giornale
La forza del 'quarto potere'
Per giornale si intende una pubblicazione di formato medio o grande, composta di un numero variabile di pagine, che si stampa ogni giorno e fornisce notizie di politica, di economia, di cronaca, di attualità, di cultura, di spettacolo e di sport. Il termine deriva dalla parola giorno e fa riferimento alla frequenza quotidiana delle uscite, ma può essere utilizzato anche per indicare periodici a uscita settimanale. Il giornale ha assunto nel tempo un'importanza crescente nella società, contribuendo non poco a formare la cosiddetta opinione pubblica
Fin dalla preistoria e dall'antichità si possono riscontrare tracce della necessità di trasmettere informazioni, dai graffiti incisi sulle pareti delle caverne agli annunci dei banditori o dei messaggeri. Nell'antica Roma, una prima forma organizzata di comunicazione furono gli Annales maximi ("Annali massimi", cronache dei principali avvenimenti dell'anno), gli Acta diurna ("Atti giornalieri") e gli Acta senatus ("Atti del senato"), avvisi che rendevano noti atti ufficiali o avvenimenti importanti.
Dopo la caduta dell'Impero Romano e durante il Medioevo la diffusione delle notizie era prevalentemente orale, ma dall'8° secolo cominciarono ad apparire cronache e annali. Nel Duecento furono organizzati i primi servizi postali tramite corrieri che trasmettevano lettere d'avviso o novelle a mano delle compagnie commerciali: le corrispondenze riguardavano prevalentemente uomini politici, banchieri e mercanti, ma spesso contenevano anche riferimenti di altro genere. In Germania, nel 15° secolo, le grandi compagnie bancarie utilizzavano le lettere giornale per le comunicazioni quotidiane relative alle loro attività. I compilatori di quegli avvisi erano chiamati menantes e operavano nei luoghi dove si svolgevano i maggiori traffici di affari come Venezia, Genova, Roma, Anversa, Augusta.
Dopo l'invenzione della stampa a metà del 15° secolo da parte del tipografo tedesco Johann Gutenberg, nel corso del Cinquecento sorsero molte tipografie nelle più importanti città europee, sedi di attività commerciali o culturali: esse diedero un grande impulso alla circolazione di fogli e di libri. A Venezia lo stampatore Aldo Manuzio sostituì al carattere gotico di Gutenberg quello latino, da quel momento indicato come stile italico.
L'invenzione della stampa fu decisiva per la circolazione delle notizie: i bollettini commerciali e ufficiali inizialmente assunsero la forma di libri di notizie, poi si trasformarono in fogli numerati messi a disposizione del pubblico. Nacquero così i primi periodici destinati ad avere grande diffusione. Erano chiamati gazzette, da un avviso pubblicato nella Repubblica di Venezia messo in vendita al prezzo di una moneta d'argento detta appunto gazeta. Si trattava di pubblicazioni per lo più di piccolo formato, a due o quattro pagine, che uscivano con una periodicità variabile di una o due volte al mese. Riportavano soprattutto le notizie riguardanti le corti e le informazioni di carattere locale. Ma le autorità imperiali diffidavano della circolazione della stampa e stabilirono un rigido controllo attraverso la censura preventiva allora già applicata ai libri.
Le guerre di religione che tormentarono l'Europa a cavallo del 16° e 17° secolo contribuirono ad accentuare il controllo dei governi su quanto veniva stampato. Nonostante la rigidità dei divieti, la stampa cominciò a occupare un posto insostituibile nella vita politica e sociale e molti fogli circolarono in forma clandestina. In Olanda, dove la censura era meno rigida e la tecnologia più sviluppata, si diffusero fogli chiamati corantos (dall'olandese krant "giornale"), che fornivano, grazie a una fitta rete di corrispondenti, notizie di carattere internazionale. I corantos, stampati clandestinamente anche in inglese, francese, tedesco, riuscirono a circolare anche nei paesi dove era in vigore la censura. Fu così che cominciò a delinearsi il concetto di notizia: le informazioni non riguardavano più solo avvenimenti eccezionali o comunicazioni di affari, ma argomenti legati alla vita quotidiana che potevano attrarre l'interesse dei lettori.
