germani
Gruppo di popolazioni indoeuropee insediate originariamente tra la Germania settentr., la Scandinavia merid. e le coste orientali del Mar del Nord. Per quanto la regione risulti abitata sin dal 3° millennio a.C., è intorno al 6° sec. a.C. che le tribù ivi insediate svilupparono una facies culturale e linguistica unitaria, pur rimanendo divise tra loro. A partire dal 3° sec. a.C. le popolazioni germaniche furono coinvolte in fenomeni migratori che interessarono tutta l’Europa centrale, entrando in contatto con il mondo romano: è in questo quadro che rientrarono eventi come la calata di cimbri e teutoni arrestata da Mario (102-101 a.C.) o l’invasione della Gallia degli svevi di Ariovisto, sconfitti da Cesare (58 a.C.). I romani tentarono di assoggettare i g., penetrando nei loro territori, ma la disfatta di Teutoburgo (9 d.C.) vanificò ogni loro sforzo. Nel 1° e nel 2° sec. d.C. le incursioni dei g. nell’impero si fecero frequenti, fino a diventare, nel 3° e soprattutto nel 4° sec., un serio pericolo per Roma: i territori della Gallia, dell’Italia settentr. e delle province danubiane risultarono costantemente soggetti a scorrerie di tribù germaniche tra cui spiccarono alamanni, franchi, goti, svevi e successivamente burgundi e vandali. Gli imperatori, non essendo in grado di arrestarne le incursioni, furono costretti ad accettare gradualmente la penetrazione nei loro territori delle popolazioni germaniche, cui spesso conferirono lo status di federati e alleati; inoltre, i g. furono spesso arruolati nell’esercito romano in qualità di mercenari. Tutto questo non arrestò tuttavia la pressione dei g. sull’impero: eventi emblematici furono la traversata del Reno di alani, svevi e vandali (406) e il sacco di Roma compiuto dai goti di Alarico (410), che annunciò il crollo dell’impero. La ricostruzione della società dei g. è resa problematica dalla lacunosità delle fonti: i g. conobbero la scrittura tardi (le prime iscrizioni runiche risalgono al 3° sec. d.C.) e cominciarono a impiegarla a scopi letterari non prima del 4° sec. d.C. (Bibbia di Wulfila). Anche se di essi si trova menzione già presso storici greci (Pitea, 4° sec. a.C.), le prime raccolte organiche di informazioni sulla cultura e sulle usanze dei g. – non esenti da pregiudizi – si devono a Cesare e a Tacito; per molte questioni si può contare solo sulla ricerca archeologica. I g. erano insediati in villaggi stabili e si dedicavano, oltre che alla guerra, all’agricoltura e alla pastorizia, i cui prodotti erano oggetto di scambi commerciali. Il potere decisionale spettava all’assemblea dei guerrieri, che in determinate occasioni poteva eleggere un re, cui erano conferiti poteri militari; solo in età tarda l’istituto monarchico divenne assoluto ed ereditario. Prima della conversione al cristianesimo, i g. adoravano un pantheon complesso, al cui vertice era la triade Woden-Odin (Mercurio), Nodar-Thor (Ercole), Ziu-Tiu (Marte), affiancata di volta in volta da divinità minori (come le dee Nerthus e Tamfana). Non sono attestati templi propriamente detti, ma il culto si svolgeva essenzialmente in luoghi sacri, in particolare boschetti o radure.