RUBIERA, Giustiniano da
RUBIERA, Giustiniano da. – Non si conosce la data di nascita di questo tipografo proveniente da Rubiera, centro tra Modena e Reggio Emilia. Il padre, Leonardo, era figlio di un certo Corrado, che si dice de Alemania, forse di lontane origini tedesche.
Leonardo a metà degli anni Settanta del Quattrocento aveva stampato a Marzaglia, presso Rubiera, in società con il tedesco Johann Vurster, e risulta debitore di una fornitura di carta con Francesco di Pellegrino Morano, notaio in Modena, titolare di una cartiera a Casinalbo. Non conoscendosi edizioni sottoscritte da Leonardo, si può ipotizzare una sua partecipazione alla rara e controversa edizione di Alchabitius, Libellus isagogicus, [Modena, Johann Vurster, ca. 1473-1474] e al Matthaeus Silvaticus, Liber pandectarum medicinae, [Modena], Johann Vurster, [luglio] 1474. La famiglia risulta comunque avere possedimenti presso il castello di Rubiera che diventa determinativo toponimico.
Anche il fratello di Giustiniano, Baldassarre, svolse l’attività di tipografo, sottoscrivendo un manipolo di quattro edizioni a Bologna tra il 1481 e il 1486. La sua vicenda fu assai travagliata a causa di una serie di disguidi tecnici ed economici occorsi in occasione della pubblicazione, nel 1482, del De musica practica di Bartolomé Ramos Pareja. Braccato dai creditori, Baldassarre dovette abbandonare Bologna, dove ritornò solo alcuni anni dopo stampando, forse con una punta polemica, il trattato De usuris di Alessandro Ariosto, licenziato nell’aprile del 1486.
Si può solo ipotizzare che Baldassarre sia da identificare con il Baldassarre «de Struciis» da Rubiera che firma un paio di edizioni a Modena tra l’ottobre del 1476 e l’aprile del 1477. La specifica «de Struciis» potrebbe indicare il cognome Strucci, come sostenne Albano Sorbelli (1929, p. 34), oppure la provenienza dalla cittadina morava di Troubsko (in tedesco Strutz) che riaprirebbe la questione delle origini tedesche dei tipografi da Rubiera. In ogni caso, in un documento del 20 luglio 1494 Baldassarre figura come abitante in Bologna e ancora praticante la professione di tipografo, forse come dipendente di qualche locale officina.
Non è chiaro se tra i due fratelli ci sia stata collaborazione. È probabile, in ogni caso, che la formazione di Giustiniano abbia avuto luogo presso più importanti officine tipografiche bolognesi o modenesi. Non è infrequente infatti, nell’epoca della stampa manuale, che figli di tipografi venissero mandati a svolgere periodi di apprendistato presso le officine di altri stampatori, anche al fine di stringere rapporti commerciali tra famiglie. Le prime testimonianze di un’autonoma attività di Giustiniano risalgono al 1492 circa, quando sottoscrisse a Modena il pronostico Judicium anni 1492-93 di Carlo Susena, conservato in esemplare unico presso la Biblioteca Colombina di Siviglia. I torchi di Giustiniano sembrano tacere per alcuni anni fino al 1495, quando il tipografo ricomparve a Bologna dove pubblicò l’altrettanto rara e non datata Rotta da Parma, una cronaca in versi degli eventi della battaglia di Fornovo del 6 luglio (unico esemplare noto presso la londinese British Library). Lo stesso anno uscirono per i suoi tipi i Miracoli della Vergine Maria (unico esemplare noto nella Biblioteca Estense universitaria di Modena) e l’Expositio super auctorem spherae dell’astronomo scozzese Michael Scott (sottoscritta il 16 settembre).
Nonostante la produzione di Giustiniano negli ultimi anni del Quattrocento, ammontante a una ventina di edizioni, sia prevalentemente rivolta al mondo universitario, la presenza di diverse pubblicazioni di carattere popolare porta a ipotizzare che egli sia andato a intercettare la fetta di mercato a cui si era rivolto a Bologna, tra il 1492 e il 1494, Ercole Nani, cui si devono poco più di una dozzina di edizioni di carattere popolare e in genere illustrate. A parziale conferma di tale ipotesi c’è il frequente ricorso di Giustiniano, per le sue non poche edizioni figurate, alla collaborazione con l’incisore Pietro Cisa (o Ciza o Dalla Chiesa), già protagonista di un sodalizio con Nani e suo finanziatore per la rarissima edizione della Tavola dei doveri del Cristiano, del 12 settembre 1493. Da questo punto di vista spicca la complessa edizione, su cui esistono diversi documenti che ne tracciano le vicende commerciali, del Viaggio da Venezia a Gerusalemme e al Monte Sinai, uscita nel marzo del 1500, rimaneggiamento del Libro d’Oltramare di Niccolò da Poggibonsi in seguito attribuito a un inesistente francescano Noè Bianchi.
L’edizione, tirata in 1500 esemplari e corredata da un corposo apparato figurativo di 147 silografie dovute in tutto o in parte al Cisa, fu cofinanziata dal merciaio bolognese Giovanni di Pietro del Pratello che si impegnava a smerciare 500 copie sul mercato veneziano.
Le difficoltà economiche che seguirono all’impresa rallentarono in maniera significativa l’attività tipografica di Giustiniano, che nei primissimi anni del XVI secolo conta pochi titoli sottoscritti e un manipolo di edizioni sine notis attribuitegli dagli studiosi in anni recenti.
All’inizio del Cinquecento è però sicura la presenza di una libreria di Giustiniano a Firenze, dove il 21 novembre 1502, pagando la tassa di esercizio di dodici fiorini, si iscrisse all’Arte dei medici e degli speziali. L’attività commerciale nel capoluogo toscano dovette avere una certa fortuna se il 1° maggio 1520, in qualità di procuratore di Amedeo Scotti, affittò la bottega già di Leonardo Neri per dieci fiorini l’anno. Il documento lo identifica come libraio in Bologna. Nel gennaio del 1507 fu tra i promotori, a Bologna, della richiesta di approvazione di statuti, nei quali era previsto che solo ai residenti in città da almeno venticinque anni fosse concesso di produrre e vendere libri. Un provvedimento volto a limitare la concorrenza dei librai ambulanti.
Nell’ottobre del 1514 Giustiniano ottenne un privilegio di un solo anno per la stampa della celebre edizione illustrata di Claudio Tolomei, Laude delle donne bolognese. Più complessa la vicenda dell’edizione del Tractatus de immortalitate animae di Pietro Pomponazzi, pubblicata il 6 novembre 1516. Com’è noto, Leone X ordinò la ritrattazione delle tesi esposte nel trattato che ottenne la licenza a circolare solo due anni dopo, previo l’inserimento in fine delle Solutiones ratiorum del domenicano Giovanni Crisostomo Javelli.
La produzione di Giustiniano proseguì in maniera significativa fino al 1524 e poi più stancamente per il decennio successivo, arrivando complessivamente a un centinaio di edizioni nel corso del secolo.
Benché non si conosca la data precisa della morte, essa sarà da collocare poco oltre il 1534, anno in cui uscì l’ultima edizione da lui sottoscritta: Il modo et ordine che se debbe tenere del vivere e governo per quelli che vano al bagno della Porretta, un in quarto di sole otto carte stampato a istanza del patrizio bolognese Angelo Ranuzzi.
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