Poeta greco (Zante 1800 - Atene 1874). Tornato in Grecia dopo aver studiato legge in Italia, prese parte alla lotta per l'indipendenza. Nella sua veste di giudice, nel 1833 rifiutò di firmare la sentenza che condannava a morte Th. Kolokotrònis, eroe del risorgimento greco, che poi gli avrebbe dettato le proprie memorie. Amico ed emulo di Solomòs, strenuo difensore della lingua demotica (che mise a frutto in molti discorsi celebrativi), scrisse componimenti patriottici (Τὸ ϕίλημα "Il bacio", 1833; Τὸ ὄνειρο "Il sogno", 1854) ed epico-lirici (Οἱ γάμοι τοῦ Μεγάλου ᾿Αλεξάνδρου "Le nozze di Alessandro Magno", 1856) di modesto valore. Nel dramma La morte di Socrate (1866) fece uso della lingua italiana.