Umanista (Verona 1374 - Ferrara 1460). Autore di numerosi testi scolastici e traduttore, tenne una scuola a Venezia (1414), di cui fu allievo Vittorino da Feltre, quindi fu attivo a Ferrara, dove costituì un cenacolo umanistico che ne animò la vita intellettuale. Importante il suo Epistolario, in cui rivivono le vicende e l'operosità del primo Umanesimo.
Dopo aver frequentato a Padova le lezioni di uno dei primi maestri dell'umanesimo, Giovanni di Conversino da Ravenna, conseguendovi il diploma di notaio, prese a insegnare grammatica a Venezia. Seguì poi M. Crisolora a Costantinopoli (1403-08). Al suo ritorno, a spese di un cenacolo privato, gli fu affidato l'insegnamento del greco nello studio di Firenze. Nel 1414, tornato a Venezia, vi apriva una scuola di greco e di latino, dov'ebbe a scolaro Vittorino da Feltre. Chiamatovi dai suoi concittadini, trasferì (1419) la sua scuola a Verona, dove rimase sino al 1429, quando fu costretto ad allontanarsene a causa della peste. Rifugiatosi a Ferrara, vi ebbe a discepolo, fra gli altri, Lionello d'Este, e per un trentennio circa vi tenne una scuola, che diventò uno dei più celebrati focolai umanistici, ricercatissima da Italiani e stranieri.
Scrisse numerosi testi scolastici, che impressero un nuovo indirizzo all'insegnamento liberale: una grammatica greca, le Regulae per l'insegnamento della grammatica latina, commenti a classici. Fece numerose traduzioni dal greco (specialmente da Luciano e da Plutarco). Importante il suo Epistolario (raccolto in una magistrale edizione da R. Sabbadini tra il 1915 e il 1919: solo poche lettere furono scoperte e pubblicate posteriormente), in cui rivivono le vicende e la operosità del primo umanesimo. Fu amico del Panormita, di cui lodò l'Ermafrodito. In polemica con Poggio, per compiacere Lionello d'Este, scrisse in difesa di Giulio Cesare, partecipando così alla di sputa umanistica circa la maggior gloria di Cesare o di Scipione.