CASALIS, Goffredo
Nacque a Saluzzo il 9 luglio 1781 da Bartolomeo e da Anna Enrico; di umili origini, orfano di padre a un anno (12 nov. 1782), fu avviato ben presto alla vita ecclesiastica. Terminato il corso di filosofia vestì l'abito talare, ma la morte della madre (17 nov. 1802) creo gravi difficoltà al proseguimento dei suoi studi teologici, non disponendo egli di mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento; l'intervento dell'arcidiacono e vicario generale della diocesi di Saluzzo, canonico S. Desderi, gli procurò un posto gratuito nel seminario di Saluzzo.
Conclusi gli studi in età molto giovane, egli continuò a sviluppare la propria formazione teologica; in conferenze private, che erano presiedute dallo stesso Desderi, ebbe il compito di esporre e difendere vari trattati di teologia. Tali pratiche e le attente e assidue letture dei testi della Società di Port-Royal di Parigi arricchirono la sua cultura e preparazione teologica. Particolarmente incline agli studi letterari, il C. s'iscrisse al corso della facoltà di lettere presso l'università di Torino e il 9 luglio 1810 ottenne il diploma di professore di retorica. Per perfezionare la propria preparazione e avere maggiore qualificazione professionale sostenne un pubblico esame conseguendo, nel dicembre dello stesso anno, la laurea in "belle lettere".
Per provvedere al proprio mantenimento il C. accettò l'incarico di istitutore dei figli del marchese Tommaso di Seyssel d'Aix, che occupava un'alta carica al servizio di Napoleone I. Pertanto nel 1810, al seguito dei Seyssel, partiva per Parigi, ove fu introdotto presso i più insigni rappresentanti della cultura di Francia. Nessun profitto egli trasse da tale posizione, non consentendogli il suo rigore morale alcun compromesso per raggiungere privilegi personali. Caduto Napoleone, rientrati i Seyssel in Piemonte, il C. fece ritorno a Torino; lasciò però la loro casa e si dedicò all'insegnamento privato di letteratura italiana e latina.
Autore di versi di circostanza, non privi di purezza di forma e di vivacità di concetti, il C. fu membro dell'Accademia dei Pastori della Dora, società letteraria molto attiva e celebrata. Gli studi filosofici e di erudizione rimanevano però l'attività prevalente del C.; nel 1816 egli dava alle stampe a Torino Strenna di educazione e una Introduzione alle prediche dell'abate De Luca, stenoscritte e pubblicate da F. Delpino. Nel 1817, sempre a Torino, pubblicava Immagini della natura, opera di riflessioni morali divisa in quattro capitoli legati alle stagioni dell'anno (il volume fu annunciato con grandi lodi dalla Gazzetta piemontese e da altri giornali). Il 20 ott. 1818 il C. veniva ammesso all'Accademia degli Immobili di Alessandria.
Per dare alla propria posizione economica un assetto meno precario (viveva di una modesta pensione assegnatagli nel 1815 sulla Cassa dell'Economato regio apostolico), egli chiese più volte al magistrato della Riforma, preposto alla direzione dell'università, una cattedra di retorica e di lettere, ma la richiesta venne respinta. Il Camosso attribuisce, tale atteggiamento all'ostilità dei gesuiti; probabilmente i suoi legami con ambienti giansenisti agivano come elemento di isolamento e di esclusione. Perdurando le critiche condizioni economiche in cui versava, il C. chiese e ottenne l'investitura del beneficio clericale di S. Vittore di Sizzano.
Dal 1823 al 1829 il C. curò, nella parte espositiva, il Repertorio medico chirurgico, che si pubblicava a Torino con la collaborazione dei più illustri medici della capitale sabauda. Intanto, per desiderio di mons. Colombano Chiavarotti, arcivescovo di Torino, ebbe inizio, con i tipi di Massero e Marzorati, la pubblicazione di una collana economica di scritti di autori sacri: "Biblioteca economica di opere di religione" (1829). La scelta degli autori e dei testi, le prefazioni e traduzioni delle opere erano affidate al Casalis. Terminato questo lavoro, il 23 genn. 1834 egli sottoscrisse con i tipografi Marzorati, Mossero, Cassone e Vercellotti una società diretta alla realizzazione di un Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati del re di Sardegna.
Non mancavano opere contemporanee simili (quella di G. L. Grillet, autore del Dizionario storico e statistico dei dipartimenti del Monte Bianco e del Lemano, il Dizionario del De Rossi, e opere geografiche di compilazione, quali i Dizionari universali di geografia), ma erano carenti di quell'aspetto di completa e contestuale informazione che il Dizionario del C. riuscì ad offrire. Un progetto di tal genere era da lungo tempo nei piani di lavoro dell'Accademia delle scienze di Torino, ma non era mai stato realizzato per l'impegno e le difficoltà che comportava.