A metà del 17° secolo, a fianco delle gazzette comparvero le riviste, periodici specializzati di carattere culturale e letterario. Il primo esempio di giornale letterario, il Journal des savants, nacque a Parigi nel 1665, con il finanziamento dell'Accademia delle scienze. Il modello fu imitato a Roma con il Giornale dei letterati (1668) e a Venezia con La Frusta letteraria (1763) di Giuseppe Baretti (che utilizzava lo pseudonimo di Aristarco Scannabue).
In questa fase i periodici cominciavano, pur con tutti i loro limiti, a differenziarsi e a riservare spazio agli annunci e alle inserzioni private; d'altro canto nascevano riviste che contribuivano a un allargamento del mondo della cultura. Così, il numero di copie stampate e il pubblico dei lettori aumentavano progressivamente.
Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Con il miglioramento delle vie di comunicazione, del sistema postale e delle tecniche tipografiche, il giornalismo moderno ebbe un notevole impulso, soprattutto in Inghilterra dove la rivoluzione industriale aveva prodotto i suoi primi effetti. Una tappa nell'evoluzione della stampa inglese aveva coinciso con l'abolizione da parte del Parlamento, nel 1695, del Licensing act, cioè del sistema delle licenze concesse dall'alto. Nacquero così molti nuovi fogli: in particolare nel 1702 a Londra il quotidiano The Daily Courant, che sarebbe poi uscito ininterrottamente per trentacinque anni, diventando un modello per tutto il giornalismo europeo grazie alla sua impostazione rigorosa; il suo motto "credibilità e imparzialità" delle notizie pubblicate divenne un tratto caratteristico dello stile inglese.
Parallelamente nacquero periodici divulgativi, situati tra letteratura e giornalismo, con l'obiettivo non solo di informare ma anche di educare i lettori. Appartenevano a questo genere il settimanale The Review, diretto da Daniel De Foe, l'autore di Robinson Crusoe, e l'Examiner di Jonathan Swift famoso per aver scritto I viaggi di Gulliver. Ma il successo maggiore fu raggiunto da The Spectator, prima settimanale e poi quotidiano, che arrivò a stampare 80.000 copie: in ogni numero si approfondiva un argomento attraverso la conversazione fra personaggi fissi (un commerciante, un militare, un aristocratico, una donna e uno spettatore) che si incontravano in un circolo o in un caffè. La formula, che consentiva di sviluppare tutti gli aspetti di un problema in modo meno pedante e accademico, piacque moltissimo e fu imitata anche all'estero.
In Italia il modello fu ripreso da Gaspare Gozzi a Venezia con La Gazzetta veneta (1760) e poi de La Frusta letteraria già citata. Un'altra iniziativa interessante che risentiva degli effetti dell'Illuminismo francese fu il foglio lombardo Il Caffè pubblicato dal 1764 al 1766 a opera dei fratelli Verri e di Cesare Beccaria, che riportava "cose disparatissime, con ogni stile, che non annoi".
Nel Settecento il panorama della stampa si stava ampliando e diffondendo a livello europeo. Alla fine del secolo il giornalismo inglese offriva un quadro già molto diversificato tra fogli quotidiani di notizie e periodici, mensili o settimanali, di carattere letterario e moralistico. In questa fase anche le inserzioni pubblicitarie (pubblicità) avevano iniziato a occupare uno spazio crescente all'interno dei giornali, proponendosi come un'importante risorsa economica. Nel 1785 un imprenditore londinese fondò il Daily Universal Register, che nel 1788 mutò il nome della testata in The Times. Il quotidiano, che dichiarava di non essere "ristretto a una classe sociale, né al servizio di un partito", conquistò presto un folto pubblico di lettori; fra l'altro esso introdusse un'importante innovazione grafica, la suddivisione cioè degli articoli in tanti piccoli paragrafi che rendevano più facile la lettura. Proprietà per 125 anni della famiglia Walter, The Times fu il prodotto più fortunato di una stagione in cui la stampa ebbe uno sviluppo straordinario. Alla fine del Settecento il giornalismo inglese, che aveva condotto molte battaglie a difesa dell'autonomia e del diritto della stampa a rendere pubblici i resoconti parlamentari, vide riconosciuto il proprio ruolo, tanto da essere definito come il 'quarto potere'. Questa espressione fu usata per la prima volta dal deputato inglese Edmund Burke nel 1787 a proposito della stampa ed è diventata di uso comune, tanto da essere ripresa, verso la fine del Novecento, in riferimento alla televisione definita a sua volta 'quinto potere'.
