Kelsen, Hans
Giurista e filosofo della politica austriaco (Praga 1881-Berkeley, California, 1973). Professore di diritto pubblico e di filosofia del diritto all’Università di Vienna (1911-29), K. collaborò alla stesura della Costituzione austriaca nel primo dopoguerra e fu membro della Corte costituzionale (1920-28). È il fondatore della scuola del diritto puro (o giurisprudenza normativa). Il diritto è concepito da K. come struttura puramente formale, ossia come complesso unitario di norme che qualificano una realtà sociale. È impossibile quindi caratterizzarlo rigorosamente richiamandosi ai contenuti, i quali incorporano costantemente aspetti sociologici e ideologico-valutativi, che in quanto tali sono di necessità condizionati storicamente, vale a dire variabili a seconda delle epoche e dei valori che essi esprimono. Una scienza del diritto in senso stretto non può dunque che attuare una decisione comprensiva di tutti i possibili significati della norma in oggetto, senza per altro optare per alcuno di essi. L’interpretazione infatti è un momento «politico», in cui intervengono scelte emozionali, e non può quindi essere ritenuta attività teoretico-conoscitiva. La teoria pura del diritto di K. elimina il dualismo tra diritto soggettivo e diritto oggettivo e conseguentemente il dualismo tra diritto e Stato, identificando lo Stato col diritto, o almeno con un ordinamento giuridico specifico. K. è stato altresì uno dei massimi teorici novecenteschi della democrazia, da lui pensata nella sua pura essenza formale e procedurale. Di orientamento politico socialdemocratico, K. ha svolto una profonda critica alla concezione marxista dello Stato, mostrandone il carattere utopistico. Fra le sue opere: Sozialismus und Staat (1920), Vom Wesen und Wert der Democratie (1920), Allgemeine Staatslehre (1925), Reine Rechtslehre (1934), General theory of law and state (1949).