BOVE, Giacomo
Nacque a Maranzana (Asti) il 23 apr. 1852 da Francesco e da Antonia Garbarino. Dopo avere frequentato l'Accademia navale di Genova, conseguì nel 1872 il grado di guardiamarina di prima classe. Nel 1873 Si imbarcò sulla corvetta "Governolo", al comando del capitano di fregata E. Accinni, prendendo parte alla crociera nelle acque delle Indie orientali, visitando i principali porti della Cina e del Giappone, le isole Filippine e l'isola di Borneo, e rientrando in Italia nel marzo 1874. Fu designato poi, nel settembre 1877, a partecipare in qualità di idrografo alla spedizione della "Vega", che, al comando di Adolf Erik Nordenskiöld, dalla Svezia doveva raggiungere l'Oceano Pacifico, attraverso il Mare di Siberia, per risolvere il problema del passaggio di Nord-Est, cioè di un passaggio che dal nord dell'Europa e dell'Asia portasse al Pacifico attraverso il Mare Artico, passaggio di grande importanza non soltanto ai fini scientifici, ma anche economici, per la valorizzazione della Siberia.
La "Vega" lasciò Tromsö il 21 luglio 1878 e il 30 luglio venne raggiunta a Cabarova, sulla costa meridionale dello stretto di Jugor, dalle navi "Fraser" e "Express"; il 31 luglio vi giunse anche la nave "Lena". Ripartirono insieme il 1º agosto, per raggiungere il 10 agosto Port Dickson; da qui le navi "Fraser" e "Express" intraprendevano, il 9 agosto, a risalire lo Jenissei, per caricare grano in Siberia e rientrare in Norvegia prima dell'autunno, mentre il 10 agosto la nave "Vega" seguita dalla "Lena", si diresse verso nord-ovest, per doppiare il Capo Čeljuskin. Dal 14 al 18 agosto le due navi fecero sosta presso la penisola di Tajmyr. Il 19 agosto, nel pomeriggio, raggiunsero il Capo Čeljuskin (la più alta latitudine del continente asiatico: 77º 36' 37" lat. Nord), sostarono nei pressi e il 20 agosto ripresero la navigazione, in mezzo a ghiacci spessi e consistenti, con una nebbia fitta che le costringeva a una rotta prudente, superando gli estuari del Chatanga, dell'Anabar e dello Olenek. Il 28 agosto, mentre la "Lena" intraprendeva a risalire il fiume omonimo fino a Jakutsk, la "Vega" faceva rotta decisamente verso est e dopo aver doppiato, con una navigazione resa di nuovo difficile dalla nebbia e da numerose masse di ghiaccio, il Capo Svjatoj, superato lo Stretto di Laptev e raggiunto il Capo Coliucin, fu fermata dai ghiacci il 29 settembre 1878 a 67º 7' di lat. Nord e a 173º 31' di long. Est. Risultato impossibile il superare lo sbarramento dei ghiacci, fu disposto per lo sverno, costruendo con blocchi di ghiaccio un riparo entro il quale gli scienziati, a partire dalla fine di novembre, compirono osservazioni magnetiche e meteorologiche, mentre curavano di mantenere i rapporti con i Ciukci, per raccogliere notizie sui loro costumi e sulle risorse del territorio. Il 20 luglio 1879, dopo 294 giorni di sosta forzata, la nave poté riprendere la navigazione e il 2 settembre raggiunse Yokohama. Compì successivamente il periplo dell'Asia ed entrò nel Mediterraneo, raggiungendo Napoli il 4 febbr. 1880 e da lì rientrando a Stoccolma, dopo aver percorso complessivamente 22.189 miglia, pari a 41.094 km.
Nell'aprile 1880 il B. lanciò l'idea di una spedizione italiana nelle regioni antartiche, che prevedeva un periodo di permanenza nel Mare Antartico, con due sverni. Si costituirono vari comitati (quello centrale a Genova), che non riuscirono però a raccogliere la somma necessaria. Il Comitato centrale di Genova stabiliva, perciò, nel dicembre 1880, di promuovere una spedizione di entità più modesta, con il compito di studiare la parte meridionale della Patagonia, l'Isola degli Stati e la Terra del Fuoco, soprattutto dal punto di vista economico.
