Gran Sasso d’Italia Gruppo montuoso dell’Appennino Centrale, il più elevato dell’Italia peninsulare; culmina a 2912 m nella vetta occidentale del Corno Grande. Orograficamente è costituito da due catene pressoché parallele orientate all’incirca da O a E, riunite nella parte centrale da rilievi trasversali, tra i quali si aprono le conche del Venacquaro e di Campo Pericoli (a E del quale si allarga il vasto piano di Campo Imperatore). La catena meridionale, la più lunga, ha inizio a 1299 m al Passo delle Capannelle nella zona sorgentifera del fiume Vomano e rapidamente s’innalza ai 2132 m del Monte San Franco, proseguendo poi per il Monte Ienca (2208 m), il Monte Portella (2385 m), il Monte della Scindarella (2233 m), il Monte Bolza (1904 m), fino a discendere a 918 m alla Forca di Penne. La catena settentrionale ha inizio a ca. 1750 m presso le sorgenti del fiume Vomano, dominate dal Monte Corvo (2623 m), e prosegue con il Pizzo d’Intermesoli (2635 m), il Corno Grande (2912 m), il Corno Piccolo (2655 m), il Monte Aquila (2498 m), il Monte Camicia (2564 m), il Monte Siella (2027 m), il Monte Guardiola (1828 m), fino a congiungersi con la catena meridionale nella zona del Monte Cappucciata (1802 m). Il Calderone, piccolo ghiacciaio di circo, è l’unico ghiacciaio dell’Appennino.
L’ampia massa calcarea del G., molto permeabile e con estesi fenomeni di carsismo, rappresenta una grande zona di raccolta delle acque meteoriche e superficiali, che vengono immesse nella circolazione sotterranea profonda, per cui scarse e spesso intermittenti sono le sorgenti che si trovano in tutta la zona.
Il G., compreso nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, è una delle più importanti zone appenniniche, con vari centri attrezzati per gli sport alpinistici, estivi e invernali. Istituito nel 1991, il parco si estende per circa 1500 km2 sul territorio di 3 diverse regioni (Abruzzo, Lazio e Marche) e racchiude i gruppi montuosi del Gran Sasso e della Laga; presenta ambienti naturali eterogenei e flora e fauna diversificate. Vi si rinvengono più di 2000 specie di piante, mentre si segnala la presenza del camoscio (reintrodotto con successo) e di piccoli branchi di lupi; sono inoltre presenti l’orso bruno marsicano e rapaci rari come l’aquila reale, il falco pellegrino, il lanario e il gufo reale.
Il massiccio è attraversato da un traforo autostradale (1984) che mette in comunicazione i versanti aquilano e teramano. Adiacenti al traforo sono stati realizzati, a partire dal 1987, dall’Istituto nazionale di fisica nucleare, i laboratori di fisica nucleare e astrofisica, i più grandi laboratori sotterranei del mondo.
L’esplorazione sistematica del massiccio ebbe inizio verso la fine dell’Ottocento, dopo l’ascensione di Saint Robert alla vetta massima (1870) e la prima ascensione invernale della stessa da parte di C. e G. Sella (9 gennaio 1880). Il Corno Piccolo fu conquistato nel 1887, ad opera di E. Abbate con la guida G. Acitelli. Negli anni successivi tutte le pareti furono percorse da numerose vie di ogni grado di difficoltà, e in particolare sulla parete est della vetta orientale del Corno Grande si svilupparono alcune delle vie di maggiore impegno.