Eroe dell’epica mesopotamica che per alcuni studiosi sarebbe da identificare con il quinto re della 1ª dinastia di Uruk, secondo la Lista reale sumerica. Figlio della dea Ninsun e del re di Uruk Lugalbanda, è considerato per due terzi dio e per un terzo uomo da una tradizione letteraria del periodo di Ur III (fine del 3° millennio), ma è già ricordato come dio nell’onomastica di Fara (metà del 3° millennio). È il protagonista di cinque composizioni epiche sumeriche e di un grande poema in accadico, di cui sono conservate anche redazioni frammentarie in lingua ittita e urrita: l’epopea di G. è l’opera mesopotamica che più influenza ha avuto nella letteratura, nella religione e nell’arte dell’antico Oriente.
Quest’epopea ha per scopo l’esaltazione della profonda amicizia tra G. e Enkidu, eroe suo pari. Questi era stato creato da Anu per punire G. della tirannide da lui esercitata in Uruk; i due eroi lottano tra loro ed Enkidu riesce ad atterrare G.; poi diventano grandi amici e compiono insieme una serie di gesta eroiche, tra le quali l’uccisione di Khumbaba. Ma ciò provoca la punizione di Enkidu, che muore per volontà degli dei; G. ne è disperato e va in cerca di qualche mezzo per ridargli la vita; Utnapishtim, l’immortale eroe del diluvio universale, non può aiutarlo perché gli dei hanno riservato per sé stessi la vita eterna; G. allora evoca la figura del suo amico dagli inferi e il poema si chiude con la descrizione dell’oltretomba.