Il Settecento si concluse con la Rivoluzione americana e la Rivoluzione francese, avvenimenti di portata straordinaria che trovarono nella stampa un forte sostegno. Nelle colonie americane, sotto il dominio inglese, la stampa svolse un ruolo importante nel cammino verso la conquista dell'indipendenza. I periodici, nonostante i limiti imposti dal governo inglese, erano molto diffusi e più liberi di quelli europei. Spiccavano tra gli altri la Pennsylvania Gazette, diretta dal 1729 dal politico e scienziato Benjamin Franklin, e il The New York Gazette, che contribuì alla causa della libertà di stampa con una dura campagna contro il governo inglese. Infatti, proprio la rigida censura inglese e la forte tassazione a loro imposta alimentarono nei periodici delle colonie americane un grande impegno nella lotta per l'indipendenza. La Dichiarazione di indipendenza del 4 luglio 1776 fu pubblicata in anteprima mondiale proprio sul Pennsylvania Evening Post, che pochi anni dopo sarebbe diventato il primo quotidiano della storia americana.
Anche in Francia la rivoluzione, che era stata preceduta dalla proliferazione di fogli politici, contribuì a sua volta al successivo sviluppo della stampa. L'articolo 11 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo dell'agosto 1789 recitava così: "La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell'uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge". Le nuove libertà favorirono un grande incremento dell'attività giornalistica: solo a Parigi nacquero in quegli anni oltre 200 nuovi fogli.
La Rivoluzione francese contribuì allo sviluppo del giornalismo d'opinione e del dibattito ideologico e politico anche nel resto d'Europa. In Italia fiorirono, nonostante le difficoltà, molti periodici con una precisa vocazione politica. Fogli come il Monitore italiano (1798) di Melchiorre Gioia e di Ugo Foscolo a Milano, il Monitore napoletano (1799) di Eleonora Fonseca Pimentel, il Giornale italiano (1804) di Vincenzo Cuoco e L'indicatore genovese (1828) di Giuseppe Mazzini fornirono i primi contributi alla causa del Risorgimento nazionale.
Solo nel corso dell'Ottocento il giornalismo assunse le caratteristiche moderne con lo sviluppo della tecnica, il miglioramento delle vie di comunicazione, l'evoluzione e la scolarizzazione della società. Dal 1830 al 1850 nacquero in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti i principali giornali d'informazione. E la vera rivoluzione nel mondo della stampa avvenne proprio negli Stati Uniti con la nascita della penny press, giornali venduti al prezzo di un penny. Grazie alla diminuzione del costo della carta e al sostegno della pubblicità, i giornali poterono essere stampati in un maggior numero di copie e distribuiti a un prezzo più basso. I quotidiani, fino a pochi anni prima venduti per abbonamento e riservati a politici e uomini d'affari, ora venivano distribuiti per strada dagli strilloni e nelle edicole diventando accessibili a tutti. Cambiò radicalmente il contenuto: le notizie furono rivolte a tutte le classi sociali. L'informazione riguardava ogni aspetto della vita quotidiana e comprendeva la cronaca cittadina, la cronaca nera (delitti, furti, rapine) e quella mondana. Con la penny press venne anche a formarsi il mestiere di giornalista: la figura del reporter a caccia di notizie si delineò proprio in quella fase.
Tra i quotidiani di questo tipo uscirono a New York all'inizio degli anni Trenta dell'Ottocento The New York Sun, The New York Herald, The New York Tribune, fino a The New York Times (1851). Il giornalismo americano, già all'avanguardia per le battaglie che aveva condotto nel passato, divenne in quegli anni un modello per tutto il mondo. Verso la fine dell'Ottocento nacquero The New York World di Joseph Pulitzer e The New York Journal di William R. Hearst, due grandi giornali antagonisti, che furono arricchiti con inchieste e rubriche di annunci e con l'inserto della domenica, ricco di fumetti a colori e di giochi.
