GERUNDIO
Il gerundio è un modo verbale indefinito che ha soltanto due tempi: il gerundio presente (o semplice) e il gerundio passato (o composto); il gerundio passato si forma con il gerundio dell’ausiliare + il participio passato del verbo:
presente: andando, scrivendo, dormendo
passato: essendo andato, avendo scritto, avendo dormito
Di norma, in quasi tutti i suoi usi, il gerundio ha lo stesso ➔soggetto del verbo di modo finito al quale si collega
Scendendo (io) dal treno, (io) ho perso le chiavi di casa
A seconda del rapporto instaurato con il verbo della proposizione ➔principale, si possono distinguere tre tipi di gerundio.
Il gerundio subordinato, che può corrispondere a diversi tipi di proposizione ➔subordinata implicita
• Il gerundio coordinato, che corrisponde a una proposizione ➔coordinata. Si distingue dal gerundio subordinato per il fatto che l’azione espressa avviene durante o dopo quella espressa dal verbo della reggente
Luigi passeggiava curiosando tra le vetrine dei negozi
• Il gerundio appositivo, che sostituisce un participio presente con funzione di ➔apposizione
Il pilota, stringendo il volante tra le mani, sterzò con tutta la sua forza
Il gerundio presente si usa anche in alcuni costrutti particolari:
– la perifrasi stare + gerundio
Sto pensando a te / mentre mi sveglio, quando corro tutto il giorno (Vasco Rossi, Sto pensando a te)
– la perifrasi andare + gerundio
Buona notte / va dicendo ad ogni cosa (D. Modugno, Vecchio frack)
– la perifrasi (oggi poco usata) venire + gerundio
Tutto quello che Omero viene dicendo di qui innanzi (I. Pindemonte, Note alla traduzione dell’Odissea)
In alcuni casi il gerundio ha perso la sua natura verbale ed è diventato un nome
crescendo (= didascalia musicale che indica il graduale aumento d’intensità dall’uno all’altro suono di un passo musicale)
calando (= didascalia musicale che equivale a ‘diminuendo’).
Nell’uso comune, il gerundio passato è raro e limitato alla lingua scritta, e di solito è sostituito da proposizioni coordinate e subordinate esplicite
S. Brin e L. Page vi esercitano i due terzi dei diritti di voto, pur avendo conservato (= anche se hanno conservato) non più del 15% del capitale («Corriere della Sera»).
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