Il B. fu accompagnato da una missione scientifica, costituita dal geologo Domenico Lovisato, dallo zoologo Decio Vinciguerra, dal botanico Carlo Spegazzini, dall'idrografo Giovanni Roncagli. La spedizione partì da Buenos Aires con la corvetta "Cabo de Hornos", il 17 dic. 1881, al comando di L. Pietrabuena, argentino, come tutto l'equipaggio, e il B. e il Roncagli compirono un attento rilievo dell'Isola degli Stati; la nave poi si diresse allo Stretto di Magellano, toccando Punta Arenas il 9 aprile 1882. Qui la spedizione si imbarcò sulla goletta cilena "San José", raggiunse Ushuaia, nel Canale di Beagle, e, fatta una breve sosta presso una missione evangelica inglese, si diresse a Sloggett Bahja, dove il 31 maggio 1882 subì un naufragio; il B. e i suoi compagni furono soccorsi dalla nave "Aller Gardiner" della missione inglese, che portò i naufraghi a Punta Arenas, donde poterono raggiungere il 1º sett. 1882 Buenos Aires. Il Roncagli eseguì il rilievo delle coste da Punta Arenas a Santa Cruz e i risultati scientifici conseguiti dalla spedizione furono notevoli e comprovati da pubblicazioni di alto interesse.
Il B., pur avendo sempre presente la realizzazione di una spedizione antartica, concepì quindi l'idea di un'esplorazione del territorio argentino delle Missioni. Il 7 sett. 1882 ripartì per l'Italia; a Genova fu nominato membro d'onore della Società geografica italiana nell'adunanza del 28 genn. 1883 ed ebbe contatti con Francesco Denza, per una serie di osservazioni meteorologiche. Ritornò a Buenos Aires nel luglio 1883 e insieme con due italiani, Carlo Bossetti e Adamo Lucchesi, residenti nel territorio delle Missioni, dal 20 sett. 1883, risalì il Paraná sino a Ituzaingó ed esplorò il territorio compreso tra l'Iguassú e la grande cascata del Guayra. Con tale impresa il B., mentre compì una missione esplorativa (ai cinquanta filoni che costituiscono la cascata del Guayra assegnò nomi italiani), cercò anche di raccogliere elementi per la colonizzazione del territorio. Rientrò a Buenos Aires il 10 genn. 1884. Compì, quindi, accompagnato dalla moglie Luisa Bruzzone (che aveva sposato nel 1881), dal capitano Stone e dal guardiamarina Noguerra, una nuova ricognizione alla Terra del Fuoco, con la goletta "Cilota"; poi la nave si diresse allo Stretto di Magellano; nel febbraio 1884 era a Punta Arenas, il 21 febbraio a Ushuaia, donde risalì la costa della Terra del Fuoco. Ritornato in Italia, pur non dimenticando mai il progetto della spedizione antartica, presentò una proposta di colonizzazione delle Missioni, che, per quanto apprezzata, non ebbe realizzazione pratica.
Nel 1885, in conseguenza della Conferenza internazionale di Berlino, fu affidata al B., da parte del nostro ministero degli Esteri, una missione nel bacino del Congo (che in un primo tempo era stata affidata ad Antonio Cecchi), con lo scopo di risalire il fiume e riferire sulle condizioni delle regioni circostanti. Il B., dopo essersi recato in Belgio e in Gran Bretagna, partì da Liverpool il 2 dic. 1885, con il capitano di fanteria Giuseppe Fabrello e con Enrico Stassano. Giunti alle foci del Congo il 17 dicembre, risalirono il fiume fino a Matadi, ove rimasero durante la stagione delle piogge, compiendo osservazioni di carattere geografico e commerciale nel basso Congo; ripartiti da Matadi il 3 giugno, risalirono il Congo fino a Léopoldville (5 luglio) e poi sino alle cascate di Stanley, dove giunsero a metà agosto: qui lo Stassano dovette lasciare la spedizione, a causa di una malattia. Il B. rientrò in Italia nell'autunno dello stesso anno e nel suo rapporto al ministero degli Esteri escludeva categoricamente ogni convenienza dell'Italia a partecipare alla colonizzazione del Congo soprattutto per le difficili condizioni del clima.
Ritornò dall'Africa gravemente malato e, dimessosi da ufficiale di marina, venne nominato direttore tecnico della società di navigazione "La Veloce".
Morì suicida a Verona il 9 agosto 1887.
Oltre alle relazioni e agli studi editi, il B. lasciò numerosissimi manoscritti, che sono conservati in parte presso la Società geografica italiana e in parte nel Museo di Acqui. Valore scientifico hanno le osservazioni che egli raccolse durante il viaggio della "Vega" e quelle relative all'America meridionale; documento di un vivo interesse ai problemi economici sono i rapporti sulle missioni argentine e sul viaggio nel Congo.