Anche in Europa nel corso dell'Ottocento nacquero i principali quotidiani tuttora esistenti: in Francia Le Figaro (1826), in Inghilterra il Daily Telegraph (1855), in Germania la Frankfurter Zeitung (1856). In Italia la stampa, ostacolata a lungo dalla censura, raggiunse il grado di evoluzione degli altri paesi solo dopo l'unificazione nazionale. Tra i quotidiani più importanti fondati verso la fine dell'Ottocento: il Corriere della sera (1876) a Milano, La Stampa (prima Gazzetta piemontese) nata nel 1895 a Torino, Il Messaggero (1878) a Roma, Il Mattino (1892) a Napoli, Il Resto del carlino (1885) a Bologna, Il Gazzettino (1887) a Venezia. Il giornalismo d'informazione si sviluppò parallelamente al processo di industrializzazione del paese e all'evoluzione politica e sociale.
A metà dell'Ottocento furono fondate le prime agenzie internazionali di stampa per la distribuzione delle notizie. Nacquero in Francia la Havas, in Germania la Wolff, in Inghilterra la Reuters: esse erano destinate a lasciare un segno nella storia dell'informazione mondiale. In Italia, per volere di Cavour, fu istituita l'agenzia Stefani che, dopo il 1945, assunse la denominazione di ANSA (Agenzia nazionale stampa associata).
Anche le scoperte scientifiche avvenute nel corso dell'Ottocento hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo del giornalismo. La fotografia, il telegrafo, la rotativa, il telefono, la linotype e la fotocomposizione hanno contribuito ad accelerare la diffusione delle notizie in tempi sempre più brevi e a fare del giornale un prodotto complesso e articolato. Le inserzioni pubblicitarie a pagamento sono aumentate in misura considerevole e sono diventate una risorsa indispensabile.
Nel Novecento i giornali hanno visto crescere la loro funzione all'interno della società riuscendo a esercitare un peso crescente nelle scelte politiche e nell'orientamento dell'opinione pubblica. Il progresso tecnologico aveva contribuito a rendere più veloce l'informazione e ad accrescerne il pluralismo, ma il corso della storia ha mostrato che la libertà di stampa poteva ancora essere abolita o limitata, come era stato in passato, dalle autorità di governo. Durante la Prima guerra mondiale tutti i paesi coinvolti nel conflitto utilizzarono i giornali a fini patriottici trasformandoli in strumenti di propaganda; inoltre fu imposta la censura preventiva con la motivazione che le notizie avrebbero potuto essere strumentalizzate dal nemico. In quell'occasione il senatore americano Hiram W. Johnson affermò: "Quando scoppia la guerra la prima vittima è la verità". Il controllo dell'informazione da parte dell'autorità militare fu adottato anche nelle guerre successive. Ma furono soprattutto i sistemi totalitari che si affermarono in Europa nella prima metà del Novecento (i fascismi, il nazismo e i regimi comunisti) a servirsi di una stampa imbavagliata e servile come strumento per condizionare profondamente l'opinione pubblica e per imporre il consenso.
Negli Stati democratici viceversa la stampa ha continuato a svilupparsi in forma sempre più ampia, pur fra mille difficoltà e problemi: non ultimo le conseguenze connesse al fatto che i grandi gruppi editoriali sono diventati vere e proprie imprese, centralizzate e molto potenti.
Alla fine del Novecento la carta stampata ha perso il suo ruolo centrale nel sistema informativo per la concorrenza sfrenata degli altri mezzi di comunicazione di massa. La radio, il cinema e soprattutto la televisione hanno imposto ai giornali la necessità di adeguarsi a nuovi modelli. Infine la rivoluzione informatica rappresenta nel mondo diventato 'villaggio globale' un nuovo sbocco per il giornalismo e per le comunicazioni, che ormai tendono ad avvenire in 'tempo reale'.