Il barone G. Manno, primo ufficiale del mmistero dell'Interno, sollecitando il C. a porre mano al lavoro gli concesse l'autorizzazione ad avviare una corrispondenza con i comuni e le intendenze del Regno allo scopo di assumere da fonti ufficiali le informazioni geografiche e statistiche di ciascuna città e di ciascun borgo; il ministro della Guerra mise a sua disposizione un ampio materiale cartografico e statistico e il C. ebbe modo inoltre di consultare la statistica dell'intendente del Faucigny ancora inedita.
Il Dizionario illustra le condizioni civili e morali di ogni paese; di ciascuno si danno i caratteri morfologici, la posizione geografica, il clima, la tipologia d'inseffiamento e i costumi sociali; l'informazione è completata dalla esposizione delle vicende storiche del paese e da alcune notizie di carattere amministrativo.
In un lavoro di tale mole le lacune e alcune imprecisioni erano prevedibili e il C., più volte nel corso dell'opera, ne segnala la possibilità; i due volumi di appendice sono utilizzati infatti a integrazione del Dizionario e per alcune correzioni. Favorevoli e quasi unanimi consensi espressero i contemporanei, ma non mancarono le critiche; il C. reagì prontamente ai pesanti attacchi mossi dall'Annotatore piemontese del Ponza: con un opuscolo dal titolo Esame di due articoli dell'Annotatore piemontese sulla corografia dei Regi Stati del prof. Casalis (Torino 1835) si difese dalle accuse mosse al suo lavoro.
La replica incorse nella censura della "Commissione di revisione libri e stampe", che ne permise la pubblicazione subordinatamente alla eliminazione di frasi ironiche nei confronti dei detrattori; anche in tale occasione l'apparato burocratico subalpino non gli si mostrò favorevole.
Sorte migliore non toccò alla domanda proposta (1838) per ottenere il conferimento dell'Ordine del merito civile di Savoia, onorificenza istituita da Carlo Alberto nel 1831 per premiare chi nel campo delle lettere e delle arti illustrasse la patria. Il riconoscimento gli venne negato per l'intervento di persone vicine alla corte e a lui ostili; ai contrasti il C. accenna nel Dizionario, quando, concludendo la voce "Piemonte", con amarezza si duole "dell'oppressione subita da lungo tempo". Egli inoltre, pur possedendo tutti i titoli validi per l'ammissione, era stato escluso dall'inserimento tra i membri dell'Accademia delle scienze di Torino, né fu mai incluso tra i membri della Deputazione subalpina di storia patria creata da Carlo Alberto nel 1833; ogni possibile espressione di favore del governo nei suoi confronti era puntualmente osteggiata.
Alle difficoltà morali si sommavano intanto quelle econoniiche: i beni annessi al beneficio di Sizzano fruttavano ben poco e il lavoro svolto per il Dizionario non rendeva in quanto gli editori, prima della divisione degli utili, volevano rifarsi delle spese anticipate. Inoltre una lunga vertenza giudiziaria con gli stessi editori ritardava la pubblicazione dell'opera; la lite si protrasse per quasi nove anni e il Consolato del Commercio, magistratura competente per materia, si pronunciò più volte: il magistrato ribadì il diritto d'autore a favore del C. e la possibilità per lo stesso di trattenere presso di sé le informazioni ricevute dai vari organi amministrativi, facoltà contestate dagli editori; il giudice dichiarò però inaccettabile la richiesta del C. di recedere dalla società costituita per la stesura del Dizionario.
Il 5 giugno 1849 veniva finalmente concesso al C. un riconoscimento ufficiale con il conferimento della decorazione dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e il 16 nov. 1850 Vittorio Emanuele II, di propria iniziativa, gli concedeva l'Ordine civile di Savoia. Ad alleviare i disagi economici in cui versava gli vennero accordate inoltre due pensioni. Era il tardivo riconoscimento di meriti lungamente ignorati.
Il C. morì a Torino il 10 marzo 1856; aveva disposto dei suoi averi con testamento segreto del 24 apr. 1852, rogato da G. Trucchi.
Fonti e Bibl. - Arch. di Stato di Torino, Consolato di Commercio, Sentenze, reg. 1839, marzo, p. 135; reg. 1840, gennaio, p. 476; reg. 1841, dicembre, p. 104; Ibid., Notai di Torino, I versamento, G. Trucchi, reg. 1852, vol. 28, f. 5; reg. 1856, vol. 34, f. 137; Torino, Arch. stor. del Comune, Atti del Consiglio comunale, 18 maggio 1883, paragr. II;Ibid., Atti della Giunta municipale, 21 ag. 1890; Torino, Bibl. civ., Arch. Bosio, s. v. Casalis; A. Brofferio, in Il Messaggiere torinese, I, Alessandria 1839, p. 3; Gazzetta Piemontese, 14 marzo 1856; Il Diritto, 18 marzo 1856; P. Camosso, Vita di G. C., in Orazioni accademiche, Torino 1857, pp. 1-64; G. Cinelli, Scorse bibliogr., in Riv. contemp. (Torino), IV (1857), p. 662; Torino, n. 8, Torino 1935, p. 95; Enc. Eccles., II, p. 9; Alm. Piemontese 1976, p. 9.