Al B. furono intitolati un ghiacciaio, un monte e un fiume nella Terra del Fuoco da A. M. De Agostini, e la punta nordoccidentale dell'isola di Dickson, posta nell'Arcipelago della Vega.
Opere principali: Discorso sul Mare Artico e la prossima spedizione svedese,letto nell'adunanza del 10 febbr. 1878, in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 2, III (1878), pp. 85-97; Appunti di viaggio, in Rivista marittima, XI (1878), 3, pp. 499-510; 4, pp. 119-28, 279-97; Procedimenti della spedizione artica svedese (Lettera al Comm. C. Correnti - 21 ott. 1879,Relazioni dalle Bocche del Lena alla Baia di Coliucin - 1º febbr. 1879,Lo sverno della spedizione - 24 giugno 1879, I Ciukci), in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 2, IV (1879), pp. 787-852; Idea sommaria di una spedizione antartica italiana, Genova 1880; Procedimenti della spedizione artica svedese, in Rivista marittima, XIII (1880), 2, pp. 58-112; 3, pp. 181-92; 4, pp. 89-109; Spedizione artica svedese (1878-79), Roma 1880; La Vega. Viaggi e scoperte, Napoli 1880; La spedizione antartica: relazione al capo della Commissione scientifica, in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 2, VIII (1883), pp. 5-60, 96-113; Brevi cenni sugli Aborigeni della Terra del Fuoco,ibidem, pp. 132-47; Le osservazioni meteorologiche a bordo della "Vega". Climatologia dell'Oceano Artico Siberiano,ibid., pp. 577-97; Patagonia. Terra del Fuoco. Mari australi, I, Genova 1883; Expedición austral argentina. Informes preliminares, Buenos Aires 1883; Note di viaggio nell'alto Paraná, in Boll. d. Soc. geogr. ital., s., 2, IX (1884), pp. 825-80; Viaggio alla Terra del Fuoco, Roma 1884; Note di un viaggio nelle Missioni ed Alto Paraná, Genova 1885; Relazione intorno al Congo, Genova 1887; Il Passaggio del Nord-Est. Spedizione artica svedese della "Vega" (1878-1879), a cura di A. Fresa, Roma 1940.
Fonti eBibl.: A. E. Nordenskjöld, La Vega, Napoli 1880; P. Amat di San Filippo, Studi biografici e bibliografici sulla storia della geografia in Italia, I, Biografia dei viaggiatori italiani colla bibliografia delle loro opere, Roma 1882, pp. 632 s.; G. Cora, La spedizione italo-platense in Patagonia diretta da G. B., in Cosmos, VII (1882-1883), pp. 181-92; F. Denza, Le osservazioni meteorologiche eseguite da G. B. nel territorio argentino delle Missioni e il clima del Parand, Torino 1886; L. Huges, Le esplorazioni polari nel secolo XIX, Milano 1901 pp. 181, 184-93; E. De Amicis, Memorie, Milano 1906, pp. 148-60; E. Cozzani, Per un eroe: G. B., La Spezia 1909; A. Faustini, Gli esploratori, Torino 1914, ad vocem;G. Bertacchi, Geografi ed esploratori italiani, Torino 1929, pp. 325-331; L. Mina, Raccolta di uomini nati nella provincia di Alessandria, in Rivista di storia,arte,archeologia della provincia di Alessandria, XIV (1930), pp. 159-162; E. Cozzani, G. B. e i suoi viaggi di esplorazione marittima e terrestre, Milano 1930; R. Scaglia, Un pioniere delle esplorazioni polari: G. B., in Alexandria, II (1934), pp. 47 ss.; G. Dainelli, G. B. e il passaggio del Nord Est, in Nuova antologia, 16 genn. 1941, pp. 180-86; E. Alvi, G. B. e la sua spedizione al Congo, in Rivista delle Colonie, XVII (1943), pp. 34-40; E. De Leone, L'Italia in Africa, II, Le prime ricerche di una colonia e l'esplorazione geografica,politica ed economica, Roma 1955, pp. 54, 56, 224; L. Febvre, Histoire universelle des explorations, in Epoque contemporaine, a cura di J. Rouch-P. E. Victor-H. Tazieff, Paris 1962, pp. 266-67.