Sultān, l'antica Gerico, hanno fatto di questa località uno dei più interessanti centri di scavo del Vicino Oriente. Quando, nel 1930, J. Garstang riprese l'esplorazione archeologica del tell, precedentemente scavato dai tedeschi L. Sellin e T. Watzinger, si credette di poter identificare nella "città D" quella miracolosamente conquistata dagli Israeliti (Giosuè, VI 1-21), mentre gli strati più profondi attestavano l'esistenza della città nel periodo neolitico pre-ceramico. La fine degli scavi del Garstang nel 1936 non segnò la fine delle discussioni sulla cronologia della città distrutta dagli Israeliti: mentre il Garstang ne datava la fine sotto il regno del faraone Amenophis III (1413-1377 a. C.), H. L. Vincent sosteneva una data intorno al 1250, sulla quale in effetti gli studî più recenti concordano come il periodo più probabile dell'esodo israelitico dall'Egitto. Nel 1952 la British School of Archaeology di Gerusalemme ha ripreso lo scavo, durato fino al 1958, affidandone la direzione alla signorina K. M. Kenyon. La migliorata tecnica archeologica ha consentito di chiudere negativamente la questione della conquista della città da parte di Giosuè: la "città D" appartiene infatti all'età del Bronzo Medio e fu distrutta dagli Egiziani verso la metà del 16° sec. a. C.; della città ricostruita verso il 1400, e che gli Israeliti avrebbero conquistato, non restano che trascurabili tracce. L'importanza di G. risiede invece nella sua antíchità, che ne fa la più antica città del mondo finora conosciuta: a cantatto del suolo vergine, raggiunto soltanto nel corso dell'ultima campagna, è sempre uno strato mesolitico, di tipo natufiano, datato col radiocarbonio al 7800 a. C. Nel primo periodo neolitico, pre-ceramico, che si estende dall'8° al 7° millennio a. C., la città appare difesa da mura e da una torre con scalini all'interno, e copre un'estensione maggiore di quella che avrà durante l'età del Bronzo Antico nel 3° millennio a. C. Durante il neolitico ceramico (5° e 4° millennio a. C.) il sito appare in decadenza, con una vita da villaggio. Si riprende nell'età del Bronzo Antico. Intorno al 2000 a. C. appare occupato da una popolazione nomade e, poco dopo, dagli Hyksos. Intorno al 1560 è distrutto dagli Egiziani. Per i periodi successivi i resti archeologici sono insufficienti a indicare le vicende della città.
Tra i reperti più notevoli degli ultimi anni vanno ricordati i numerosi esemplari di teschi umani modellati con gesso e talvolta dipinti (periodo neolitico), nonché la ricca suppellettile lignea (tavoli, sgabelli, stuoie, recipienti, ecc.), trovata nelle tombe dell'età del Bronzo Medio e conservata per circostanze che sono eccezionali in quella regione.
Bibl.: Gli scavi di Garstang non sono stati adeguatamente pubblicati: dopo una serie di articoli nelle riviste Annals of Archaeology and Anthropology of the University of Liverpool (dal 1931 al 1936) e Palestine Exploration Fund, Quarterly Statement (dal 1930 al 1935) apparve un volume di carattere divulgativo: J. G. Garstang-J. B. E. Garstang, The Story of Jericho, London 1940 (2ª ed., 1948). Gli studî del p. Vincent sulla cronologia di G. sono apparsi nella Revue Biblique (1930, 1932, 1935, 1938, 1939). I rapporti preliminari degli scavi di K. M. Kenyon sono apparsi nella rivista Palestine Exploration Quarterly dal 1952 al 1957; l'ultimo in Antiquity (1959). Di carattere divulgativo: K. M. Kenyon, Digging up Jericho, Londra 1957.